SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE – VALERIO BINASCO

E’ tornato sulle scene del Teatro Carignano i Sei personaggi in cerca d’autore nella versione di Valerio Binasco . Una scrittura scenica che ammalia. Un classico intramontabile ancora in grado di confrontarsi con l’attualità. Il teatro nel teatro come effetto scenico e come mezzo per andare oltre la rappresentazione del copione e mostrare diverse sfaccettature della realtà. Questi i tre elementi che fanno dei Sei Personaggi di Valerio Binasco uno spettacolo molto interessante, appagante e spiazzante.

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LE MIE TRE SORELLE – ASHKAN KHATIBI

Due date con il tutto esaurito, un pubblico vasto ed eterogeneo in cui si incontrano persone e culture diverse.  Entrando nella sala del Teatro Astra, si viene accolti da un ambiente raccolto. Le pareti scure di cemento assorbono i rumori, lasciando spazio solo ai suoni della scena e ai respiri del pubblico, che si fondono in un silenzio denso di aspettativa.

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LE BACCANTI – I MARCIDO

Come starebbe Dioniso con un paio di scarpe col tacco? Alla ricerca del dionisiaco, i Marcido ci offrono una moderna interpretazione della tragedia di Euripide al Teatro Gobetti di Torino. Esattamente come la divinità ambigua, sia uomo che donna, giocosa e terrificante a un tempo, questo spettacolo esplora l’inconscia sfrenatezza di Bacco restando in un limbo di comicità e orrore.

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L’UOMO PIÙ CRUDELE DEL MONDO – DAVIDE SACCO

“Vedo la mia stessa razza che uccide, in un modo o nell’altro uccide, tortura, sevizia, quindi se voglio appartenere alla gloriosa stirpe degli uomini che cosa devo fare? Schifo. Tutto qua.”

Sta di fatto “tutto qua” il significato de L’uomo più crudele del mondo di Davide Sacco, in questa specie di banalità del male (per sfruttare un’espressione molto fortunata) che inebria l’uomo comune appena egli percepisce anche solo il più vago sentore del Potere, facendolo sentire libero e soprattutto giustificato a dare il peggio di sé, poiché circondato da tanti altri che fanno esattamente la stessa cosa.

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MADRI – DI DIEGO PLEUTERI, CON LA REGIA DI ALICE SINIGAGLIA

Nelle insenature della memoria

Un tavolo, delle sedie, microfoni, leggii, scatoloni per terra. Forse una cucina; ma più che in un ambiente domestico ci troviamo in un luogo metafisico, un luogo dell’interiorità. Un ripostiglio zeppo di oggetti che costituiscono l’io. Un posto di pieni e soprattutto di vuoti. Potrebbe essere una stanza tratta da un film di Lynch o di Gondry, o ancora la stanza piena di tavoli e sedie di Cafè Müller. Siamo nella sala Pasolini del Teatro Gobetti, e questa è la scena in cui si  svolge Madri, scritto da Diego Pleuteri, attore e drammaturgo, che si è formato alla Paolo Grassi come drammaturgo e poi è stato allievo della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino sotto la direzione di Leonardo Lidi.

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LA NOTTE DELLE ALTERAZIONI -CONFERENZA CON MARCO MARTINELLI ED ERMANNA MMONTANARI- TEATRO DELLE ALBE

