“Buonasera, e benvenuti a The Mountain.” Si apre così l’ultimo lavoro della compagnia teatrale catalana Agrupación Señor Serrano, ospite al 26° Festival delle Colline Torinesi. Uno spettacolo teatrale a cavallo tra la performance multimediale e l’esperimento sociale, che dopo pochi istanti dall’inizio, dà il via al percorso che gli artisti propongono al pubblico: “Facciamo un esperimento”. Lo spettacolo si presenta come un viaggio alla scoperta dei meccanismi che definiscono vero o non vero un certo evento, una scalata sulla montagna della verità, alla cui vetta dovrebbe trovarsi la risposta che tutti cerchiamo. Ma è davvero questo il tema di fondo di The Mountain, il messaggio che la compagnia vuole portare al pubblico? Proviamo a dare una risposta procedendo per gradi.
The Mountain racchiude in sé perfettamente il tema del Festival: quello dei confini. Il confine è innanzitutto una barriera, una linea che viene superata: in The Mountain si parla di mappe, di superamento di un’altitudine che nessuno era mai riuscito prima a oltrepassare. Inoltre, come afferma il drammaturgo e regista Pau Palacios: “Qual è il confine tra ciò di cui ci dobbiamo fidare e ciò di cui non dobbiamo?” Attorno a questa domanda ruota la costruzione delle riflessioni sollevate dall’Agrupación. Così come Welles nel 1938 simulò alla radio un’invasione aliena attraverso il programma radiofonico La guerra dei mondi, scatenando crisi e rivolte nei cittadini americani, che scambiarono per vere le informazioni, l’Agrupación racconta la storia di George Mallory, alpinista che nel 1924 scomparve sull’Everest lasciando dubbi e interrogativi. “L’esito della spedizione è tutt’ora incerto” viene detto durante lo spettacolo: nessuno seppe mai la verità. Welles, 17 anni dopo La Guerra dei Mondi, afferma che era stata prevista una reazione di allarmismo nei cittadini americani, che la simulazione di un’invasione aliena voleva essere un “attacco alla credibilità della macchina della radio”. Sembra quasi che nel corso degli anni Welles abbia cambiato versione dei fatti. Pau, al contrario, ha spiegato così l’intento di The Mountain: “Non ti voglio fregare, ti voglio coinvolgere.” Coinvolgimento del pubblico, abbattimento dei confini, costruzione di una fiducia reciproca pubblico-performer. Il pubblico è fondamentale. “C’è tecnologia, però non c’è virtuosismo, nel senso che tutto quello che noi usiamo e quello che facciamo è lì sul palco e quindi ti facciamo partecipe di tutto il trucco, di tutta la costruzione.”
L’Agrupación cerca di costruire un legame con il pubblico, una fiducia che permetta di rendere ben visibile il confine tra quello di cui ci dobbiamo fidare quello di cui non dobbiamo. Si torna quindi al tema della verità. Cosa ha davvero senso chiamare vero, attendibile? Tutti noi, nella nostra vita, cerchiamo la verità, in qualche modo, una chiarezza cristallina, una trasparenza delle cose, dei fatti. Da sempre la montagna è simbolo di questa ricerca, come qualcosa che va scalato, affrontato, anche faticosamente, per raggiungere la vetta, la verità. Una volta arrivati in cima, si è in salvo, liberi dal mostro dell’incertezza.
Quando The Mountain ha iniziato a vedere la luce, in una residenza in Olanda nei primissimi mesi del 2020, il punto di partenza del processo creativo è stato la montagna, la storia di George Mallory e della sua scalata sul monte Everest. Le molteplici lettere scritte dalla moglie sembrano porsi ripetutamente una domanda: qual è il senso della scalata?
Verso la fine dello spettacolo sembra quasi capovolgersi il messaggio che si vuole portare al pubblico. È impossibile arrivare a conoscere la verità assoluta. E se, una volta arrivati in cima alla montagna, non troviamo niente? Dal tema della verità scaturisce quello dell’amore. Nell’ultima lettera di Ruth a suo marito George viene detto: “Questa è l’essenza del nostro amore”, “Oggi è giovedì, e ti amo. Ruth.” La stessa Agrupación, nel marzo 2020, pubblica su Instagram un post citando una frase del film Interstellar: “L’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio. Forse di questo dovremmo fidarci, anche se non riusciamo a capirlo ancora”, definita dalla compagnia catalana “la frase migliore in tutta la storia dell’umanità”. Agli artisti dell’Agrupación sta molto a cuore il tema dell’amore, e si intuisce che sia il vero tema di fondo del loro lavoro, piuttosto che la ricerca della verità. Nonostante quello dell’amore sia un concetto arrivato nel processo creativo dopo il debutto nello spettacolo, è centrale. Pau afferma che “La ricerca della verità deve essere spinta dall’amore. Ha senso soltanto se spinta dall’amore.”
Si chiude così quest’esperienza multimediale allo stesso tempo così primordialmente umana, motivata dal motore primo e più forte: l’amore. L’ultima lettera di Ruth si conclude con le frasi “Questa è l’essenza del nostro amore”, “Scaleremo la montagna ogni volta che sarà necessario. Ogni montagna. La Montagna.” Il messaggio che l’Agrupación lascia, attraverso le parole della moglie di George, sembra essere quasi un inno rivolto all’intero genere umano, che dà limpidamente senso alla scalata, allo sforzo che tutti noi compiamo.
Con questo messaggio si realizza l’intento di The Mountain, con un grande abbraccio tra performer e pubblico che già nel post su Interstellar, in pieno periodo covid, la compagnia stava preparando. La didascalia del post, infatti, concludeva così: “Quando tutto questo sarà finito, ci ritroveremo e abbracceremo nuovamente in un teatro.”
Matteo Chenna
Creation Agrupación Señor Serrano Dramaturgy and direction Àlex Serrano, Pau Palacios, Ferran Dordal Performance Anna Pérez Moya, Àlex Serrano, Pau Palacios, David Muñiz Voice Amelia Larkins Music Nico Roig Video programming David Muñiz Video creation Jordi Soler Quintana Set design and scale models Lola Belles, Àlex Serrano Set design assistant Mariona Signes Costumes Lola Belles Light design Cube.bz Digital mask Román Torre Production director Barbara Bloin Producer Paula Sáenz de Viteri Technical director David Muñiz Management Art Republic