10MG

10mg parla della mercificazione della malattia attraverso il sistema pubblicitario. Sempre più frequentemente, infatti, attraverso il marketing e la pubblicità viene cambiata la percezione dei disagi quotidiani, che diventano vere e proprie malattie. La pubblicità funziona a tal punto da trasformare molte persone in pazienti e il farmaco, per costoro, diventa come una droga. I nomi dei farmaci usati in questo testo non sono reali, ma ogni malattia menzionata lo è poiché la realtà (come spesso accade) supera di gran lunga la nostra immaginazione.
Due sono i mondi che si muovono, come su binari paralleli, in questo testo: quello di una famiglia e quello di una casa farmaceutica. Nella prima, la Moglie e il Marito sembrano non comunicare e subiscono in modo diverso il problema di un figlio a cui è stato diagnosticato l’ADHD. Nella seconda, il Direttore marketing e la sua segretaria sembrano invece comunicare esclusivamente per ragioni lavorative: dopo aver concluso con successo la campagna pubblicitaria per un farmaco contro l’ADHD, stanno lavorando a una nuova per un prodotto contro il dolore da lutto.

Se in un primo momento il Dottore e il Direttore della pubblicità sembrano farla da padrone la fine dello spettacolo lascia aperta una riflessione: il mondo del marketing diventa succube e vittima dei prodotti da loro stessi creati, creando così un intreccio tra i due mondi, che risultano essere entrambi “malati”, l’unica soluzione possibile alla sofferenza è quindi il recupero di un po’ di sana umanità nelle relazioni e di ascolto reciproco.

La scenografia è nel complesso piuttosto efficace e cambia spesso, costruita con molti oggetti ma al contempo piuttosto minimalista e ricorsiva, l’elemento che colpisce di più è una grande mensola piena di medicinali che funge spesso anche da sipario nei cambi di scena.

Il rapporto con gli oggetti risulta convincente e di forte impatto visivo: gli attori colmano così – almeno in parte – attraverso il movimento espressivo quello che è sul piano della pura recitazione un livello che potrebbe essere definito “medio” ( se si considera il panorama attoriale italiano).

I costumi sono semplici ma rappresentativi e caratterizzanti: la suite da tipico imprenditore milanese per il Direttore del marketing, il camice per il Dottore e così via.

In generale si tratta di un testo originale, che ben si adatta anche alla situazione in cui ci troviamo oggi di pandemia da Covid-19 durante la quale tutti noi siamo stati sicuramente, più che in altri momenti della nostre vite, a contatto con la medicina e con la malattia. Il testo viene interpretato senza cadere in toni troppo drammatici riuscendo al contrario a strappare un sorriso insieme alla riflessione su un argomento così serio e così attuale.

Irene Merendelli

10 mg
di Maria Teresa Berardelli
Menzione speciale al Premio Hystrio Scritture di Scena, 2015
con Andreapietro Anselmi, Carolina Leporatti, Davide Lorino, Francesca Agostini, Lucio De Francesco
regia Elisabetta Mazzullo
scene e costumi Anna Varaldo
light designer Jacopo Valsania
musiche Bettedavis
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

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