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Aggiornamenti mensili su i prossimi appuntamenti

Fantasmi. La Stagione 2024-2025 di Teatro Piemonte Europa

Da qualunque angolazione lo si accosti, il teatro si fa gioco della sua etimologia. La parola teatro deriva dal greco ϑέατρον, ovvero gli edifici in cui fare teatro, che a sua volta nasce dal verbo ϑεάομαι: guardare essere spettatore. Eppure basta frequentarlo, studiarlo anche poco, per rendersi conto che la vista non è la chiave giusta per penetrarvi. 
Bisogna, anzi, allenare i sensi all’invisibile. Si potrebbe dire che il teatro è luogo dove si pratica una prossimità con i fantasmi. Una caccia continua allo spettro.
Questa è la strada che ci invita a percorrere Andrea De Rosa, direttore artistico del TPE, che presenta alla stampa la prossima stagione teatrale, l’ultima di un triennio incentrato sul macrotema della verità.

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29 Festival delle Colline Torinesi- Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla

<< Dì la verità ma dilla obliqua>> così si apre la presentazione del 16 maggio del  Festival delle Colline Torinesi, giunto alla sua 29 edizione, con una mostra alla Fondazione Merz, dal riflesso apollineo, una pala sacra situata in un luogo che sembra essere una chiesa, panchine vuote, candele bruciate ormai spente e dentro la pala lapidi distrutte, epigrafi con nomi, volti e foto differenti. Luci e ombre nuovamente si incontrano e si scontrano per restituire una visione, quanto più realistica e profonda del mondo di oggi. Numerosi gli ospiti invitati all’evento, quali la stessa Beatrice Merz presidentessa della Fondazione omonima che da anni collabora con il Festival delle Colline, Matteo Negrin direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo, Filippo Fonsatti direttore del Teatro Stabile di Torino e ancora Andrea De Rosa direttore artistico del Teatro Astra e ultima ma non per importanza Grazia Paganelli responsabile Area Cinema Museo Nazionale del Cinema e così tante altre figure in rappresentanza del Ministero della Cultura, della Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Circolo dei Lettori, Teatro DAMS, Mediateca Rai e altro ancora. La collaborazione sembra essere quindi la parola chiave del Festival delle Colline, nato nel 1996 da un’idea di Sergio Ariotti, direttore artistico del Festival e Isabella Lagattolla, direttore amministrativo. Coppia nel lavoro e nella vita, la loro sintonia è palpabile in ogni stagione, la visione contemporanea e attuale che vogliono trasmettere è fuori dagli schemi, un nuovo modo di portare il teatro nel mondo torinese e non solo. Confini e sconfinamenti è il tema di quest’anno, riproposto pensando al successo dell’anno precedente e rafforzato dalle quotidiane dinamiche odierne, che ci rendono spettatori di guerre, dolori, sofferenze e tanta dispersione. I confini sono quelli del tempo, delle nazioni, delle proprie radici ma anche quelli della memoria e dei ricordi. La 29 edizione abbraccia senza timore il passato, il presente ed il futuro rappresentandolo in ben 52 recite in 28 giorni. Una full immersion colma di significato, storie ed identità alla quale, sono sicura non mancherà l’effetto sorpresa. Numerosi sono gli eventi connessi alla programmazione teatrale che come un grappolo d’uva, accoglie i propri spettacoli in numerose sedi differenti tra cui la Fondazione Merz, il Teatro Astra, Lavanderia a Vapore e le Fonderie Limone. Partecipare al Festival delle Colline come spettatore permette di viaggiare per il mondo stando seduti su una poltrona. Un festival internazionale con la missione di far incontrare le diverse culture, di farle intrecciare, di creare una nuova e più positiva, consapevole e profonda visione del Diverso. Il pubblico è un nuovo cittadino, un cosmopolita teatrale. Non ci resta quindi che la trepidante attesa del 12 ottobre per immergerci completamente nella proposta artistica di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla.

Rossella Cutaia

IL SESSANTOTTO A TEATRO

Edoardo Fadini nella temperie rivoluzionaria

Un critico «militante» e «ricettivo» (Giuliana Pititu), un «filosofo del teatro» (Federica Mazzocchi) «sempre all’erta per i cambiamenti» (Susanna Fadini), Edoardo Fadini negli anni Sessanta giunge a Torino e avverte i fervori di una città che si prepara a raccogliere le voci della contestazione.

