Da qualunque angolazione lo si accosti, il teatro si fa gioco della sua etimologia. La parola teatro deriva dal greco ϑέατρον, ovvero gli edifici in cui fare teatro, che a sua volta nasce dal verbo ϑεάομαι: guardare essere spettatore. Eppure basta frequentarlo, studiarlo anche poco, per rendersi conto che la vista non è la chiave giusta per penetrarvi.
Bisogna, anzi, allenare i sensi all’invisibile. Si potrebbe dire che il teatro è luogo dove si pratica una prossimità con i fantasmi. Una caccia continua allo spettro.
Questa è la strada che ci invita a percorrere Andrea De Rosa, direttore artistico del TPE, che presenta alla stampa la prossima stagione teatrale, l’ultima di un triennio incentrato sul macrotema della verità.
La parola a De Rosa:
“Dopo Buchi Neri, incentrata sul nostro rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che stanno davanti ai nostri occhi ma che ci rifiutiamo di vedere, la Stagione teatrale 2024/25 si intitola Fantasmi. Un invito a confrontarsi con quelle verità che crediamo di conoscere e invece ci sfuggono, che si manifestano solo per un breve istante per poi sottrarsi definitivamente alla nostra vista”.
Ventidue spettacoli tematici, quattordici produzioni, cinque prime nazionali, cui si aggiungono il Festival delle colline Torinesi e la rassegna Palcoscenico danza.
In questa stagione troviamo lavori che danno voce Fantasmi interiori, che spesso si nascondono dentro di noi, come accade con quelle verità che ci sfuggono e che ci ostiniamo a voler cercare, ma che rischiano di trasformarsi in fissazioni che ci limitano e ci ossessionano. Sono interiori i Fantasmi di Animali selvatici di Paola Rota, che a partire da L’anitra selvatica di Ibsen parla di verità e menzogna in ambito famigliare; oppure quelli di Note a margine della Compagnia i Gordi che affronta il Fantasma più classico di tutti, la perdita e l’elaborazione del lutto. Non sono forse fantasmi l’amore e l’abbandono affrontati da Pinocchio messo in scena dal Teatro del Carretto?
Personalissima è la ricerca della protagonista de La vegetariana di Daria Deflorian, dal romanzo di Han Kang, che improvvisamente sceglie di privarsi di tutto e interiore è la follia, protagonista de La pulce nell’orecchio con la regia di Carmelo Rifici.
Barbara Altissimo in Accanto è alla ricerca del proprio Fantasma e invita lo spettatore a fare altrettanto. Thea Dellavallefa in Too Late di Jon Fosse che, facendo riviere Nora, la protagonista di Casa di bambola di Ibsen, indaga sui rapporti oscuri e le fratture della vita di quel memorabile personaggio. Ma i Fantasmi possono essere anche quelli che appaiono fuori di noi.
Come nelle due stagioni precedenti, anche questa si segnala per un attenzione particolare al presente, un tempo che è popolato da fantasmi. Il risveglio di Pippo Delbono, spettacolo che inaugura la Stagione e chiude il Festival delle Colline Torinesi, racconta del risveglio collettivo post covid e del necessario ritrovamento di uno spirito partecipativo e rivoluzionario. Un triste argomento di dibattito pubblico viene trattato da Ashkan Khatibi nel suo Le mie tre sorelle, che trae ispirazione dalla vita di una combattente per la libertà iraniana; altrettanto tristi sono le acque del Mediterraneo, scenario dove si muove Naufraghi senza volto di Renato Sarti e lo sono il colonialismo, l’imperialismo e i genocidi che tracciano il percorso del Polittico dell’Infamia di Anagoor.
La stagione di Palcoscenico danza curata da Paolo Mohovich, si lega e accompagna il tema Fantasmi, indagando il tema dell’ombra. Tante le eccellenze presenti della danza contemporanea: da MMContemporary Dance Company a Cristiana Morganti. Per una panoramica più completa della rassegna vi invito a visitare il sito del TPE.
Mi piacerebbe accompagnare questa passeggiata nella nuova stagione del teatro Astra con le parole di Giorgiomaria Cornelio, che è da poco in libreria con un testo interessante e vivissimo: Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita, pubblicato per i tipi di Tlon.
“[..] il visibile è il continuo riaffiorare di un mistero. [..] Leggere l’invisibile significa comprendere che nessuna visibilità può esaurire in maniera definitiva il visibile. Le cose riaffiorano senza sosta, e noi con loro. [..] Non dobbiamo risolvere il mistero, ma riconoscere a ogni momento di parteciparvi, di esservi compresi; l’invisibile, per così dire, tesse la visione.”
Sipario!