Nato nel 1928, Edoardo Fadini si distingue come uno dei più importanti critici del suo tempo, Complice il suo ampio sguardo sull’interezza del teatro, in quanto accadimento, in quanto performance, arte ma soprattutto rivoluzione. Nell’incontro del 14 dicembre 2023, dedicato ad Edoardo Fadini, appunto, e organizzato dall’Università di Torino in collaborazione con l’associazione Pratici e Vaporosi, possiamo conoscere le varie sfaccettature della sua personalità e del suo lavoro, raccontato da Sergio Ariotti, Gigi Livio, Franco Perrelli e meticolosamente raccolte da Armando Petrini e Giuliana Pititu nel libro pubblicato per l’editore Cue Press Scritti sul teatro. Interventi, recensioni, saggi”.
<<Parlerò di Edoardo Fadini come se fosse qui, ritengo sia necessario parlare con i morti, è una questione di tenerli in vita, per cui sta sera, litigherò con Fadini>>. Gigi Livio
Simpatico, spagnolesco, prismatico e sanguigno, il critico ed in seguito organizzatore di eventi teatrali, ha lasciato un segno indelebile nelle persone presenti in sala, come indelebile è l’inchiostro che ha impresso i suoi pensieri, le sue parole, le sue azioni su carta. Un uomo, Fadini, che infiamma la critica teatrale, restituendola al pubblico pregna di dialettica e ideologia, una scrittura che non impone un pensiero indiscutibile ma che vuole essere un punto di partenza e di riflessione per chiunque la legga. Le sue critiche vengono definite di altissimo livello, il suo lavoro è notevole ed imponente anche nella quantità, la sua attenzione, rivolta al teatro d’avanguardia in opposizione a quello ufficiale, accompagna la sua lotta politica nella ricerca di un teatro che sia pubblico. La ricerca della contraddizione è una parte fondamentale della sua visione, una caratteristica tipica di chi indaga a fondo nell’ambito stesso dell’accadere, cercando domande a cui il teatro possa rispondere. Franco Perrelli, definisce il lavoro di Fadini come “espressione significativa dell’accuratezza del critico autoriale”, colui che pensa accuratamente e che si esprime in una critica ermetica. << Ho viaggiato nel tempo attraverso i suoi articoli, dal ‘65 agli ultimissimi anni di vita, leggendolo tutto d’un fiato, il percorso risulta altalenante, segue un cambiamento significativo, ho scoperto, lavorando al libro, una figura che non conoscevo>> dice Armando Petrini, studioso teatrale e professore universitario dell’Università di Torino, nonchè co-autore del libro con Giuliana Pititu, scrittrice, autrice e studiosa di teatro che afferma << Mi interessava dare un taglio di Fadini a 360°, ci interessava riportarlo vivo perché credo abbia ancora delle cose da dire>>. La critica, si dice, sta morendo, ma come Perrelli sostiene durante la conferenza, non è così. La critica è cambiata, è a suo dire atomizzata, dissociata, dispersa nella rete, priva di quella contraddizione, di quella fiamma che brucia nell’accadimento teatrale stesso. Il Teatro segue meticolosamente il cambiamento sociale e Fadini ha saputo addirittura farne parte, cambiando con esso. La critica non è morta, ma come ha detto Gigi Livio, professore universitario, ricercatore e studioso dalla grande esperienza, è importante parlare con i morti, affinché vivano, anche eventualmente per litigare con loro. Crescere attraverso lo studio di ciò che è stato, rileggendo e conservando nei nostri occhi il punto di vista di qualcun altro. Il lavoro di Giuliana Pititu e di Armando Petrini vuole restituire l’eternità celata della critica, rammentando che muore solo ciò che si dimentica. Attraverso Sergio Ariotti, organizzatore e fondatore del Festival delle Colline Torinesi con Isabella Lagattolla, Franco Perrelli, studioso e ricercatore apprezzatissimo nel suo ambiente ed oltre, abbiamo potuto conoscere una figura che ha reso la scrittura critica pregna di significato, personalità e idee, Fadini ha dato un’identità alla critica, la sua. La scrittura è un orologio senza lancette, il cui tempo scorre senza mai fermarsi, sussurrando all’orecchio del futuro ciò che è e ciò che è stato, dandoci la possibilità di scegliere ciò che sarà. Un incontro quello del 14 dicembre, che si è concluso in un clima di ascolto, rispetto e ammirazione generale, nei confronti di chi narrava una storia senza tempo e nei confronti di chi imparava da essa. Giovani e maturi, un confronto silenzioso che Fadini ha reso possibile ancora una volta, fatto di dialettica, ideologie e contraddizioni.
Rossella Cutaia