L’incontro sul Sessantotto a teatro del 14 marzo 2024, presso la Fondazione Archivio Lorenzo Ferrero, si è aperto con la proiezione di un estratto di Paradise Now del Living Theatre. Datato proprio 1968, le prove del lavoro teatrale – che di “teatrale” ha ormai ben poco e si precisa anzi come dissoluzione della prassi scenica – si svolgono nel clima del maggio francese, i cui fermenti accelerano la fuoriuscita del gruppo dal teatro verso una più diretta lotta politica nelle piazze. Recuperando la fede anarchica di Antonin Artaud e l’idea di teatro come arma politica di Erwin Piscator, il Living persegue la bella rivoluzione anarchica non violenta. Un caso emblematico di una temperie di più ampio respiro.

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Edoardo Fadini- Un critico e il suo tempo

Nato nel 1928, Edoardo Fadini si distingue come uno dei più importanti critici del suo tempo, Complice il suo ampio sguardo sull’interezza del teatro, in quanto accadimento, in quanto performance, arte ma soprattutto rivoluzione. Nell’incontro del 14 dicembre 2023, dedicato ad Edoardo Fadini, appunto, e organizzato dall’Università di Torino in collaborazione con l’associazione Pratici e Vaporosi, possiamo conoscere le varie sfaccettature della sua personalità e del suo lavoro, raccontato da Sergio Ariotti, Gigi Livio, Franco Perrelli e meticolosamente raccolte da Armando Petrini e Giuliana Pititu nel libro pubblicato per l’editore Cue Press Scritti sul teatro. Interventi, recensioni, saggi”.

<<Parlerò di Edoardo Fadini come se fosse qui, ritengo sia necessario parlare con i morti, è una questione di tenerli in vita, per cui sta sera, litigherò con Fadini>>. Gigi Livio

Simpatico, spagnolesco, prismatico e sanguigno, il critico ed in seguito organizzatore di eventi teatrali, ha lasciato un segno indelebile nelle persone presenti in sala, come indelebile è l’inchiostro che ha impresso i suoi pensieri, le sue parole, le sue azioni su carta. Un uomo, Fadini, che infiamma la critica teatrale, restituendola al pubblico pregna di dialettica e ideologia, una scrittura che non impone un pensiero indiscutibile ma che vuole essere un punto di partenza e di riflessione per chiunque la legga. Le sue critiche vengono definite di altissimo livello, il suo lavoro è notevole ed imponente anche nella quantità, la sua attenzione, rivolta al teatro d’avanguardia in opposizione a quello ufficiale, accompagna la sua lotta politica nella ricerca di un teatro che sia pubblico. La ricerca della contraddizione è una parte fondamentale della sua visione, una caratteristica tipica di chi indaga a fondo nell’ambito stesso dell’accadere, cercando domande a cui il teatro possa rispondere. Franco Perrelli, definisce il lavoro di Fadini  come “espressione significativa dell’accuratezza del critico autoriale”, colui che pensa accuratamente e che si esprime in una critica ermetica. << Ho viaggiato nel tempo attraverso i suoi articoli, dal ‘65 agli ultimissimi anni di vita, leggendolo tutto d’un fiato, il percorso risulta altalenante, segue un cambiamento significativo, ho scoperto, lavorando al libro, una figura che non conoscevo>> dice Armando Petrini, studioso teatrale e professore universitario dell’Università di Torino, nonchè co-autore del libro con Giuliana Pititu, scrittrice, autrice e studiosa di teatro che afferma << Mi interessava dare un taglio di Fadini a 360°, ci interessava riportarlo vivo perché credo abbia ancora delle cose da dire>>. La critica, si dice, sta morendo, ma come Perrelli sostiene durante la conferenza, non è così. La critica è cambiata, è a suo dire atomizzata, dissociata, dispersa nella rete, priva di quella contraddizione, di quella fiamma che brucia nell’accadimento teatrale stesso. Il Teatro segue meticolosamente il cambiamento sociale e Fadini ha saputo addirittura farne parte, cambiando con esso. La critica non è morta, ma come ha detto Gigi Livio, professore universitario, ricercatore e studioso dalla grande esperienza, è importante parlare con i morti, affinché vivano, anche eventualmente per litigare con loro. Crescere attraverso lo studio di ciò che è stato, rileggendo e conservando nei nostri occhi il punto di vista di qualcun altro. Il lavoro di Giuliana Pititu e di Armando Petrini vuole restituire l’eternità celata della critica, rammentando che muore solo ciò che si dimentica. Attraverso Sergio Ariotti, organizzatore e fondatore del Festival delle Colline Torinesi con Isabella Lagattolla, Franco Perrelli, studioso e ricercatore apprezzatissimo nel suo ambiente ed oltre, abbiamo potuto conoscere una figura che ha reso la scrittura critica pregna di significato, personalità e idee, Fadini ha dato un’identità alla critica, la sua. La scrittura è un orologio senza lancette, il cui tempo scorre senza mai fermarsi, sussurrando all’orecchio del futuro ciò che è e ciò che è stato, dandoci la possibilità  di scegliere ciò che sarà. Un incontro quello del 14 dicembre, che si è concluso in un clima di ascolto, rispetto e ammirazione generale, nei confronti di chi narrava una storia senza tempo e nei confronti di chi imparava da essa. Giovani e maturi, un confronto silenzioso che Fadini ha reso possibile ancora una volta, fatto di dialettica, ideologie e contraddizioni. 

