Se mi venisse richiesto di definire questo spettacolo con poche parole, immediatamente penserei a : flusso – energia – libertà.
Sono effettivamente queste le sensazioni che ho percepito nella sera di sabato 18 gennaio 2020 nella sala della Lavanderia a Vapore di Collegno.
Ho assistito a Temporal, uno spettacolo di danza, che vede come protagonista il Balletto Teatro di Torino, accompagnato dal vivo dalle note di Julia Kent, violoncellista canadese di fama internazionale.
Il percorso della Kent, inizialmente, la vede all’interno del gruppo statunitense di alternative rock “Rasputina” e di un gruppo pop barocco, gli “Antony and the Johnsons”. Approda successivamente alla ricerca sonora, perfezionando l’uso della loop station, a volte in solitaria o in ensemble con altri artisti contemporanei. “Temporal” è il nome del suo quinto ed ultimo album pubblicato a gennaio del 2019.
Ero molto curiosa, all’inizio della serata, di vedere quale sarebbe stato l’esito di questa fusione dell’arte della musicista canadese e del corpo di ballo del Balletto Teatro di Torino, entrambi con percorsi artistici volti alla ricerca. Una ricerca sonora, come abbiamo detto per la violoncellista canadese, e una ricerca del movimento che caratterizza la compagnia BTT dai tempi della sua fondazione nel 1979.
La scena, spoglia da qualsiasi accenno di scenografia, presenta sul lato destro Julia Kent con il suo violoncello nero e la sua loop station e in centro i sei ballerini riuniti in cerchio che a turno entrano in esso, ognuno continuando a ballare. Le luci si affievoliscono e il pubblico, che si prepara ad essere assorbito dallo spettacolo, accoglie il silenzio. La sala è gremita.
Da subito ciò che possiamo apprezzare è la tecnica dei ballerini che mostrano le loro capacità muscolari non rinunciando alla leggerezza che li contraddistingue. Come se in trasparenza attraverso il corpo di ogni singolo ballerino riuscissimo a cogliere l’impulso vitale che li muove, un movimento senza costrizioni né catene, quasi fosse un flusso libero di pensieri, di opinioni, di sensazioni. Elementi che percepiamo nell’aria, accompagnati dalle sonorità sfuggenti e, a tratti, malinconiche del violoncello che colorano l’ambiente.
Un intrecciato mescolarsi di linguaggi diversi: musica, danza e arte visiva diventano un tutt’uno. Le ombre vorticose dei ballerini generano un effetto quasi ipnotico di una giostra che, imperituramente, ci mostra lo scorrere delle cose. Ci viene presentata l’eterna mutazione della realtà che ci circonda e dell’umano stato di caducità, come senso della vita stessa.
Così come i corpi rendono perfettamente questa idea, ugualmente la musica, avvolgendoci completamente, ci accompagna verso uno stato di profonda riflessione. Ha la capacità di riempire tutti gli spazi vuoti. Alla stregua dell’acqua, lei occupa inesorabile ogni vacuità, lasciandola senz’aria. Ed è proprio così che ci sentiamo quando assistiamo a questo spettacolo: senza aria, senza parole. Un piacevole viaggio cullati dalle note di Julia Kent e dai movimenti coinvolgenti dei ballerini. Ci si sente immersi in questo flusso.
Sul lato sinistro, più in profondità rispetto a dove i performers agivano, vi era una installazione di Fabio Perino intitolata “My Inner Space”. Il giovane artista torinese vuole con questa affrontare una ricerca che interroga la dimensione della soggettività con quella della spazialità attraverso un’indagine sui “contenitori simbolici” in cui la corporeità trova la sua dimensione. L’installazione è pensata come uno spazio astratto, con luci e geometrie formali che ne segnano i confini, da cui la performer Viola Scaglione entra ed esce ballando.
Penso inoltre che lo spettacolo non sia piaciuto soltanto a me, ma anche a tutto il pubblico convenuto, che ha lodato i performers con grati e prolungati applausi.
Alessandra Botta
Musica eseguita dal vivo da Julia Kent
Scultura installativa di Fabio Perino My Inner Space
Luci Gustavo Boetti
Elaborazione coreografica a cura dei Danzatori del Balletto Teatro di Torino
Fotografie Roberto Poli