Archivi categoria: TorinoDanza

LAPIS LAZULI – EURIPIDES LASKARIDIS

IRONIA E CRUDELTA’

ph Alessandra Lai

Euripides Laskaridis mette in scena uno spettacolo giocato sulle contraddizioni e nel contempo produce un effetto disarmonico, a tratti consapevolmente, ma che fa uscire il pubblico dal teatro con molti interrogativi.

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THEATRE OF DREAMS.HOFESH SHECHTER COMPANY-

ph Alessandra Lai

IL SOGNO E LA VEGLIA

Lo spettacolo inizia  con le luci in platea ancora accese ,velocemente il pubblico se ne accorge, ed è subito silenzio!

Un danzatore ci accompagna in questo viaggio, scivolando dal fuori al dentro, così come il gioco dei sipari avrà lo stesso leitmotiv, creando visioni cinematografiche ricche di dettagli.

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Carcaça- Torinodanza Festival 2024

Il 20 ed il 21 settembre, alle Fonderie Limone per il Torinodanza Festival 2024, è andato in scena lo spettacolo di Marco da Silva Ferreira, Carcaça, una prima nazionale che si impone nel panorama teatro danza come rivelazione della stagione internazionale. Una vera e propria performance nata dalla commistione di diverse arti tra cui: l’arte visiva, la coreografia luci, l’utilizzo della voce e l’uso del corpo, esso stesso veicolo del cambiamento. 

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Il combattimento di Tancredi e Clorinda- Torinodanza Festival 2024

Nella Sala Piccola delle Fonderie Limone è andato in scena il 20 ed il 21 settembre lo spettacolo Il combattimento di Tancredi e Clorinda, una co-produzione del Torinodanza Festival. Un piccolo gioiellino la cui narrazione si concentra sul contrasto tra amore ed odio e le emozioni che li accompagnano. Struggimento, paura, rancore e risentimento, vengono elegantemente rappresentati dai ballerini Gador Lago Benito e Alberto Terribile, accompagnati dall’intensa performance canora del tenore Matteo Straffi e del clavicembalista Deniel Perer.

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U. (UN CANTO)- Torinodanza Festival 2024

“Dolce è sentire

Come nel mio cuore

Ora umilmente

Sta nascendo amore

Dolce è capire

Che non son più solo

Ma che son parte di una immensa vita[…]” Dolce sentire

U.(Un Canto), in scena il 15 settembre, è il secondo spettacolo della programmazione del Torinodanza Festival 2024. Nel palco regna indisturbata la presenza dei coristi, i costumi di scena sono semplici, dalle linee pulite e dai colori neutri. Le luci  fredde seguono il ritmo diaframmatico dei canti e con essi le parole stesse delle canzoni che sembrano interpretare. Esse contrastano il tiepido calore della sala e accompagnano con devozione, attenzione e cura i cantanti, durante tutta la loro performance. I microfoni dalle linee sottili, sono disposti discretamente sopra i loro scalpi, per amplificare quella che verrà presentata come una coreografia di voci. Alessandro Sciarroni, direttore dello spettacolo sceglie la voce come protagonista assoluta, mettendo la platea nell’ottica dell’invisibile, talvolta in movimento ci sono muscoli che non possiamo vedere, come le corde vocali dei coristi, le quali forti, vibrano intensamente investendo la sala di una calda e quasi austera atmosfera. I canti folkloristici scelti dal direttore raccontano la tradizione popolare italiana, si intonano canzoni sui temi dell’amore, della perdita, della famiglia ma anche della natura, della passione, della fede, della solitudine e dell’amicizia.

“Amo il profumo che vien dalla tua terra,

amo la luce e il colore del tuo cielo,

amo la pace delle tue montagne,

amo la voce delle tue acque.

Amo i misteri scolpiti sulle rocce,

sogni lontani persi dentro te,

guardo la valle che nasconde il nostro bene,

sorridi e il cielo rosa sembrerà.