Rossella Cutaia

Laboratorio “Luci sulle Albe”- Ermanna Montanari e Marco Martinelli

“Io sono noi”

“Voi siete come asini, con orecchie grandi per ascoltare” . Ermanna Montanari

Noi, forti, testardi, instancabili animali da palcoscenico.

In un’incredibile unione collettiva, si sviluppa il laboratorio con Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino dal 23 al 25 novembre. Definito da loro stessi un teatro alchemico, il loro percorso artistico ha l’obiettivo di rendere capace ognuno di noi di guardarsi dentro attraverso l’arte del teatro, superando limiti e confini, guidati da quella innocente selvatichezza, di cui il dio Dioniso si fa portatore. Dedicato a quest’ultimo è ogni laboratorio, la sua presenza aleggia nell’aria con una potenza percepibile, nel tentativo, chissà, di guidare ogni persona persa in sé stessa, verso la strada migliore, partendo dal teatro delle origini.  Disposte in cerchio, più di quaranta persone formano un coro perfetto, il corifeo, Marco Martinelli è al centro del coro, davanti ai nostri occhi. Un teatro dalle connotazioni rituali, il timore e la pudicizia frenano i nostri istinti, il corifeo però, come fosse l’incarnazione di Dioniso stesso, ci libera e diveniamo d’improvviso satiri. Vige una sola regola, seguire tutto ciò che il corifeo fa e dice; è vietato pensare, bisogna agire e lasciarsi trasportare, come acqua dalla corrente. Mi sento intorno ad un focolare, le nostre anime bruciano, quelle che all’inizio erano piccole scintille, ora diventano fiamme alimentate dall’ossigeno dei nostri respiri. Le nostre voci riecheggiano in tutta la sala perdendosi l’una nell’altra e diventando una voce soltanto, quella del coro. Inizia il canto. 

     Tutte le cose sotto della luna,

     L’alta ricchezza, e’ regni della terra,

     Son sottoposti a voglia di Fortuna:

     Lei la porta apre de improviso e serra,

     E quando più par bianca, divien bruna;

     Ma più se mostra a caso della guerra

     Instabile, voltante e roïnosa,

     E più fallace che alcuna altra cosa;

Orlando innamorato (1483)

