Il 7 maggio 2018 al Teatro Gobetti si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della stagione 2018/2019 del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Il presidente del Teatro Stabile, Lamberto Vallarino Gancia, e il direttore Filippo Fonsatti, introducono le novità della nuova stagione. Già il 2018 è iniziato con un “tridente artistico” formato dal nuovo Direttore Artistico Valerio Binasco, dal Dramaturg residente dello Stabile che si occupa della parte di ricerca, Fausto Paravidino, e da Gabriele Vacis per la formazione, nel ruolo di Direttore della Scuola per Attori. Un punto di svolta per lo Stabile volto a consolidare un rapporto complementare tra le sue diverse funzioni quali la produzione, la formazione e la ricerca.
La parola poi passa al direttore artistico Valerio Binasco, un vero mattatore, che si prende la scena. Ci racconta, teatralizzando la lettura, la sua idea di teatro e l’orizzonte a cui vuole tendere la nuova stagione. Comincia a parlare di sé e spiega diversi problemi a partire dai quali si è posto delle domande. Ha cercato di girare a largo dalla cattiva recitazione e che continuerà a provarci. <<La recitazione ha a che fare spesso con le bugie e l’unico metodo per dire buone bugie è nel crederci>>. Quindi il problema numero uno è con se stesso.
Il secondo riguarda il suo modo di fare e concepire la regia. Un teatro come prassi che per manifestarsi, non ha bisogno di ragionamenti, ma solo di alcune condizioni fisiche dove persone fatte in carne e sangue incontrano persone immaginarie e in uno spazio dove poter agire. Quindi un regista deve scegliere le persone e lo spazio in cui farle agire e mettersi in ascolto profondo di quel che accade tra attori e lo spazio.
Cita poi uno dei suoi maestri che lo ha influenzato con i propri scritti, Peter Brook. Da lui ha preso anche l’abitudine a lavorare sugli esercizi. La recitazione va continuamente nutrita, stimolata, coccolata.
Il terzo problema riguardo l’idea del mondo. Per avere un’idea di teatro ci vuole un’idea di mondo, e quindi dell’uomo. Binasco è innamorato della vita degli uomini , e da lì nasce la sua vocazione teatrale . Il suo lavoro è un tentativo di narrare questo amore, condividerlo col pubblico, ma le persone non si meritano tutto questo amore.
Quest’anno darà il via ad un Ensamble, chiamato Lemon Ensamble che si terrà alle Fonderie Limone, dove gli attori vivranno e studieranno e metteranno in scena Shakespeare. Oltre a questa novità, un’altra è quella di dare spazio ai giovani, non relegandoli in una sezione a loro dedicata, per esempio delle nuove scoperte, ma integrandoli con gli altri registi e attori.
Un ultimo punto da lui affrontato è il lavoro sui classici. Teatro è un gioco, una festa. Festa dei sentimenti umani, festa delle storie che l’umanità ha raccontato su se stessa e sui suoi sentimenti. L’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola. Un teatro classico che ha continuato ad essere contemporaneo nei secoli. Siamo tutti contemporanei, almeno da Socrate in poi.
Questa è l’idea di teatro di Valerio Binasco. Ma veniamo agli spettacoli in programma per la prossima stagione. Qualche numero: 67 spettacoli di cui 17 produzioni, 32 spettacoli ospiti e 18 di Torinodanza. Proposte che spazieranno dai grandi classici, portati in scena anche in modo innovativo, alla drammaturgia contemporanea. Un programma molto ricco, attento alla valorizzazione dei talenti emergenti e sempre più internazionale, come conferma l’inserimento del Teatro Stabile di Torino (unico teatro italiano) nel prestigioso network Mitos 21, composto dai più importanti teatri europei.
Nucleo centrale, come di consueto, sarà il progetto produttivo: a portare in scena i classici in modo originale, mantenendo un rispetto del testo risaltandone l’attualità, sarà Valerio Binasco con Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni (spettacolo di apertura della stagione al Teatro Carignano) e Amleto di William Shakespeare. A mettere in scena altri classici saranno Antonio Latella che dirigerà L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi di Sergio Tofano e Nino Rota; Filippo Dini che curerà la regia di Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello, con Giuseppe Battiston e Maria Paiato, arte e vita si disintegrano sulle tavole del palcoscenico, potente metafore sull’incertezza delle relazioni; Jurij Ferrini regista e interprete di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.
L’impegno Internazionale si conferma con la produzione de La Maladie de la mort, una profonda esplorazione dell’intimità, della pornografia e del sesso, diretto dalla regista inglese Katie Mitchell, coprodotto con il Theatre des Bouffes du Nord, e con Nora/Natale in casa Helmer diretto da Kriszta Szekely, giovane regista ungherese; Alain Platel porterà in scena Requiem Pour L., riflessione sofferta sul tema della morte intesa come parte sostanziale e sublime della vita, come esperienza umana e spirituale.
La valorizzazione della drammaturgia contemporanea avviene con la messa in scena per esempio de La ballata di Johnny e Gill di Fausto Paravidino , un viaggio della speranza; Sei di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, che si soffermano per la prima volta su un testo pirandelliano; la difficoltà di vivere con un malato, le dinamiche famigliari che si incrinano di fronte ad un disturbo mentale, il rapporto tra genitori ed adolescenti, e un omicidio sono presenti in Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon diretto da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani; Il canto della caduta di Marta Cuscunà, giovane talento emergente, artefice di un teatro impetuoso e coinvolgente, racconta della fine di un regno delle donne e l’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada, con la presenza di robot analogici creando una sinergia tra arte e tecnologia; Francesco d’amore e Luciana Maniaci mettono in scena Petronia, interrogandosi sull’immaginazione come unica forza capace di rivoluzionare le nostre vite.
Tra le produzioni ci saranno anche Se questo è un uomo di Valter Malosti; tornerà Novecento di Alessandro Baricco diretto da Gabriele Vacis e Mistero Buffo di Dario Fo, per la regia di Eugenio Allegri.
Altri spettacoli saranno Il giocatore da Fedor Dostoevskij diretto da Gabriele Russo ; I miserabili da Victor Hugo e diretto da Franco Però; Massimo Popolizio porterà in scena Ragazzi di vita di Pasolini; sarà presente anche Cechov con Il Gabbiano per la regia di Marco Sciaccaluga; Il vangelo secondo Lorenzo portato in scena da Leo Muscato; Giuseppe Cederna dirige Mozart-Il sogno di un clown; sarà presente inoltre Gabriele Lavia con I ragazzi che si amano da Jacques Prevert; Emma Dante con La scortecata.
Molti altri nomi comporranno la prossima stagione dello Stabile di Torino. Tutti insieme formeranno, per riprendere alcune delle parole di Valerio Binasco, una festa, perché il teatro è una festa, a cui tutti siamo invitati.
Torino, 7 maggio 2018
INFO STAMPA: Area Stampa e Comunicazione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
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