Oh,oh!”  Rosa Camuna

 Le corde del passato vengono pizzicate delicatamente, rimbomba il suono della nostalgia, gli spettatori si lasciano trasportare dalle note dolci della musica, si lasciano essi cullare dalle polifoniche voci degli artisti i quali regalano l’illusione di poter ascoltare un’unica voce.

Co-prodotto dal Torinodanza Festival 2024, U. (Un Canto)è uno spettacolo che oltre a lavorare sul movimento invisibile, lavora anche sull’assenza di movimento: un solo passo viene effettuato dai coristi, una volta alla fine di ogni canto, un cammino, lento e disciplinato che li porta dal fondo palco fino a proscenio. La platea è silente, talvolta qualcuno intona flebilmente il canto in atto, in memoria chissà di qualche ricordo riportato alla luce. L’applauso al termine della performance è d’obbligo, la voce, strumento da tutti posseduto ma da pochi utilizzato consapevolmente, sia nella vita reale che in una prospettiva artistica, quale magia possiede: la forza e la potenza se usata in gruppo, l’unicità e l’originalità se usata da una persona soltanto. Il timbro, la firma inequivocabile della nostra voce, inimitabile. Un muscolo, la corda vocale, in grado di cambiare il mondo, dichiarare amore e odio, in grado di urlare una vittoria e  sussurrare una sconfitta. La danza, fatta di muscoli, è da sempre indissolubilmente legata alla musica, alla canzone che essa interpreta. Danzano le voci con le corde vocali, con i muscoli del viso, della lacrima e del sorriso e noi, platea, abbiamo danzato con loro credendo di essere immobili. Questo spettacolo è travolgente; ancora una volta il Torinodanza Festival ci ha messo di fronte ad un estremo contrasto ed anche dinanzi alla consapevolezza che non tutto ciò che vediamo è come sembra. Bisogna muoversi, fisicamente e mentalmente, per poter andare oltre e danzare là dove nessuno aveva mai danzato prima, come il coro di Alessandro Sciarroni.

Rossella Cutaia

di Alessandro Sciarroni
con Raissa Avilés, Alessandro Bandini, Margherita D’Adamo, Nicola Fadda, Diego Finazzi, Lucia Limonta, Annapaola Trevenzuoli
casting, direzione musicale, training vocale Aurora Bauzà & Pere Jou
casting, consulenza drammaturgica
training fisico Elena Giannotti
styling Ettore Lombardi
disegno luci e cura tecnica Valeria Foti
cura, consiglio e sviluppo Lisa Gilardino
Corpoceleste_C.C.00#, Marche Teatro Teatro Di Rilevante Interesse Culturale
Progetto Ring: Festival Aperto – Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Bolzano Danza – Fondazione Haydn,
Fog Triennale Milano Performing Arts
Torinodanza Festival, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Freedom Sonata by Emanuel Gat-Torinodanza Festival 2024

<<Il fatto che qualsiasi insieme di condizioni (HOW) si traduca sempre in incentivi specifici (WHY) per gli individui coinvolti, è ciò che definisce il ruolo del coreografo. Poiché c’è sempre il problema di dover predefinire queste condizioni//incentivi, in base alla propria visione del mondo. Domande primordiali come autorità, sovranità, libertà, verità, entrano in gioco nel processo di definizione delle condizioni coreografiche.>> Emanuel Gat

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S 62° 58’, W 60° 39’ – PEEPING TOM

Lo scorso 24 ottobre Torino Danza Festival, in convenzione con il Festival delle Colline Torinesi, ha ospitato alle Fonderie Limone di Moncalieri la prima nazionale della nuova produzione della compagnia belga di teatro danza Peeping Tom diretta da Gabriela Carrizo e Franck Chartier.

La compagnia è famosa in tutto il mondo per i suoi spettacoli altamente provocatori e complessi e “S 62° 58’, W 60° 39’” non è da meno, per questo abbiamo deciso di provare a restituire un doppio punto di vista riportando due recensioni scritte rispettivamente da Graziana Distefano e Mirella Oliveri.