Libro primo

Canto decimosesto

Cantati in ottave, questi versi si trasformano in un inno solenne, l’aurea della fede travolge tutta la stanza, ognuno di noi ci crede, per la prima volta la mia persona si esaurisce in un’altra, non ci sono errori, giudizi, formalità. Siamo tutti umani fatti di docili e aggressivi istinti, controllati solo dall’immenso rispetto che nutriamo l’uno per l’altra. Sconfiggere le proprie paure è la prova più difficile che esista, ognuno di noi, in quel cerchio ha vinto sé stesso per rendere libero qualcun altro. << Vedete, voi quando siete a Teatro, dovete far in modo che il pubblico si senta in questo cerchio con voi, anche se fisicamente siete rivolti verso di loro>> con queste parole Marco Martinelli, ci insegna il segreto più profondo del Teatro delle Albe ovvero il gruppo, l’inclusione, la collettività << io sono noi>>, motto inciso a fuoco sulla pelle di qualsiasi persona abbia lavorato con loro.  Nella vita siamo individualmente attori di ogni nostra scelta, il palcoscenico diventa qualsiasi centimetro di terra calpestato da noi stessi, solo che , nella brama di essere riconosciuti come “migliori attori”, ci dimentichiamo che le costellazioni sono fatte di tante stelle che brillano insieme. Ermanna Montanari e Marco Martinelli, stelle polari e genitori di un teatro governato da una apollinea selvatichezza, ci hanno regalato con questo laboratorio il potere di governare noi stessi, nelle emozioni, negli istinti, nella carne e soprattutto nella voce. Ho cantato il mio nome e quello di tutti coloro che componevano il cerchio, la nostra identità urlata a gran voce poteva essere stonata o intonata, l’importante era che fosse gridata senza paura e con fierezza. Usciti da quelle quattro mura il cuore esplodeva per poi richiudersi in sé stesso, proteggendo tutta la bellezza di quel 23 novembre. Il giorno dopo, stuzzicati dalla curiosità e brulicanti di adrenalina, abbiamo svolto, tutti e quaranta i  “giochi” dettati dal corifeo: << ora, come vi sentite, dovete fare il verso di un animale ed un gesto per accompagnarlo>>, alcune risatine, talvolta di imbarazzo accompagnavano le performances, che tuttavia alternavano serenità e tensione, tutti eravamo coro, tutti eravamo corifei : <<tutte le voci che abbiamo fatto fino ad ora, vi appartengono, ogni vibrazione, suono e tonalità, si perchè voi non siete solo la vostra voce di conversazione, quella che usate tutti i giorni, voi, siete molto di più>>.  Noi siamo molto di più, di tutto ciò che c’è fuori e che ci costringe ad essere in qualche modo diversi dalla nostra vera natura, tra quelle mura siamo liberi da ogni coercizione, possiamo lasciarci travolgere da tutto ciò, che fino ad allora, siamo stati costretti a controllare. I versi, i canti, i balli e i movimenti sciolti, vengono improvvisamente sostituiti da parole, cade il silenzio, versi di poesia vengono letti ed assegnati ad anime affini, ognuno di noi si affanna, seppur con un po’ di timore, cercando di accaparrarsi la poesia che possa valorizzare la vibrazione e la profondità delle nostre corde vocali, ormai allenate, come i polpacci di un calciatore. Tutti hanno un posto, tutti hanno Voce ed ognuno di noi è la voce del compagno, i “giochi” svolti fino ad allora, iniziano ad unirsi come tessere di un puzzle, sotto l’occhio consapevole di Marco Martinelli. Così, disinvolti, divertiti e colmi di emozioni, diventiamo uno spettacolo, Lo spettacolo. Le nostre voci fanno tremare le mura, i nostri sguardi gelano chiunque ci guardi, le nostre carezze riscaldano chiunque ne venga a contatto, i nostri respiri, affaticati, non ci impediscono di ridere, perché siamo liberi, perché siamo felici, perché non siamo soli. Lacrime. Il 25 di novembre è l’ultimo giorno, incomincia lo spettacolo, conosco le poesie di tutti i miei compagni, perché la loro voce è la mia, il nostro corpo a servizio della nostra anima, commuove chi ci guarda. È forte lo so, le nostre voci insieme sono incredibili, sembrano poter muovere il mondo, i miei errori sono gli errori degli altri, dei miei compagni che non mi giudicano ma mi seguono e mi appoggiano rendendo tutto perfetto. Giorgia, Tommy, Alessio, Dario, Flora, Eugenio, Norman, Sia, Alessandra, Sofia, tutti voi, tutti gli altri, eravate solo dei volti che il 25 novembre sono diventati famiglia. Lo sguardo dolce e severo di Ermanna Montanari osservava e imparava per poi intervenire e mutare, come bachi, i bruchi in farfalle. Abbiamo imparato a volare e potremo farlo altre mille volte. Lo spettacolo finisce, con un ballo, una danza rituale che porti fortuna e protegga le nostre anime, inizia il Ballo di San Vito. 

Vecchi e giovani pizzicati, vecchi e giovani pizzicati

Dalla taranta, dalla taranta, dalla tarantolata

Cerchio che prude, cerchio che apre

Cerchio che spinge, cerchio che stringe

Cerchio che abbraccia e poi ti scaccia

Ho il ballo di San Vito e non mi passa

Ho il ballo di San Vito e non mi passa…

                   Vinicio Capossella

Non abbiamo il coraggio di salutarci, non può finire tutto questo, siamo artisticamente figli di professionisti nell’arte dell’anima, del teatro, siamo fratelli e sorelle poiché abbiamo avuto il privilegio di essere noi stessi. 

<<Ogni volta che entri in scena devi scavare il più possibile, per toccare l’anima del teatro>>  Ermanna Montanari

                                          Rossella Cutaia

progetto a cura di Armando PetriniMariapaola PieriniFederica Mazzocchi (Università di Torino, Dipartimento Studium, Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, DAMS e CAM) 

in collaborazione con Albe / Ravenna TeatroFondazione Teatro Ragazzi e Giovani OnlusMuseo Nazionale del Cinema di Torino

comitato organizzatore: Fabio Acca (DFE), Leonardo Mancini (Studium), Federica Mazzocchi (DFE), Armando Petrini (Studium), Laura Piazza (Studium), Mariapaola Pierini (Studium), Elio Sacchi
(Studium), Matteo Tamborrino (Studium), Paola Zeni(Studium).

