FUGA DALL’EGITTO – MIRIAM SELIMA FIENO E NICOLA DI CHIO

Il Festival delle Colline Torinesi ha portato sul palco del Teatro Astra un’originale performance che intreccia teatro, documentario e musica live, Fuga dall’Egitto di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio.

Il progetto nasce dall’incontro con la scrittrice e giornalista Azzurra Meringolo Scarfoglio, autrice del libro omonimo , che racchiude una serie di testimonianze legate al fenomeno della diaspora egiziana, causata dalla ripresa del potere da parte dei militari e la riaffermazione di un regime autoritario nel 2013.

Così Miriam tenta un approccio simile a quello della scrittrice, ponendosi come mediatore e narratore, accompagnata nel suo percorso in scena da Nicola Di Chio alla console e dalla musicista Yasmine El Baramawy. La protagonista ci racconta lo sviluppo del progetto, con tutti gli entusiasmi ma anche i dubbi e le difficoltà. Oltre alla proiezione di immagini e video realizzati precedentemente, si assiste ad una creazione documentaristica in diretta: inquadrature su se stessa, il pubblico, biglietti, appunti e cellulari che a loro volta mostrano immagini e video. Il tutto diffonde un’atmosfera amatoriale, palpitante e viva.

Si oscilla, quindi, tra improvvisazione e traccia predefinita, tra una dimensione personale ed una più ampia, collettiva e politica. La performer appare coinvolta, emozionata, ma ogni tremolio della voce le viene giustificato per la portata di ciò che sta narrando. Al contempo, è quella stessa partecipazione a legittimare il suo racconto.

Le sensazioni, le incertezze e le domande di Miriam si insinuano anche nella mente dello spettatore: come narrare una cosa del genere? È giusto farlo? Ci riguarda? L’Egitto è un paese sempre più significativo dal punto di vista geopolitico e nel tentativo di mantenersi compatto sopprime qualsiasi tipo di dissenso. Così all’interno di una ricca società civile si diffonde l’esodo o l’autocontrollo paranoico. In questo contesto l’Italia è uno dei principali partner commerciali, anche e soprattutto nella vendita di armi. Come ci tiene a sottolineare anche la protagonista, i confini non sono altro che linee immaginarie, peraltro mutevoli, non esistono e tutto ci riguarda direttamente.

Bisogna dire infatti che i veri “attori” della messa in scena, i veri protagonisti sono loro, i testimoni, simbolo di tutti quei medici, giornalisti, sindacalisti, artisti, poeti, politici e attivisti che, minacciati di repressione e tortura se non di morte in Egitto, sono stati costretti a scegliere la strada dell’esilio. Bahey El-din Hassan, direttore del Cairo Institute for Human Rights Studies minacciato di morte per alcuni twit in cui chiedeva chiarimenti sul caso Giulio Regeni, e il medico militante Taher Mokhtar esprimono ancora tutta la loro speranza nel cambiamento e nella lotta. Più disilluso si presenta il chirurgo e poeta Ahmed Said, il quale denuncia con rabbia la contraddittorietà dell’atteggiamento internazionale nei confronti della situazione egiziana.

Immagini, parole e percezioni trovano un loro corrispettivo nella musica di Yasmine El Baramawy. E quando l’azione pare volgere al suo termine, la performance spiazza ulteriormente lo spettatore: ci viene offerta un’altra testimonianza, proprio quella della musicista, che mostra l’altra faccia della medaglia della Rivoluzione. L’operazione stavolta viene effettuata tramite un’intervista live attraverso un più che efficace processo di materializzazione di ciò che era stato detto fino ad allora.

A questo punto un’altra domanda si impossessa di Miriam e del pubblico: può essere davvero utile e di sostegno tutto questo? Il Direttore Artistico del Festival e suo fondatore Sergio Ariotti ha affermato «un festival non può fare la rivoluzione». Forse è vero, ma sicuramente l’arte può essere capace di generare consapevolezza e riflessione. Ciò che è stato fatto dagli artisti e dai difensori dei diritti umani insieme al pubblico probabilmente non rappresenta la rivoluzione e non può aiutare concretamente, ma è stato un atto rivoluzionario. I performer e gli esuli hanno acceso un tasto nella mente e nell’anima di ciascuno spettatore, entrando in essi indelebilmente. L’altra sera al Teatro Astra è stato finalmente abbattuto qualsiasi tipo di confine.

Carlotta Di Marino

con Nicola Di Chio, Yasmine El Baramawy, Miriam Selima Fieno
regia Nicola Di Chio e Miriam Selima Fieno
drammaturgia Miriam Selima Fieno
musiche originali Yasmine El Baramawy
filmmaking Julian Soardi
video di archivio Hazem Alhamwi
consulenza sulle tematiche Azzurra Meringolo Scarfoglio
con la partecipazione di Bahey El-din Hassan, Taher Mokhtar, Ahmed Said
produzione TPE -Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi, TieffeTeatro Menotti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *