Mentre si alza il sipario del Carignano con Il Crogiuolo riportato in scena da Filippo Dini, inaugura la 27esima edizione del Festival delle Colline, anche il Gobetti dà il via alla stagione.
Il primo titolo in cartellone è Dulan la sposa, testo di Melania Mazzucco, inizialmente nato per la radio, che arriva sulla scena affidato a Valerio Binasco, nella doppia veste di attore e regista.
Lo ha intervistato per noi Federica Mangano, vi invitiamo a leggere l’intervista qui.
È bello toccare con mano la versatilità di un artista come Binasco che passa dalla tragedia greca a Shakespeare, e da una delle opere più immaginifiche del Bardo, si tuffa nella drammaturgia contemporanea con un testo di grande realismo con tinte fortemente noir.
Mazzucco sceglie per Dulan sposa una prosa semplice, che permette di stare incollati alla trama.
Un cadavere di una ragazza nera, trovato in una piscina condominiale. Due sposi novelli, non più giovani, vanno a vivere in quel palazzo: su questa costruzione di un amore incombe il fantasma della ragazza.
Si scoprirà infatti che lui, nei mesi prima del matrimonio ha trovato la ragazza vicino a casa, le ha dato la possibilità di abitare la casa ancora vuota fino al matrimonio. Tra i due nasce una storia di natura sessuale molto violenta, un rapporto che contiene anche l’amore, la possessione, la dipendenza, l’omicidio.
La moglie lo scopre, ma il marito non sa che lei sa. Non se lo confessano: il cantiere del loro matrimonio è ancora aperto: non potrebbe sopportare il peso della verità.
Il sogno della sicurezza matrimoniale, di un amore che s’è presentato tardi, quando la vita già ti ha ferito, è troppo allettante per rischiare di mandarlo in pezzi.
Gli attori in scena sono tre: Valerio Binasco, lui, Mariangela Granelli, la moglie, Cristina Parku, la ragazza.
Binasco ci regala dei personaggi scolpiti con grande dettaglio (che lavoro attoriale!) che hanno la profondità e la rotondità delle persone: lo fa immergendosi fino al collo in una relazione in cui non si perdono i confini tra la vittima e il carnefice, il soggetto desiderante e l’oggetto del desiderio, l’amore, il sesso, la violenza.
È un lavoro a scatole cinesi: il matrimonio, se stracciamo la facciata troviamo il sesso, dentro il sesso c’è il sogno, se stracciamo il sogno c’è l’incubo, dentro l’incubo c’è la sopraffazione. Meglio tornare indietro e tentare di ricostruire la facciata.
La verità è un lusso che due persone della piccola borghesia non possono permettersi.
In replica al Gobetti fino al 30 ottobre e poi in giro per l’Italia. Tutte le date qui.
di Melania G. Mazzucco
con (ordine alfabetico) Valerio Binasco, Mariangela Granelli, Cristina Parku
regia Valerio Binasco
scene Maria Spazzi
costumi Katarina Vukcevic
luci Alessandro Verazzi
suono Filippo Conti
assistente regia Carla Carucci
assistente scene Chiara Modolo
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Giuseppe Rabita