Posti a sedere pieni alla scuola Holden. Lo spettacolo si apre con una giovane attrice (Matilde Vigna) seduta di spalle al pubblico in procinto di osservare un video. Nel primo Canto, la ragazza interpreta una prostituta kosovara provata dalla guerra dei Balcani, tanto che analizza il sangue e la carneficina delle vittime legandola alla parola “formaggino”. Questa parola risuona il tutto il primo Canto insieme alla presenza del colore arancione. Lo schermo si apre con l’immagine di Eros Ramazzotti che canta Terra Promessa. L’attrice è fortemente attratta dalle parole del cantante perché spera che in futuro ci sia realmente un luogo per poter scappare via da quell’orrore. Al lato del muro troviamo l’ attore (Giulio Cavallini) quasi sempre in ombra, che non parla per tutto lo spettacolo ma è sempre presente facendo percepire i fantasmi dei vari personaggi che interpreta. Ci penserà lo schermo dietro di loro a creare una voce Over che rispecchia i loro pensieri inconsci.
Nel secondo Canto, la narrazione è totalmente diversa. Siamo in Palestina, questa volta viene analizzata la storia di una donna kamikaze, vittima di non poter concepire. “Ho i ferri in pancia” questa è la frase che affiora più e più volte, è vittima di se stessa. Il video, in questo caso, prende maggior rilievo perché l’attrice sviluppa una doppia identità, quella riflessa nello schermo e quella presente sul palco. Entrambe si scambiano pensieri, canti, dialoghi da far venire i brividi.
Il terzo Canto si conclude con la storia di una suora nell’Italia del medioevo innamorata follemente di Gesù. Il racconto si basa su una notte di passioni mistiche tra lei e Gesù che la donna non rivelerà per non sembrare una pazza. In realtà il messaggio è fortemente allusivo e crudo allo stesso tempo. L’ odore dell’incenso, la presenza delle candele e l’esaltazione del crocifisso fa sembrare di essere realmente in chiesa lasciando un finale amaro.
In questo spettacolo la presenza del video è costante, l’audio e i suoni sono perfettamente connessi, trovando giochi di animazione, di sovrapposizione e di condivisione. L’attrice Matilde Vigna è riuscita ad impressionarmi per la sua completezza, il suo carisma e la sua potenza nell’interpretare tre identità totalmente diverse, mentre l’attore Giulio Cavallini è riuscito a far riemergere in tutto lo spettacolo la presenza dello sguardo maschile che incombe.
Direi che lo scrittore Massimo Sgorbani è riuscito a pieno nel suo intento. Spero di poter rivedere lo spettacolo in un palcoscenico più grande.di Massimo Sgorbani
regia Michele Di Mauro
con Matilde Vigna
adattamento e progetto sonoro Michele Di Mauro
luci e scene Lucio Diana
video Giulio Maria Cavallini
suono Alessio Foglia
make up artist Katerina Di Mauro
studio di registrazione Arca Studios Torino
factotum Elvis Flanella
produzione Teatro Piemonte Europa/Festival Delle Colline Torinesi
Grazie a Gabriele Zecchiaroli e Carmela Santoro
Recensione a cura di Alessandra Nunziante