Avere un milione di idee in mente, progetti artistici, sperimentazioni e non sapere da dove partire per mettere in atto la moltitudine di collegamenti tra studio e azione. Noi iscritti al Dams conosciamo bene questa situazione che ci angustia dal primo anno di università. Parole stampate e nient’altro, a meno che non sia tu a metterti in gioco. Il mondo del quale abbiamo scelto di far parte è così, e questo tipo di preparazione ci mette davanti la cruda realtà: il punto di partenza devi essere tu.
Rapahel Bianco conosce bene la situazione dei giovani artisti, spesso con troppe cose da dire e pochi mezzi. Decide così di creare “Showcase”: un’opportunità per giovani coreografi di esprimere la loro visione utilizzando i mezzi di una compagnia professionale.
Quattro composizioni che spaziano nei temi e nelle modalità, create da quattro menti desiderose di comunicare al pubblico una parte del loro pensiero.
Cristian Magurano, danzatore della Compagnia EgriBiancoDanza, insieme a Vincenzo Criniti ha presentato “Umana mente”. Una lotta per la supremazia, dove il più forte ha la possibilità di vincere nell’assenza di regole e sportività. Il coreografo cerca di sviscerare il tema della violenza portando in scena continui atti di crudeltà che fanno oscillare l’animo dello spettatore ora verso la compassione per le vittime, ora verso il sadico desiderio di giungere fino alla fine della rappresentazione. Abbiamo un andamento circolare della composizione: le luci si accendono su un grumo di corpi privi di vita dipinti sul palco come nella celebre “Zattera della Medusa”. Dopo i primi tentativi di movimento le richieste d’aiuto si fanno più intense dando via alla corsa verso la morte. Noi spettatori siamo davanti ad uno schermo, con un controller in mano, la musica elettronica a tutto volume e cerchiamo di far sopravvivere il nostro avatar nel videogioco progettato dall’artista. Soltanto uno sarà il vincitore della partita lasciando i corpi esanimi dei compagni sparsi sul campo di battaglia. Cristian Magurano ci pone un quesito: continueremo ad essere così disumani anche con i nostri simili, con esseri viventi di altre specie e con il pianeta che ci ospita? Il joystick siamo ancora noi ad averlo in pugno, e dovremmo utilizzare questo potere per un cambio di rotta prima di trovarci a dover sopravvivere su un pezzo di legno in mezzo al mare.
Giovanni Napoli con “Né mai sì dolci baci avrai” propone il tema più utilizzato di sempre. Quello che troviamo nelle canzoni alla radio, nelle commedie leggere al cinema, nei romanzi più venduti: l’amore. Cosa può aggiungere un coreografo esordiente ad un argomento mainstream? Darci la sua versione di un sentimento che non può essere descritto in un unico modo.
Il racconto si concentra sullo sviluppo di una relazione che come il tappeto di foglie autunnali sul palco, appassirà davanti ai nostri occhi. L’arrivo di una terza persona nella vita di coppia porta fuori centro gli equilibri che vedono un alternarsi di momenti solistici, passi a due e sincronia dei tre danzatori. L’autore adotta la semplicità e la chiarezza del linguaggio coreografico per coinvolgere lo spettatore che ha la possibilità di rispecchiarsi nella trama. Il graduale passaggio da una situazione di stabilità, verso la confessione del tradimento si fa via via più tormentato portando in conclusione la nascita di una nuovo legame. L’abbandonata ci comunica il suo tormento contorcendosi nella sua solitudine in contrasto alla staticità della coppia che si è consolidata davanti ai suoi occhi.
La coreografia di Adriano Bolognino prende come punto di partenza l’opera della designer Barbara Kruger: “Your body is a battleground”. A danzare sono tre figure femminili etichettate con un enorme adesivo incollato al petto.
Il coreografo comunica l’indignazione che prova portando in scena una composizione dove le costrizioni sociali addossate alla donna diventano vive attraverso il corpo androgino delle ballerine. Nell’assenza di musica sentiamo il respiro sempre più affannato: una conseguenza della mancanza d’aria procurata dalla fune rossa che lega le danzatrici prima tra loro, poi singolarmente.
Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana, in uno dei suoi celebri discorsi dichiara:
Insegniamo alle donne a restringersi, a farsi piccole. Diciamo alle ragazze: “Puoi essere ambiziosa, ma non troppo. Dovresti puntare ad avere successo, ma non troppo, altrimenti gli uomini ti vedranno come una minaccia.”
In queste parole possiamo ritrovare il messaggio che l’artista vuole inviare al pubblico. Adriano Bolognino ci ricorda che per essere femminista non è obbligatorio essere una donna, ma una persona che crede nella parità sociale, economica e politica dei sessi.
Una menzione speciale va fatta a Vanessa Franke, che ha trasformato un errore tecnico durante l’esibizione in un vigoroso grido capace di scuotere la sensibilità degli spettatori.
Vincenzo Criniti conclude la serata con “Il gioco del mondo”. Una coreografia, che suscita più di una volta le risate spontanee al pubblico, e ci riporta indietro nel tempo, in un viaggio verso momenti spensierati della vita dove le preoccupazioni nella giornata sono quasi assenti. Ed è proprio la preoccupazione di narrare una storia a mancare volontariamente nella composizione. Si lascia spazio alla ripetizione frenetica e tendente all’infinito del gioco della campana eseguito da tutti almeno una volta durante l’infanzia. Ci troviamo in un paesaggio marginalizzato rispetto alle altre composizioni, dove la danza propone una ricerca e una sperimentazione di linguaggi e modalità di esecuzione. Vincenzo Criniti parte da un gesto riconoscibile dal pubblico e lo trasforma in passo di danza. Non dobbiamo farci ingannare dalla apparente semplicità della sequenza, perché ai danzatori è richiesto uno sforzo fisico non indifferente per portare a termine l’esecuzione. Questo viene ironicamente reso noto dai ballerini rompendo i canoni classici e donando un momento comico per lo spettatore.
Davide Peretti
“Umana mente“
coreografia Cristian Magurano
danzatori Ester Bega, Elisa Bertoli, Simona Bogino, Maela Boltri, Vanessa Franke, Lara Di Nallo, Saverio Cifaldi, Alessandro Romano, Paolo Piancastelli
“Né mai sì dolci baci avrai“
coreografia Giovanni Napoli
danzatori Ester Bega, Lara Di Nallo, Paolo Piancastelli
“Your body is a battleground“
coreografia Andriano Bolognino
danzatori Elisa Bertoli, Maela Boltri, Vanessa Franke
“Il gioco del mondo“
coreografia Vincenzo Criniti
danzatori Ester Bega, Simona Bogino, Saverio Cifaldi, Lara Di Nallo
Compagnia EgriBiancoDanza
Direttrice Susanna Egri
Co direttore e coreografo residente Raphael Bianco
Fotografie Teo Boltro