Archivi tag: Sergio Ariotti

HANNAH – SERGIO ARIOTTI

Nella Sala Pasolini del Teatro Gobetti è andato in scena lo spettacolo Hannah.

Il monologo, che vede la drammaturgia di Sergio Ariotti, è interpretato da Francesca Cutolo. L’intento è quello di raccontare la storia di Hannah Arendt, filosofa e politologa tedesca che ha concentrato i suoi studi sui meccanismi dei totalitarismi, risalendo alle cause ed evidenziando le conseguenze di certi eventi storici.

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PASSAGE – CONVERSAZIONE CON ALCUNI POSTERI

L’aria a Berlino era diventata irrespirabile.

Parole che risuonano senza una chiara provenienza all’interno delle cuffie bluetooth distribuite al pubblico, mentre quest’ultimo, sotto il portico di Palazzo Carignano, si guarda intorno alla ricerca della bocca che le ha pronunciate. Poi, dopo un breve giro di sguardi da una parte all’altra, l’attenzione si volge oltre le colonne, verso piazza Carlo Alberto. Poco distante, su una panchina, ecco la fonte della voce: un uomo in giacca e cravatta con una valigetta nera posatagli di fianco. Siede da solo e parla, lo sguardo fisso a terra, mentre la gente seduta sulle panchine lì accanto lo ignora o gli volge qualche occhiata incuriosita. Chi è quest’uomo? Al giudizio dei passanti che lo guardano distrattamente potrebbe benissimo sembrare un pazzo che parla da solo, non molto dissimile da certi altri personaggi peculiari che quotidianamente si lasciano intravedere in giro per il centro di Torino. Noi, però, sappiamo non trattarsi di un pazzo, bensì di un profugo: Walter Benjamin.

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NON SIETE STATI ANCORA SCONFITTI

Tra giovani alberi di ulivo e silenzio, in un museo contemporaneo e suggestivo, Massimiliano Speziani inizia a leggere.

Una protesta, una cella, suo figlio appena nato, un viaggio in Palestina, giustizia e dignità, sono i temi centrali della lettura della pubblicazione di Alaa Abd el-Fattah, in questo spettacolo a cura di Sergio Ariotti, voce narrante, con la partecipazione di Massimiliano Speziani, voce di Alaa.

Condannato a cinque anni di reclusione con l’accusa di divulgazione di notizie false online, Alaa Abd el-Fattah inizia nel carcere di Tora una lunga lotta per quei diritti che sembrano essere ancora lontani in quest’epoca veloce e progressiva. Lo sciopero della fame, durato sette mesi, è uno degli urli di protesta più struggenti contro le ingiustizie dei detenuti politici egiziani. Rivalsa, ragione ma soprattutto l’amore per suo figlio, spingono Alaa a continuare con determinazione la sua lotta per la libertà e la verità, tra processi, libertà vigilata, celle e sommosse.

La storia così irrequieta e attuale dello scrittore e blogger egiziano, comincia lungo una discesa di fogli di carta stropicciati, vuoti e stesi per terra. Una similitudine così delicata che ci avvolge in quella che sarà la vita del protagonista nei prossimi anni, oltre a essere scenografia efficace che accompagna tutto lo spettacolo. La piccola sala, infatti, è arredata da pagine bianche adagiate sui muri e da immagini di acqua di mare tra l’Egitto e la Palestina, proiettate sulla parete di fronte al pubblico. Basta il tocco di Speziani per animarle e coinvolgere lo spettatore e farlo andare oltre quella parete.

Tante sono le domande che ci poniamo di fronte alle ingiustizie di questo racconto. Perché ancora oggi esistono processi per motivi politici? Perché un padre non può assistere alla nascita di suo figlio? Perché così tanti giudici si schierano contro una protesta invece di insistere per i diritti di tutti? E, oggi più che mai, la lettura scenica di Speziani è un buon trampolino per portare lo spettatore a riflettere su quanta strada ci sia ancora da percorrere per assicurare a tutti quei diritti, a volte ancora troppo sottovalutati.

I diritti umani.

Rebecca Trio

Lettura scenica di Massimiliano Speziani dal libro omonimo di Alaa Abd el-Fattah

Adattamento e cura di Sergio Ariotti

Immagini FRANA Smashing Videos

Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria – Festival delle Colline Torinesi – Fondazione Merz

Hopefulmonster editore

FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

CONFERENZA STAMPA 28ESIMA EDIZIONE

Il Festival delle Colline Torinesi, uno degli appuntamenti più attesi dalla città di Torino, tornerà dal 14 ottobre al 15 novembre, mantenendo la veste  autunnale che ha assunto negli ultimi anni. Il festival, nato nel lontano 1996, ogni anno si ripropone come un momento in grado di far riflettere sul contemporaneo. Ciò avviene, da quasi 30 anni, sotto l’instancabile e appassionata  direzione di Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti.

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CONFINI/SCONFINAMENTI – PRESENTAZIONE DELLA 27ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLE COLLINE

Giovedì 30 giugno, nel suggestivo contesto della Fondazione Mertz, tra grandi spazi vuoti ed opere d’arte, il Festival delle colline torinesi ha presentato il programma della sua 27esima edizione, che si svolgerà dall’11 ottobre al 6 novembre 2022. Dalla scorsa edizione infatti, il festival è diventato un vero e proprio festival d’autunno, come ha rimarcato anche il direttore artistico Sergio Ariotti, durante la conferenza di presentazione

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INTERVISTA SERGIO ARIOTTI E ISABELLA LAGATTOLLA

In occasione della ventiseiesima edizione del Festival delle Colline Torinesi il Blog Teatro Dams intervista Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, fondatori, curatori e direttori artistici. 

I blogger Erica Marchese ed Edoardo Perna parlano con loro dell’origine e della natura del Festival, chiedono anticipazioni sulla prossima edizione e suggerimenti per i giovani che si specializzano nella gestione e organizzazione culturale.

Video intervista a cura di Erica Marchese ed Edoardo Perna, montaggio di Micol Sacchi, blogger del Blog Teatro Dams.

INTERVISTA A LEONARDO LIDI – IL DITO

Leonardo, puoi presentarci il testo sul quale si baserà lo spettacolo Il Dito che andrà in scena sabato 22 al Festival delle Colline?

Il testo di Doruntina Basha parla fondamentalmente di due donne a confronto, due generazioni diverse che devono in qualche modo rapportarsi con un’assenza, un lutto, un fatto tragico. Anche se non conosciamo bene il destino del ragazzo evocato nel testo, possiamo in qualche modo supporlo. È la perdita di un uomo in guerra, che è il figlio di una delle due donne ed è il marito dell’altra. Come ci si può rapportare con un fatto del genere, che parla del significato dell’assenza? Da un lato, c’è la capacità di andare avanti, andare oltre, dall’altro l’impossibilità di riuscirci e, dunque, rimanere immobili, immobilizzati in quel dolore. E’ proprio la gestione del dolore il tema che vogliamo approfondire di più, un tema che è venuto spesso fuori durante le prove con le quattro attrici.

Ecco sì, parlaci di queste quattro attrici.

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