LUCI SULLE ALBE / TEATRO DELLE ALBE – MARTINELLI MONTANARI

La maieutica delle Albe – il dionisiaco degli «Asinelli zoppicanti»

Sono un idiota io?
Sono un cretino io?
Sono un asino io?
Sì, sono un asino
e non riesco
a non versare lacrime…

Da Siamo asini o pedanti? di Marco Martinelli, 1989.

«Cominciammo errando. Errare nel senso di cammino e di sbaglio».

Fin dalle prime epifanie teatrali, l’inciampo è Maestro nel cammino artistico di Ermanna Montanari e Marco Martinelli. Le Albe risalgono agli anni del loro incontro, un’alchimia che tutt’oggi vibra nel legame arte-vita che li unisce. L’ errare è quello di chi arde per la sapienza, degli «asinelli zoppiccanti» che abbracciano la sconfitta e germogliano dalle proprie ceneri: è la messa in vita – non la messa in scena – di un teatro eretico e inquieto in cui il fallimento è linfa per la ri-creazione. 

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UNDERLINE_AVAMPOS7I CULTURALI

Conferenza stampa prima edizione

Lunedì 26 giugno 2023 presso lo spazio Dilà, è stato presentato il programma della prima edizione di Underline_Avamps7i Culturali. Un festival organizzato interamente da under 25 e che abbraccerà la città di Torino dal 7 al 9 luglio 2023. I luoghi interessati sono Casa Fools, Cecchi Point – Casa del quartiere di Aurora, Cubo Teatro – Off Topic, Corso Farini, Viale Ottavio Mai e il Giardino Pellegrino.

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RIEMERSIONI PALERMITANE: UN’ULTIMA SERA A CONFORMAZIONI 2023.

SCIARA GENESI – SALVATORE ROMANIA & LAURA ODIERNA; ROSSO – DANILO SMEDILE

«Pure, durante le belle notti d’estate, le stelle splendevano lucenti anche sulla sciàra, e la campagna circostante era nera anch’essa, come la lava» Giovanni Verga, Rosso Malpelo, Tutte le novelle, Torino, Einaudi, 2015

Gli spirti umidi e frizzanti di una primavera ancora agli albori hanno avvolto la serata finale della settima edizione del Festival Conformazioni che quest’anno ha ammaliato Palermo dal 21 al 30 aprile 2023. A concludere  la Kermesse di danza contemporanea,  diretta dal Coreografo e danzatore Giuseppe Muscarello, due lavori imperniati su un  rapporto intimo con il territorio di provenienza: la Sicilia. A fare da sfondo è lo Spazio Franco presso i Cantieri Culturali alla Zisa.  

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INTERPLAY – FESTIVAL INTERNAZIONALE DI DANZA CONTEMPORANEA

CONFERENZA STAMPA 23ESIMA EDIZIONE

Giovedì 11 maggio, presso la Sala della Musica del Circolo dei Lettori di Torino, ha avuto luogo la Conferenza stampa del Festival Interplay. La kermesse inizierà il 23 maggio per poi proseguire fino al 10 giugno 2023. In totale le creazioni saranno ben venticinque, sette  delle quali in prima nazionale. Ad ospitare le performances otto luoghi tra teatri e spazi multidisciplinari. Dalla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani la scena si sposterà all’interno dell’incantevole cornice di Villa Rey passando dalla Lavanderia a Vapore, dall’Imbarchino, dal Teatro Astra, dagli spazi di Via Baltea e da altre location ancora. Un programma ricco di proposte italiane e internazionali che indaga la scena contemporanea mantenendo alta l’attenzione nei confronti del futuro.  

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FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

CONFERENZA STAMPA 28ESIMA EDIZIONE

Il Festival delle Colline Torinesi, uno degli appuntamenti più attesi dalla città di Torino, tornerà dal 14 ottobre al 15 novembre, mantenendo la veste  autunnale che ha assunto negli ultimi anni. Il festival, nato nel lontano 1996, ogni anno si ripropone come un momento in grado di far riflettere sul contemporaneo. Ciò avviene, da quasi 30 anni, sotto l’instancabile e appassionata  direzione di Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti.

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