SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE – VALERIO BINASCO

E’ tornato sulle scene del Teatro Carignano i Sei personaggi in cerca d’autore nella versione di Valerio Binasco . Una scrittura scenica che ammalia. Un classico intramontabile ancora in grado di confrontarsi con l’attualità. Il teatro nel teatro come effetto scenico e come mezzo per andare oltre la rappresentazione del copione e mostrare diverse sfaccettature della realtà. Questi i tre elementi che fanno dei Sei Personaggi di Valerio Binasco uno spettacolo molto interessante, appagante e spiazzante.

Nella visione della regia di Valerio Binasco è la noncuranza la vera colpa, noncuranza avuta dall’autore per i suoi personaggi e dai personaggi stessi per le due piccole vittime innocenti.

Ne il Giuoco delle Parti ogni attore cerca il suo spazio e il proprio modo di esprimersi. Sono figure reali ma faticano a rapportarsi ad una narrazione del proprio personaggio senza uscire dal proprio io.

In una sala prove in cui tutto sembra troppo costruito e poco reale giungono sei personaggi in cerca d’autore (quattro più le due vittime, che non avendo parole non hanno voce e nemmeno forma), che sono pura sovrapposizione di realtà e narrazione, perché essi non esistono se non nella misura in cui vengono rappresentati. L’unico desiderio dei sei è infatti quello di trovare qualcuno che possa accettarli, ascoltarli e rappresentarli così come sono per poter riaffermare la loro esistenza. L’incontro con il capocomico è vitale per loro: inizia da subito la ricerca di un quadro armonico del dramma in grado di raccontare la storia di tutti i personaggi.

Il capocomico osserva infatti che “in un giuoco di parti assegnate ognuno è volutamente il fantoccio di sé stesso”. Chiaro il riferimento alle maschere e alla sovrapposizione di realtà differenti, al centro della poetica pirandelliana. A tratti dissacrante e a tratti irriverente, lo spettacolo è circondato da un velo di ironia capace di divertire e far riflettere allo stesso tempo. Vita e idee, meraviglie e assurdità si fondono all’interno della scena. Il metateatro si presenta in tutta la sua dirompente forza espressiva, anima di questo dramma che permane nel tempo.

Sullo sfondo di una scenografia ordinata e ben organizzata, tempi, ritmi, luci e movimenti si uniscono in una dialettica convincente. La figura del Padre e l’arroganza di aver portato via il figlio alla Madre per alleggerirla di un peso, “agendo per il bene degli altri personaggi”, fa riflettere sul male creato da chi compie scelte per gli altri senza consultarli. E’ un momento che svolge una funzione determinante per lo sviluppo della storia dei Personaggi e contiene una riflessione sull’altruismo e sull’egoismo che talvolta intrecciandosi diventano un tutt’uno.

La coscienza e il legame al dramma dei sei personaggi appaiono come esperienza ossessiva e incessante. La realtà del dolore nel ripetersi si rinnova e si concretizza. Vengono portate alla luce storie di violenza, sofferenza e indifferenza che diventano tangibili attraverso voci e parole non solo dei personaggi, ma degli attori stessi, che privi di giudizio risultano empatici e realmente interessati a comprendere il vissuto dei Personaggi.

In questo senso si dà spazio e fiducia alla figura dell’attore, considerato da Pirandello (e da Binasco) essere umano dall’ elevata intelligenza emotiva, “unico in grado di accogliere tutte le manifestazioni di ciò che è umano, nel bene come nel male, senza giudicare” come cita il programma di sala stesso. Gli attori non potranno mai coincidere dei tutto con i personaggi ma potranno farlo nei sentimenti, universali e comuni a tutta l’umanità. Il Padre come figlio della sua cultura, ha atteggiamenti prevaricatori nei confronti dei personaggi che mal celano le sue insicurezze, la Madre è preda di sofferenze e dei sensi di colpa, l’apparente follia della figlia altro non è che espressione di un vissuto pieno di violenze e dolore e i due morti non hanno parole e appaiono come pura conseguenza dell’evolversi della vicenda.

Il tentativo disperato del figlio-personaggio di togliersi la vita per cambiare il finale della storia mostra proprio questo: essendo lui parte di una scrittura ha una realtà eterna e immortale. In un clima di sospensione generale la scena si chiude con tutti gli attori in schiera, persone e personaggi uniti nel dramma della vita umana.

Marta Cavalliere

CREDITI:

Testo di Luigi Pirandello
con (in ordine alfabetico)
Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini
e con Alessandro Ambrosi, Cecilia Bramati, Ilaria Campani, Maria Teresa Castello, Alice Fazzi, Samuele Finocchiaro, Christian Gaglione, Sara Gedeone, Francesco Halupca, Martina Montini, Greta Petronillo, Andrea Tartaglia, Maria Trenta
regia Valerio Binasco
scene Guido Fiorato
costumi Alessio Rosati
luci Alessandro Verazzi
musiche Paolo Spaccamonti
suono Filippo Conti
aiuto regia Giulia Odetto
assistente regia e Drammaturgia Micol Jalla
assistente scene Anna Varaldo
assistente luci Giuliano Almerighi
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

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