In alto a sinistra compaiono i titoli dei tre atti in cui è scandito lo spettacolo che Daria Deflorian e Francesca Marciano hanno scritto riprendendo la struttura dell’omonimo romanzo di Han Kang (Adelphi, 2016). Si susseguono così, contrassegnati da colori, i punti di vista del marito (Gabriele Portoghese), del cognato (Paolo Musio) e della sorella (Daria Deflorian), che sono contemporaneamente prima e terza persona insieme, alternando dialoghi a racconti, a tratti quasi come fossero letture.
“Cosa darei ogni tanto per essere morta, anche solo per cinque minuti”
Una donna e un uomo inscenano una morte, provandola e riprovandola, cercando di renderla più “realistica” possibile, badando tuttavia a dettagli plateali quali una ciocca di capelli sul volto o la posa che assume un corpo privo di vita una volta caduto a terra. Da questo studio incomincia la storia di Janina Turek, partendo proprio dalla sua morte, avvenuta all’età di 80 anni a causa di un infarto, per le strade di Cracovia.