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SIGUIFIN

IL GRIDO RIBELLE DELL’AFRICA

Se da un lato il balletto classico, cinque volte centenario, continua a stupirci attraverso splendidi interpreti del suo repertorio, dall’altro, nelle pieghe in continuo divenire della danza contemporanea, si fanno largo e prendono corpo forme alternative di espressione che a volte non si riesce a collocare nel pur capiente grembo di Tersicore.

Le contaminazioni continue, agenti sotto forma danzata sembrano aver definitivamente sdoganato il significato che abbiamo sempre dato alla parola Danza. 

Lo spettacolo

La parola, il gesto atletico , il grido dissonante che si mescola a piacevolissime  melodie riportano ai canti degli schiavi, prostrati ma comunque fraternamente uniti in un corteo che è cerimonia di consapevolezza di una  condizione umiliante.

Ritmico calpestio sincronico e una scena buia che ne risalta la sonorità invita immediatamente lo spettatore ad affacciarsi in terra d’Africa, successivamente una tiepida luce sagoma gentilmente i corpi che procedono a ritmo sincopato scandendo gli accenti con stamp energici e decisi. Una corposa voce femminile canta una melodia difficile da tradurre ma comunque efficace e diretta interprete dell’azione coreografica.

Così esordisce con il suo ensemble di artisti lo spettacolo Siguifin del coreografo Amala Dianor, andato in scena il 14 ottobre alle Fonderie Limone per la rassegna Torinodanza.

Sin dall’inizio si comprende subito, o almeno lo si crede, l’atmosfera e il logos, tuttavia quella forma di rituale che ci si aspetta generi e successivamente sviluppi un tema tutt’altro che astratto, sembra non arrivare. Il susseguirsi di situazioni in cui stili di danza, dal tribale all’Hip-hop dalla Breakdance al Jazz primitivo e accenni di Capoeira   si mescolano e interagiscono, sembrano elementi di un puzzle che stenta a completarsi. La palese assenza, fatta eccezione per alcuni casi, di un disegno coreografico efficace e coerente, sembra volerci distogliere dalla ricerca di un punto focale sul quale concentrare la nostra attenzione, di conseguenza ci costringe a seguire la performance di un danzatore  rispetto ad un trio che agisce in prossimità del fondale o di una coppia che dialoga in proscenio. Con questo modus si va avanti in attesa che qualcosa accada ed anche se il gesto atletico, che ormai ha completamente sostituito l’azione danzata, è di notevole efficacia il ritmo dello spettacolo si stabilizza su una linea continua e prevedibile, che non lascia spazio ne’ all’immaginazione tantomeno all’emozione. La musica, nella maggior parte dei  casi è fondamentalmente generata da percussioni di origine elettronica a volte accompagnata da un sottofondo mono accordo di tastiera anch’essa elettronica, ripetuto come un mantra. Molto più efficaci i suoni prodotti dagli stessi artisti così come i cori e gli assolo vocali sempre dal vivo. Lodevole la cantante solista che riesce a mantenere limpida e legata la voce nonostante i movimenti energici. Piccola annotazione sui costumi che richiamano le pitture di Piet Mondrian, si presume debbano rappresentare la complessa forma neoplastica che ingloba l’anima selvaggia e libera dagli schemi precostituiti, ma qui ognuno è libero di vederci quel che vuole.

Giuseppe Paolo Cianfoni

Creazione coreografia Alioune Diagne, NaomiFall, LadjiKonè, Amala Dianor

Luci Nicolas Tallec

Costumi Laurence Chalou

Musiche Awir Leon

RUA DA SAUDADE: LA TEORIA DEGLI ETERONIMI A TORINODANZA

sḁuàë s. f., port. [lat. solĭtas -atis «solitudine»]. Sentimento di nostalgico rimpianto, di malinconia, di gusto romantico della solitudine, accompagnato da un intenso desiderio di qualcosa di assente in quanto perduto o non ancora raggiunto.

La “Saudade” di Bolognino è una capsula trasparente che sigilla ma offre visione di ciò che non si può vedere e che si è lasciato dietro di sé ma che si conserva nel proprio cuore.

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