Noia da piacere
Dal 9 al 18 dicembre 2022, per la stagione Ritorno Al Futuro del Teatro Biondo di Palermo va in scena Don Giovanni Involontario di Francesco Saponaro. Tratto dall’omonimo testo di Vitaliano Brancati, Saponaro porta in scena il paradigma di una società patriarcale e maschilista, nella quale è più interessante parlare delle donne che far parlare le donne stesse. Una Sicilia con uomini ignobili e donne isteriche, ma belle.
La donna, ecco il grande tema. […] La donna io la sento.
Francesco Musumeci (interpretato da Fabrizio Falco) è un Don Giovanni che non sa di esserlo e che, a differenza del protagonista mozartiano, è estremamente bello. Le donne, indipendentemente dal ceto sociale, età e aspetto estetico, cadono ai suoi piedi; “si strisciano la guancia sulla spalla, sorridono, socchiudono gli occhi e lui le afferra”. La verità è che pur collezionando centinaia di donne, Francesco non riesce ad amarne nessuna. Si annoia e ama, piuttosto, sentire i loro piedini abbandonare la sua stanza da letto, sparire nel silenzio e fumare mentre loro piangono dietro la porta. È un vezzo.
È sempre la stessa storia: quando ne vedo una per la prima volta, mi piace, non dormo, ma insieme conosco esattamente quando mi sarà stancato. Annoiarsi è sempre assai penoso, ma la noia che dà una donna, quella noia pungente, sottile, stretta, chiusa, ripugnante… Delle donne non posso dire nulla di bene. […] Quando una donna è innamorata dice “caro”. Te lo dice adagio. […] Poi ti cerca la mano e tu hai un bel nascondere la tua mano, anche in fondo al mare, anche al centro della terra. Lei te la trova e te la stringe forte.
La pièce inizia con Francesco Musumeci venticinquenne. È un ragazzo viziato, “amore di mamma” e spinto dal padre a trovare una bella moglie e a fare dei figli con lei. Inoltre, ha un solo amico e consigliere, Rosario Zappulla (interpretato da Claudio Pellegrini). Da qui prende piede la sua anima libertina, che lo porta a cinquantotto anni ad avere un matrimonio alle spalle e sembra aver passato tutta la vita tra le gambe di una e poi di un’altra e poi di un’altra ancora. Il primo segnale di questa inettitudine lo avverte quando a quarantacinque anni si presenta alla porta il suo ex compagno di scuola Ciccio Gorgoli (interpretato da Giovanni Arezzo). Ciccio ha il parkinson e sembra un vecchio ottantenne con una vita vissuta alle spalle, a differenza di Francesco, che all’epoca non era neanche sposato. Anzi, stava frequentando la giovanissima nipote di Ciccio, Claretta (interpretata da Chiara Peritore).
Musumeci non è l’unico fatuo presente in scena, lo sono anche tutte le donne: urlano, ansimano e si eccitano non appena lo vedono; si innamorano senza neanche conoscerlo. Questa è la condanna di Rosario: un uomo brutto, ma intelligente; con la gobba, ma gentile e con una profonda invidia nei confronti di Francesco, desiderato addirittura dalla moglie Giovanna (interpretata da Irene Timpanaro). Ad ogni modo, ogni figura femminile soffre quando viene abbandonata da Francesco, ma la noia da lui provata durante quella notte, quella settimana o quel mese è un dolore maggiore e dal quale non riesce a venirne fuori.
La regia di Francesco Saponaro fa immergere il pubblico in una Sicilia della prima metà del ‘900, legata alle tradizioni, ma che migra ad un’ottica sociale non tanto distante da quella contemporanea.
Per quanto riguarda la recitazione, un plauso va sicuramente a Fabrizio Falco, che è riuscito a restituire e a seguire l’evoluzione di tutti i processi psicologici di un personaggio tanto complesso. Claudio Pellegrini è invece quello che è riuscito meglio ad interpretare il senso della tragicommedia: ad un certo punto non si sa più se ridere della sua bruttezza o piangere per compassione.
Insomma, è uno spettacolo che parla al presente e che urla i problemi sociali legati ad amori carnali, malati e, soprattutto, all’incapacità di dedicarsi e prendersi cura dell’altro.
Regia Francesco Saponaro
Con Fabrizio Falco, Antonio Alveario, Giovanni Arezzo, Simona Malato, Annibale Pavone, Claudio Pellegrini, Chiara Peritore, Irene Timpanaro, Daniela Vitale
Scenografia Luigi Ferrigno
Costumi Dora Argento
Luci Antonio Sposito
Aiuto regia Salvatore Scotto D’Apollonia
Assistente delle scene Sergio Beghi
Produzione Teatro Biondo di Palermo e Associazione Casa Del Contemporaneo di Salerno
Federica Mangano