Archivi tag: in evidenza

DANZA CIECA – VIRGILIO SIENI

Un incontro tra corpi complici

Tante sedioline, una accanto all’altra, delimitano uno spazio nel quale il pubblico viene subito inghiottito. Prendiamo posto. A disegnare l’ultimo segmento di questo cerchio sono Virgilio Sieni e il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello: seduti con la schiena appoggiata al muro, ci osservano. Al centro scorgiamo un tappeto bianco fatto di cartone e, su di esso, due blocchi di argilla. I due danzatori si avvicinano e iniziano ad occupare lo spazio: attraverso i loro corpi modellano l’area circostante disegnando linee curve, segmenti spezzati e forme circolari. Si sfiorano, si sostengono, si guidano, si completano, insieme danzano.

Continua la lettura di DANZA CIECA – VIRGILIO SIENI

FUNERALE ALL’ITALIANA

Funerale all’italiana mette in scena il rituale per eccellenza, uno dei pochi ad essere sopravvissuto e poi tramandato nei millenni: la cerimonia funebre. Da pagano, diviene nel corso dei secoli un rito il più delle volte religioso, assumendo differenti connotazioni culturali e territoriali.

Lo spettacolo nasce da un’idea autobiografica dell’attrice protagonista, Benedetta Parisi, che cura la drammaturgia con l’aiuto di Alice Senigallia: il lavoro prende vita nell’arco di quasi tre anni, evolvendosi a partire dagli appunti sul funerale della nonna dell’attrice. La Parisi racconta quanto sia stato fondamentale anche il lavoro svolto sull’ improvvisazione a partire dal testo, che porta ad un inevitabile suo ampliamento.

Continua la lettura di FUNERALE ALL’ITALIANA

L’ANGELO DELLA STORIA – INTERVISTA A DANIELE VILLA

Venerdì 14 ottobre, per il Festival delle Colline Torinesi, al Teatro Astra è andato in scena L’angelo della storia, l’ultima creazione del collettivo Sotterraneo. Abbiamo recensito lo spettacolo qui, e colto l’occasione per intervistare Daniele Villa, che ne firma la drammaturgia.

Continua la lettura di L’ANGELO DELLA STORIA – INTERVISTA A DANIELE VILLA

Intervista a Valerio Binasco

Parlare di se stessi

Attore e regista, Valerio Binasco è uno dei maestri del teatro contemporaneo italiano. Spesso porta in scena testi già nel loro significato più profondo attuali, ma riesce a volte a donargli delle tinte ancora più presenti, che fanno sembrare Amleto “quello della porta accanto”. Il suo doppio lavoro lo stimola a parlare molto con gli attori, facendoli diventare registi dei loro personaggi. Alla base di tutto, ed è anche quello che cerca di trasmettere agli attori, sono una forte emozione ed empatia, che gli permettono di studiare il personaggio partendo dalla domanda “come si sente?” per poi andare nelle parti più oscure del proprio essere. Per lui un attore che resiste alle emozioni è un cattivo attore. L’importante è non scadere in quella che definisce la pratica della “pornografia del dolore”. Non crede di avere la passione per il teatro, ma di essere un appassionato di questa “strana arte” che gli permette di fare il teatro.

Continua la lettura di Intervista a Valerio Binasco

ECLOGA XI – ANAGOOR

Domenica 16 ottobre 2022 la compagnia Anagoor ha portato in scena, al Teatro Astra di Torino, all’interno della programmazione del ventisettesimo Festival delle Colline Torinesi, Ecloga XI

Il lavoro è un’ omaggio alla parola, alla poesia. Un’allusione diretta, senza mezzi termini, ad Andrea Zanzotto  e alla sua opera IX Ecloghe pubblicata nel 1962, presso Arnoldo Mondadori Editore all’interno della Collana “Il Tornasole”.  Non a caso, il titolo principale è seguito dal sottotitolo “un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Andrea Zanzotto”, richiamo alla definizione che il poeta diede delle sue composizioni “un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Virgilio” 

Continua la lettura di ECLOGA XI – ANAGOOR

SIGUIFIN

IL GRIDO RIBELLE DELL’AFRICA

Se da un lato il balletto classico, cinque volte centenario, continua a stupirci attraverso splendidi interpreti del suo repertorio, dall’altro, nelle pieghe in continuo divenire della danza contemporanea, si fanno largo e prendono corpo forme alternative di espressione che a volte non si riesce a collocare nel pur capiente grembo di Tersicore.