La voce di Ermanna Montanari riecheggia forte e vibrante tra le mura dell’Università di Torino durante la conferenza tenutasi il 12 febbraio, a cura di Armando Petrini, Mariapaola Pierini e Leonardo Mancini, in occasione del laboratorio Purgatorio dei poeti, svoltosi dall’11 febbraio al 13 febbraio con una restituzione teatrale presso il Teatro Stabile di Torino, alle Fonderie Limone il 15 febbraio. L’attrice pluripremiata ha al suo fianco Marco Martinelli, regista, sceneggiatore, drammaturgo e artista poliedrico, nonché suo compagno di vita. Menti creatrici e motrici del Teatro delle Albe, i due artisti ospiti ci regalano momenti di profonda umanità, raccontando come attraverso la Voce, l’essere umano possa conoscere e maneggiare l’arte dell’accadere. La Voce, da vòx- vocis, ovvero suoni emessi dall’essere umano, è da sempre la protagonista indiscussa del lavoro del Teatro delle Albe. Dono primordiale dell’uomo e della donna, è la voce uno strumento chiave per la conoscenza del mondo che ci circonda e per la restituzione autentica che possiamo dare ad esso in quanto attori sociali. <<La voce serve per ascoltare>> dice Ermanna Montanari <<l’urlo è ciò che afferma la nostra presenza nel mondo dal momento della nostra nascita>>. Simbolo di luce e vita, la voce ci permette di irrompere sulla terra e dialogare con ogni piccola parte della natura, dal legno del palcoscenico passando per la nostra anima. Quest’ultima, l’elemento più animale e dionisiaco dell’essere umano, governa ogni spettacolo delle Albe, in una genuina rappresentazione teatrale che può essere portata al suo apice solo da chi, prima di essere colpito dalla divina luce di un riflettore, scende giù negli inferi e naviga nel più profondo significato dell’ardere. Don Chisciotte ad Ardere appunto, tenutosi l’estate del 2024 a Ravenna presso il Palazzo Malagola, è stato uno spettacolo dalle note antiche, ricco di ogni tipo di arte, dinamico e dotato di armonia nella sua complessa e, mi permetto di dire, geniale struttura. L’atmosfera creata dagli attori e da Ermanna e Marco, al sopravvenire del buio, ha regalato una notte magica, colma di meraviglia, una notte, come direbbe Ermanna, di alterazioni. Uno stupore che spero possa essere colto dai giovani coinvolti nel laboratorio Purgatorio dei poeti, chiamati a partecipare al Don Chisciotte in fieri 2025. Attraverso le chiamate pubbliche, l’ultima di questo 19 febbraio, l’attrice e il regista si muovono attivamente per trasmettere la passione che il Teatro regala. Ermanna e Marco non governano tuttavia solo l’unica arte del tempo presente, hanno infatti anche lavorato ad alcuni lungometraggi tra cui ER, lavoro di punta del regista, del quale abbiamo potuto apprezzare, nuovamente, alcuni frame in questa conferenza dopo la collaborazione con il Cinema Massimo dell’anno appena trascorso. Noi giovani, attori principali dell’attività del Teatro delle Albe siamo chiamati ad agire nell’arte della vita, del tempo presente, con la disciplina dell’animo umano, quella più pura. Una disciplina che lavora sul movimento e la consapevolezza della magnifica macchina che è il corpo umano, una consapevolezza che si raggiunge con la complicità di un gruppo e con una guida, il Corifeo, il cui nome, in questo caso, è Marco Martinelli che insieme ad Ermanna Montanari, con pazienza, gentilezza, competenza ed ardore, ci regaleranno quest’anno, un’altra notte delle altERazioni.

Rossella Cutaia

GISELLƎ – COMPAGNIA CORNELIA | NYKO PISCOPO

Ambientato nella contemporaneità del Teatro Astra, l’8 febbraio 2025 è andata in scena la Prima Assoluta di Gisellə, interessante reinterpretazione del celebre balletto romantico del 1841. Rumori, suoni, riverberi e vibrazioni, opera dell’innovativo lavoro del compositore Luca Canciello, trasportano lo spettatore in una dimensione eterea, alienante e distopica. Il confine tra realtà e fantasia, concretezza e virtualità si intreccia e a tratti si fonde, diventando un tutt’uno.

LA VEGETARIANA – DARIA DEFLORIAN

Tre scene dal romanzo di Han Kang

In alto a sinistra compaiono i titoli dei tre atti in cui è scandito lo spettacolo che Daria Deflorian e Francesca Marciano hanno scritto riprendendo la struttura dell’omonimo romanzo di Han Kang (Adelphi, 2016). Si susseguono così, contrassegnati da colori, i punti di vista del marito (Gabriele Portoghese), del cognato (Paolo Musio) e della sorella (Daria Deflorian), che sono contemporaneamente prima e terza persona insieme, alternando dialoghi a racconti, a tratti quasi come fossero letture.

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BAHAMUTH – REZZAMASTRELLA

Si narra, nelle mitologie del Medio Oriente e nelle mitologie arabe, di un enorme e possente pesce che sostiene sulla sua schiena la Terra e tutto ciò che si trova su di essa. Sotto di lui l’ignoto, nulla si conosce e tutto si colloca nel mistero. Questa creatura, la cui storia varia in base ai periodi storici e culturali, si chiama Bahamuth ed è divenuta il il simbolo del desiderio di conoscere l’ignoto. Ora è il titolo dello spettacolo di Rezza-Mastrella. La coppia artistica non è però interessata a riprendere il racconto; piuttosto si ispira ad esso, lo esplora, con l’interesse di comunicare qualche cosa che non sia mitologico ma reale e attuale. I personaggi portati in scena rappresentano uno stereotipo sociale e culturale. Lo spettacolo è satirico, comico, provoca risate che cadono nel profondo di ferite ancora aperte. È un lavoro adatto a tutte le fasce di età perché i personaggi, gli “stereotipati” dell’attualità li conoscono anche i più piccoli.

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