SATIRI – VIRGILIO SIENI

Dopo la sua ultima tappa presso il teatro Eduardo De Filippo di Cecina, torna in Sicilia “Satiri” l’ultima creazione di Virgilio Sieni. Questa volta ad ospitarla è il Festival Conformazioni diretto dal Coreografo Giuseppe Muscarello. Il lavoro è andato in scena mercoledì 26 aprile  nella confortevole cornice della sala Strehler presso il  teatro Biondo a Palermo.  La performance vede in scena Maurizio Giunti e Jari Boldrini, danzatori che fanno parte della Compagnia Virgilio Sieni dal 2014.

La spazio si presenta spoglio. Unici elementi scenografici sono uno specchio rettangolare  concavo sospeso sul palco e una sedia di legno.  Ai lati non vi è null’altro,  solo le quinte e il fondale, entrambi di colore nero.  Per prima a fare la sua entrata è la musicista che, recando con sé il proprio violoncello, va ad accomodarsi sulla sedia sistemata  sul fondo del palco in posizione centrale.  

L’elemento sonoro non è  in alcun modo delegato ad un missaggio elettronico. Ad eseguire i brani Naomi Berrill, musicista irlandese che già da tempo collabora con Sieni alle sue creazioni. La violoncellista preso l’archetto in mano comincia a sfiorare le corde dello strumento. Le leggere e calde vibrazioni prodotte si diffondono nello spazio abitando la sala. La coreografia inizia a rivelarsi in maniera gentile, morbida. Anche l’illuminotecnica è pensata per non essere percepita come qualcosa di aggressivo. A produrre gli effetti di luce è lo specchio sospeso sulla scena. I fasci  luminosi proiettati sul pannello riflettente si frantumano creando così  delle lame di luce che si infrangono sul tappeto di danza nero. Gli sprazzi luminescenti creano un ambiente immersivo. Nello spettatore le suggestioni si rincorrono. Sembra di essere all’interno di una grotta, dove la luce del sole irrompe solo attraverso le fessure naturali  presenti sulla volta. La luce va ad intarsiare il tavolato, creando un tappeto luminoso, un’aria rarefatta, dove si susseguiranno i passi dei due performer.   

Sulle note della Suite n. 3 in Do Maggiore, BWV 1009 di Bach, entrano in scena un satiro e un capro. Ad impersonare il satiro è Jari Boldrini; Maurizio Giunti indossa una maschera da caprone che terrà  solamente durante la sezione iniziale del lavoro. Le due presenze si sfiorano, si toccano, si abbracciano, si sostengono vicendevolmente, si sollevano, si rincorrono, procedono all’unisono lungo i sentieri della musica di Bach contemplando il gesto. I corpi assumono posture che raccontano molto di un linguaggio in continuo ascolto del quotidiano. Un continuo trasfigurarsi di corpi che si avvicinano per poi allontanarsi rapidamente. Un rivelare il gesto in tutta la sua aura poetica. 

Durante la prima sezione, sotto l’egida delle note di Bach,  tra il satiro e il capro avviene un incontro non solo fisico ma anche spirituale. Si incomincia ad inscrivere nello spazio un’inebriante intesa tra i corpi e la musica; il gesto e il tatto permettono di sviscerare il rapporto tra uomo e animale. Tra i due personaggi i movimenti avvengono in completa complicità. Si accompagnano empaticamente e vicendevolmente a vivere attorno ai miti primordiali. 

Al termine delle note della suite n. 3, la maschera da caprone viene sfilata dal capo di Maurizio Giunti.  La musicista, alzatasi dalla sedia, viene spostata dai performer stessi. Adagiata sulla seduta e imbracciato nuovamente il Violoncello, Berrill riprende a suonare. Questa volta le note sono di sua composizione. Un flebile canto le si leva dalle labbra. I corpi danzanti, bagnati dalla mutevole luce, conquistano un vortice capace di condurli per acque sconosciute. Il gesto assume un chiarore enigmatico che, oramai lontano dal quotidiano, divampa tra l’Apollineo e il Dionisiaco.

 Per la creazione di questo lavoro Sieni prende ispirazione da “La nascita della Tragedia”, opera prima del Filosofo tedesco Friedrich Nietzsche pubblicata nel 1876, e dal trattato “La nascita della Filosofia” di Giorgio Colli. Due testi che esplorano l’arcaico culto di Apollo e Dionisio. 

Proprio Giorgio Colli in un altro suo testo ( Vedi Giorgio Colli, Apollineo e Dionisiaco, Milano, Adelphi, 2010.) affronta l’Apollineo e il Dionisiaco arrivando ad intenderli, attraverso un’attenta trattazione speculativa, quali «princìpi universali e supremi della realtà». La figura del satiro, sulla quale è incentrata la ricerca di Sieni, è quell’essere dove Apollineo e Dionisiaco convergono rivelando un’esistenza gioiosa e rifulgente. In tal senso, le parole che Nietzsche scrive nel capitolo VIII in “La nascita della Tragedia” non possono che spiegare al meglio cosa significhi la figura del satiro:

«Era proprio l’immagine primitiva dell’uomo, l’espressione delle sue passioni più alte e più veementi, quale entusiasta zelatore inebriato dalla presenza del dio, quale compagno compaziente che ripativa le sofferenze del dio, quale interprete della sapienza cavata dal più profondo cuore della natura…» 

A chiusura del lavoro un’ultima sezione, ancora una volta sulle  note di Bach, questa volta con la suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010.  Un vortice cattura i corpi danzanti sotto la simmetrica e rigorosa estrinsecazione delle proprietà melodiche e ritmiche.  Le vivaci terzine, il contrappunto che si rispecchia attraverso la cangiante luce, bagnano i passi dei due performer, rivelando la loro inestimabile bravura.

Satiri, grazie alla sapiente arte coreografica di Virgilio Sieni, è un modo per abbandonarsi alla sensorialità e ad un immaginario arcaico e primordiale. Il lavoro in tutta la sua sobrietà è capace di innescare domande riguardanti nuove esigenze e criteri che si pongono di fronte al pensiero e alla vita.  

Michele Pecorino

Coreografia e spazio Virgilio Sieni

Interpretazione Maurizio Giunti, Jari Boldrini

Violoncello Naomi Berrill

Musica Naomi Berrill, Johann Sebastian Bach

Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini

Allestimento Michele Redaelli

Maschere animali Chiara Occhini

Produzione Centro di Produzione della Danza Virgilio Sieni

In collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Galleria Nazionale delle Marche

Con il sostegno di MIC Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze

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