Le contaminazioni continue, agenti sotto forma danzata sembrano aver definitivamente sdoganato il significato che abbiamo sempre dato alla parola Danza. 

Lo spettacolo

La parola, il gesto atletico , il grido dissonante che si mescola a piacevolissime  melodie riportano ai canti degli schiavi, prostrati ma comunque fraternamente uniti in un corteo che è cerimonia di consapevolezza di una  condizione umiliante.

Ritmico calpestio sincronico e una scena buia che ne risalta la sonorità invita immediatamente lo spettatore ad affacciarsi in terra d’Africa, successivamente una tiepida luce sagoma gentilmente i corpi che procedono a ritmo sincopato scandendo gli accenti con stamp energici e decisi. Una corposa voce femminile canta una melodia difficile da tradurre ma comunque efficace e diretta interprete dell’azione coreografica.

Così esordisce con il suo ensemble di artisti lo spettacolo Siguifin del coreografo Amala Dianor, andato in scena il 14 ottobre alle Fonderie Limone per la rassegna Torinodanza.

Sin dall’inizio si comprende subito, o almeno lo si crede, l’atmosfera e il logos, tuttavia quella forma di rituale che ci si aspetta generi e successivamente sviluppi un tema tutt’altro che astratto, sembra non arrivare. Il susseguirsi di situazioni in cui stili di danza, dal tribale all’Hip-hop dalla Breakdance al Jazz primitivo e accenni di Capoeira   si mescolano e interagiscono, sembrano elementi di un puzzle che stenta a completarsi. La palese assenza, fatta eccezione per alcuni casi, di un disegno coreografico efficace e coerente, sembra volerci distogliere dalla ricerca di un punto focale sul quale concentrare la nostra attenzione, di conseguenza ci costringe a seguire la performance di un danzatore  rispetto ad un trio che agisce in prossimità del fondale o di una coppia che dialoga in proscenio. Con questo modus si va avanti in attesa che qualcosa accada ed anche se il gesto atletico, che ormai ha completamente sostituito l’azione danzata, è di notevole efficacia il ritmo dello spettacolo si stabilizza su una linea continua e prevedibile, che non lascia spazio ne’ all’immaginazione tantomeno all’emozione. La musica, nella maggior parte dei  casi è fondamentalmente generata da percussioni di origine elettronica a volte accompagnata da un sottofondo mono accordo di tastiera anch’essa elettronica, ripetuto come un mantra. Molto più efficaci i suoni prodotti dagli stessi artisti così come i cori e gli assolo vocali sempre dal vivo. Lodevole la cantante solista che riesce a mantenere limpida e legata la voce nonostante i movimenti energici. Piccola annotazione sui costumi che richiamano le pitture di Piet Mondrian, si presume debbano rappresentare la complessa forma neoplastica che ingloba l’anima selvaggia e libera dagli schemi precostituiti, ma qui ognuno è libero di vederci quel che vuole.

Giuseppe Paolo Cianfoni

Creazione coreografia Alioune Diagne, NaomiFall, LadjiKonè, Amala Dianor

Luci Nicolas Tallec

Costumi Laurence Chalou

Musiche Awir Leon

L’ANGELO DELLA STORIA – SOTTERRANEO

A spasso nel tempo, un viaggio nel paradosso

Il Festival delle Colline Torinesi, alla sua ventisettesima edizione, prova a fare i conti con la Storia, con lo spettacolo dell’affiatata compagnia fiorentina Sotterraneo, che consegna al pubblico una creazione originale a partire da una suggestione di Walter Benjamin: un angelo che vola con lo sguardo rivolto al passato, dando le spalle verso il futuro. Un angelo che vorrebbe fermarsi per riparare i disastri provocati dall’uomo, che invece è costretto a continuare la sua corsa spinto da una tempesta chiamata progresso.

Continua la lettura di L’ANGELO DELLA STORIA – SOTTERRANEO

QUEER PICTURE SHOW – IRENE DIONISIO

O Il moderno Orlando

La sala dell’Off Topic, piccola ma accogliente, ha al suo interno un’atmosfera fumosa. Sulle poltrone sono poggiate delle palette verdi e il pubblico si chiede a cosa mai potranno servire durante lo spettacolo. Si parla tra sconosciuti, ci si confronta.

Si spengono le luci in sala e al centro della scena appare un unico attore (il premio Ubu Giovanni Anzaldo) che ci viene presentato come Orlando da una semplice scritta alle sue spalle. E come l’Orlando di Virginia Woolf attraverserà le epoche, i costrutti sociali, la morale e la “decenza”, accompagnando con il suo monologo anche lo spettatore.

Nella sua prima apparizione il protagonista indossa una gorgiera, ad indicare che il suo personale racconto ha inizio nell’epoca elisabettiana. La sua riflessione su quel periodo è molto interessante: durante l’epoca elisabettiana, infatti, alle donne era proibito calcare le scene. Quindi i ruoli femminili venivano sempre interpretati da uomini, spesso fanciulli molto giovani, che dovevano sembrare più femminili possibili. Come trucco di scena si utilizzava una polvere a base di piombo per rendere il viso pallido e attraente per i canoni estetici dell’epoca. Un artificio tossico che veniva utilizzato dalla stessa Elisabetta I. Se anche lei lo utilizzava per apparire più attraente e femminile c’era davvero differenza tra la regina e gli attori?

Qui nasce la prima provocazione dello spettacolo: cosa è femminile e cosa no? Come cambiano i canoni di bellezza con il passare delle epoche? E soprattutto, che cosa è socialmente accettabile e cosa no? Del resto, come dice una famosa Drag Queen “Siamo nati nudi. Il resto è Drag.”

Continua la lettura di QUEER PICTURE SHOW – IRENE DIONISIO

UNA IMAGEN INTERIOR – EL CONDE DE TORREFIEL

Ipnosi tra arte, luci e parole

La sinergia “Teatro & Arte” apre la 27° edizione del Festival delle Colline Torinesi l’11 ottobre al Teatro Astra di Torino. L’immensa tela che appare distesa sul palcoscenico, a un primo sguardo di carattere avanguardistico, sarà infatti la vera protagonista dello spettacolo spagnolo, insieme all’azione ipnotica e dominante dello schermo dei sottotitoli. È grazie a quest’ultimo elemento in particolare che lo spettatore rifletterà su una quantità smisurata di temi, tra cui i binomi sogno/realtà, finto/autentico, artificio/natura, presente/passato, vita/morte.

Continua la lettura di UNA IMAGEN INTERIOR – EL CONDE DE TORREFIEL

I PUPI (LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…) – GIUSEPPE MUSCARELLO

Sono le declinazioni del movimento e della postura, gli elementi su cui Giuseppe Muscarello vuole indagare nel suo lavoro “I PUPI – Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…”

È andato in scena domenica 9 ottobre alla Lavanderia a Vapore di Collegno, nell’ambito del Festival Incanti, rassegna internazionale di teatro di figura. Il lavoro è stato seguito da un breve momento di confronto col pubblico. Muscarello, in questa sua coreografia, partendo dalla grammatica dei pupi siciliani di scuola palermitana, esplora il movimento in relazione al codice dello spazio. Il confine tra cavalleria e passione, tra il lottare e l’amare, sono il fulcro su cui si dipanano i dinamici quadri costruiti dai quattro performer presenti in scena.

Continua la lettura di I PUPI (LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…) – GIUSEPPE MUSCARELLO