CENCI. RINASCIMENTO CONTEMPORANEO – PICCOLA COMPAGNIA DELLA MAGNOLIA

CENCI- rinascimento contemporaneo, tra passioni e crudeltà

Torino, 15 ottobre 24, ore 19:30. Teatro Gobetti – Festival delle Colline Torinesi: Cenci, rinascimento contemporaneo
Suoni stridenti, un motivetto rinascimentale risuona nel teatro.
Il racconto si avvia come eco e ricordo proveniente da una tomba.
Maschere fisiche e metaforiche danno inizio alla rappresentazione cupa e tragicomica ambientata a Villa Panfili nella Roma di fine Cinquecento.
Un’aria inquietante attraversa la platea, il gelo di una storia brutale sembra fermare il tempo e tenere tutti in sospeso.


In un legame tra passato e presente viene raccontata una vicenda di violenza domestica tanto antica quanto, purtroppo, ancora attuale.
L’attenzione al costume di scena caratterizza fortemente i personaggi: Francesco Cenci, vestito di pellicce, mostra il suo lato animale più brutale; Lucrezia, in un tipico abito rinascimentale con maniche intercambiabili, mostra la sua aderenza alla cultura dell’epoca; Monsignor Orsino mostra tutta la maestosità della chiesa contrapposta alla morale; Tonino, sotto forma di apparente matto o buffone di corte, nasconde il genio di Antonin Artaud in contrapposizione al suo aspetto umile; infine Beatrice, vestita con abiti contemporanei sempre di colore rosso, connette la sua storia all’attualità della vicenda.
Nella scena finale una maglia con la scritta “Petrify the patriarchy” che raffigura la Medusa di Caravaggio si fa grido di lotta comune al patriarcato. Calano tutte le maschere e Beatrice crolla in un pianto tanto sincero quanto commovente.
Cenci, rinascimento contemporaneo è una storia di violenza ma anche di riscatto personale e giustizia, per quanto il finale sia tragico.
Come farà in seguito Artemisia Gentileschi, infatti, Beatrice Cenci sceglie di non subire in silenzio, in un tempo nel quale la scelta più comoda sarebbe stata rinchiudersi nella gabbia dorata delle illusioni e delle giustificazioni di un animo rassegnato.
Caratterizzato da personaggi ben definiti e aderenti sia alla storia individuale che a quella collettiva, la regia affianca Beatrice Cenci e la sua storia all’epoca contemporanea, anche se la scelta appare più sfumata nel caso di Francesco Cenci, che mantiene la figura su valori antichi e caratterizza la sua crudeltà come puro impulso animale e non come aspetto comune di una società malata. Una scelta che probabilmente rispecchia un rimando ad Artaud nella definizione dell’uomo come animale erotico, ma che si discosta dal femminismo e dagli studi di genere più tipici del mondo contemporaneo (il legame con il contemporaneo si nota chiaramente dall’utilizzo di strumenti musicali elettronici e dai costumi di scena).
Le emozioni e i sentimenti sono amplificati da un pathos generale nel quale l’oscurità non è solo questione di illuminazione ma prospettiva e visione.
La paura è il motore dell’azione, da cui emerge un’umanità completa nei suoi aspetti più belli (speranza, sorellanza e solidarietà di Beatrice) come nei suoi aspetti più brutali (violenza, egoismo e avidità di Francesco Cenci, ma anche del Mons. Orsino).
Durante la scena finale, partendo dal motivetto inziale rinascimentale che rimanda a usi e valori dell’epoca, si passa a suoni stridenti che ben immergono lo spettatore nella dimensione tragica di tortura collettiva dei personaggi della famiglia Cenci rendendo tutti testimoni dell’accaduto.
Luce, buio, riflessi, suoni, silenzi e riverberi avvolgono lo spettatore e lo rendono compartecipe della tragedia.
Lo sguardo contemporaneo della regia su una vicenda antica ma sempre attuale mostra legami e rapporti di potere tra famiglia, società, morale con un’attenzione al corpo che diviene non solo elemento d’identità e d’individualità, ma oggetto del desiderio, mezzo attraverso il quale esercitare il proprio potere e testimone di una storia universale.

Marta Cavalliere


scrittura e regia Giorgia Cerruti / regista assistente Alessia Donadio / con Davide Giglio, Francesca Ziggiotti, Francesco Pennacchia, Giorgia Cerruti / visual concept, disegno luci Lucio Diana / composizione, sound design e fonica Guglielmo Diana / maschere Lucio Diana, Adriana Zamboni / costumista Serena Trevisi Marceddu / realizzazione costumi
Daniela Rostirolla / danza storica Monica Rosolen / tecnico luci
Francesco Venturino / organizzazione Emanuela Faiazza /
uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia /
in coproduzione con Teatro Nazionale di Torino, CTB Centro Teatrale Bresciano, Sardegna Teatro, Scarti-Centro di Produzione, con il sostegno di Teatro Akropolis, in collaborazione con I.I.C. Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia e Fundacja Teatr Wschodni/Lublino / Boarding Pass Plus Project

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