“Il nemico più pericoloso per la nostra comunità è la maggioranza”
Un nemico del popolo di Massimo Popolizio è il vincitore del Premio Ubu 2019 come miglior spettacolo dell’anno.
L’Ibsen di Popolizio restituisce un clima molto più western dell’originale. Ambientato in una non precisata cittadina degli USA dell’Ottocento, Un nemico del popolo racconta la storia della lotta per la verità condotta dal dottor Thomas Stockmann (Massimo Popolizio), il quale scopre che le acque delle terme cittadine (le quali sono la maggiore fonte di guadagno per il paese) sono contaminate. Il dottor Stockmann vuole dunque rivelare a tutti il problema, appoggiato inizialmente da Hovstad (Paolo Musio), direttore del giornale “La voce del popolo”, Billing (Tommaso Cardarelli), redattore del medesimo giornale, e dall’editore Aslacksen (Michele Nani). Dall’altro lato del fronte vi è invece il sindaco Peter Stockmann (Maria Paiato), fratello di Thomas, che vuole manipolare l’informazione per interessi economici. Il sindaco infatti sa che i costi per la manutenzione sarebbero troppo alti e non appena comunica ciò a Hovstad, Billing e Aslacken, nessuno dei tre è più dalla parte del dottor Stockmann. Egli durante un’assemblea cittadina cerca di esprimere lo stesso la sua opinione in merito alla questione, ma viene tacciato come “nemico del popolo”, la sua casa viene vandalizzata e perde il lavoro. Nonostante tutto però il dottore decide di non andarsene dalla cittadina bensì di continuare a lottare, consapevole sia della sua forza sia della sua solitudine.
La messa in scena di Popolizio risulta originale e innovativa. Egli dà molto spazio alla figura dell’ubriaco, interpretato da un brillante Martin Chishimba, il quale diventa una sorta di narratore della vicenda. L’ubriaco è un reietto della società, eppure è la figura più simile al dottor Stockmann: il legame tra i due è molto chiaro a livello visivo sia durante la scena dell’assemblea cittadina, in cui, a un certo punto, essi sono seduti per terra mentre tutti gli altri personaggi si trovano in piedi o seduti su delle sedie, sia nella scena finale, in cui il dottor Stockmann, voltando le spalle al pubblico, cammina verso l’ubriaco, che gli tende una mano. Ogni movimento di Martin Chishimba è come una danza, perfettamente studiato in ogni minimo dettaglio e la sua recitazione è come una musica: lo spettatore è portato a perdersi nel suono delle parole da lui pronunciate.
È interessante poi concentrarsi su due oggetti ricorrenti dello spettacolo: il bastone e il cappello. Durante una scena il sindaco Stockmann, ruolo che è valso alla straordinaria Maria Paiato il Premio Ubu 2019 alla migliore attrice protagonista, rimprovera il fratello dicendo che non sono sufficienti un bastone e un cappello per fare un sindaco. Bastone e cappello sono infatti due accessori che fanno parte anche del costume dell’ubriaco e alla fine dello spettacolo, il dottor Stockmann indossa un cappello e tiene l’ombrello come se fosse un bastone. I tre dunque hanno degli accessori in comune ma ognuno li porta in modo diverso, come a sottolineare la loro diversa moralità.
Per quanto riguarda la scenografia, essa è costituita da muri di un’unica texture, i quali si compongono in modo diverso per formare nel primo, nel secondo e nel quinto atto la casa del dottor Stockmann, nel terzo atto la redazione del giornale “La voce del popolo” e nel quarto atto una sala conferenze. Le luci hanno un carattere naturalistico.
Un nemico del popolo è sorprendentemente un testo molto attuale e uno specchio della nostra società. I giornalisti Hovstad e Billing cercano quasi maniacalmente di stare sempre dalla parte della maggioranza: inizialmente i due vogliono ribellarsi al potere, facendo circolare la notizia delle acque contaminate, ma appena scoprono che la manutenzione avrebbe costi esorbitanti, che l’economia della città avrebbe dei grossi problemi e che quindi il popolo non approverebbe la cosa, essi non hanno problemi a fare i volta gabbana, mostrando la loro dipendenza dall’approvazione popolare.
Interessante è poi il discorso sul concetto di maggioranza e di popolo: quali sono le prerogative per definire un gruppo di persone, un popolo? E se al mondo ci sono più idioti, la maggioranza è davvero un valore? Ha davvero senso che le scelte importanti vengano prese anche da persone senza gli strumenti per capire davvero i problemi da affrontare? Quesiti sempre attuali.
Alessandra Vita
Di: Henrik Ibsen
Regia: Massimo Popolizio
Traduzione: Luigi Squarzina
Con: Massimo Popolizio, Maria Paiato, Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini, Flavio Francucci, Cosimo Frascella, Francesco Santagada, Duilio Paciello, Gabriele Zecchiaroli.
Scene: Marco Rossi
Costumi: Gianluca Sbicca
Luci: Luigi Biondi
Suono: Maurizio Capitini
Video: Lorenzo Bruno e Igor Renzetti
Assistente alla regia: Giacomo Bisordi
Una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale