Ballo al Savoy: Intervista con Elena D’ Angelo
soprano lirico e soubrette dell’operetta italiana
a cura di Alessandra Pisconti | Torino, Teatro Alfieri, 20 Marzo 2016
Incontriamo Elena D’Angelo, che ci accoglie sorridente nella luce confortevole della sala del Teatro Alfieri a Torino, mentre è in corso l’allestimento del palcoscenico per lo spettacolo Ballo al Savoy.
Quando è iniziata la tua carriera artistica?
“Si parla del ’98. Non facevo questo lavoro, insegnavo in una scuola di musica e studiavo canto perché volevo intraprendere questo percorso, mi interessava sapere come funziona l’apparato vocale. In quegli anni studiavo anche pianoforte. Dopo due anni dovetti lasciare quel lavoro, e nello stesso momento mi venne proposto di fare una audizione per una compagnia di operetta, che mi prese. La soubrette di questa compagnia era alla fine della sua carriera, mi ha insegnato proprio tutto sul mestiere, come stare sul palco, e ho potuto fare pratica interpretando piccole parti. Dopo decisi di iscrivermi all’Accademia Teatrale di Milano per studiare anche danza e canto jazz, e dopo essere stata presa come soubrette in una compagnia tenni quella parte per nove anni. Adesso lavoro per la compagnia del Teatro al Massimo di Palermo”.
Riesci a conciliare la tua carriera con la vita privata?
“Si, nel frattempo sono riuscita a laurearmi in lettere moderne, con la tesi sugli aspetti sociali dell’operetta. Ho fatto anche un po’ di televisione, di prosa, ma ho continuato a fare sopratutto operette”.
Sei stata in tournée all’estero, a contatto con un pubblico e una cultura diversi. Com’è andata in Giappone?
“Sono un popolo rispettoso ed educato nei riguardi della cultura e dell’arte, il pubblico si è dimostrato davvero affezionato. Mi hanno riempita di regali e fra questi vi era il poster incorniciato di una foto fattami in scena. Tutte le mie esperienze all’estero sono state positive, le ricordo con piacere e affetto”.
Cosa ti aspetti dal pubblico ogni volta che vai in scena?
“Calore e affetto. Qui a Torino il pubblico è sempre molto presente, arrivano anche da lontano per vedere gli spettacoli e spesso vengono a stringerci la mano e salutarci dopo l’esibizione”.
Com’è Ballo al Savoy?
“Una chicca del nostro repertorio. Le scenografie sono bellissime e i costumi più di duecento, tutti molto sfarzosi”.
Quanto lavoro c’è stato per prepararlo?
“Gli spettacoli di operetta sono molto complessi, nonostante la loro parvenza di leggerezza. Ballo al Savoy è uno spettacolo degli anni ’30, con musiche in stile swing, come il film “Il Grande Gatsby” per intenderci. Ha una regia complessa, è uno spettacolo corale in cui c’è sempre tanta gente in scena e il ritmo è veloce. Se si perde il ritmo lo spettacolo tende a non avere lo stesso effetto”.
Fra te e Umberto Scida c’è una collaborazione artistica che dura da tempo. Come ti trovi a lavorare con lui?
“Lavoriamo insieme da quindici anni, siamo sempre stati una coppia comico-soubrette molto affiatata e abbiamo fatto tutte le tournée insieme. È importante avere vicino qualcuno con cui ci si trova bene perché ciò che vivi nella vita viene fuori sul palco. Non ci si può nascondere dietro maschere, trucco e costumi…quello che sei viene fuori! Se sei una persona antipatica difficilmente riuscirai ad apparire simpatica. Il nostro feeling viene percepito dagli spettatori e alcuni pensano addirittura che siamo sposati”.
Non è come pensano…
“Glielo lasciamo credere, a noi va bene così”!
Produzione Teatro Al Massimo Stabile Privato di Palermo
musica Paul Abraham – libretto Alfred Grnwald e Fritz Lohner-Beda
coreografie Stefania Cotroneo
regia Umberto Scida
Cast, Orcherstra e Corpo di ballo Teatro Al Massimo Di Palermo