Honoring diversities
Con Antonella Bertoni e Patrizia Birolo
Dall’esperienza newyorkese nella scuola di Alwin Nikolais agli studi francesi con Dominique Dupuy, attraverso le improvvisazioni ‘poetiche’ di Carolyn Carlson, lo studio e la pratica dello zen, Michele Abbondanza (co-fondatore del gruppo Sosta Palmizi e docente alla Scuola di Teatro del Piccolo di Milano) e Antonella Bertoni, fondano la Compagnia Abbondanza/Bertoni, riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano per le loro creazioni, per l’attività formativa e pedagogica e per la diffusione del teatro danza contemporaneo.
Da sempre affascinati dalle forme e dal multiforme, iniziamo una collaborazione con degli interpreti straordinari (“fuori dall’ordinario”).
Ognuno di loro è portatore sano di un handicap e ognuno di noi portatore malato della nostra salute: proveremo a scambiarci le rispettive portate.
(M. A.)
Ho conosciuto Patrizia Birolo in una serie di incontri laboratorio tenuti per il gruppo La Girandola di Torino. Guardandola lavorare ho colto con intensità quanto un corpo e una persona potessero esprimere un umore “ballerino”. Mi è parso di intravedere la sua vita essere una mancanza della sua vita, e questo ha causato un disorientamento della mia corporeità. Da qui il desiderio di scrivere una partitura con lei. Un viaggio tra le immagini è sempre un incantamento, dove il cammino tra un essere e l’altro si fa più corto.
Le sequenze coreografiche, le brevi storie di relazione, saranno occasioni preziose per riscrivere altre più vecchie storie. Senza descrivere né commentare, registreremo gli accadimenti come specchi puliti, pellicole vergini, superfici vuote senza perdere l’incertezza, cosa preziosa della vita.
(A. B.)
Dal sito della compagnia.
Antonella e Patrizia insieme, sollevano tante questioni.
Quanto conta la memoria nella danza?
La prima parte dello spettacolo mi stupisce per la colloquialità messa in palco. Antonella è amorevole con Patrizia, Patrizia è irriverente, ironica, un po’ cinica. Avviene uno svelamento delle performer, un dialogo che parte tra loro ma arriva a noi, ci rendono partecipi. Inizia un riscaldamento, dei momenti di esplorazione dello spazio, propedeutici a quello che accadrà dopo. Attivando la memoria, un processo silenzioso diventa condiviso, un tempo per se’ si apre agli altri, consapevolizzare il proprio funzionamento concedendo agli altri di conoscere le differenti sfumature che esistono nell’essere umano.
Lo spazio che ci ospita è una scatola nera, nelle periferie di Torino, una volta entrati t’inghiotte. Tante persone possono sedersi a terra, su dei tappeti, togliendo le scarpe, non perdendo così neanche un dettaglio di quello che accade e toccando l’energia che si solleva da vicino, venendone un po’ contaminati. Antonella e Patrizia si mettono in gioco, a nudo, dicono la loro, facendo una richiesta implicita al pubblico di non essere soggetto passivo, ma di ridere, riflettere ed esserci. Cosa rende una persona un ballerino? Quanto essere performativi e quanto invece divertirsi senza rappresentare? Quando il nostro corpo rientra in automatismi inconsapevoli? Come nella dimensione del club, in cui attraverso la ripetizione ci si aliena dalla realtà. Si diventa sordi, muti o ciechi, si ricorre ad abitudini che allentano la percezione e spengono le intuizioni.
“Le fumatrici di pecore” è una rielaborazione collettiva del senso, una riflessione aleatoria su temi attuali, stanno improvvisando mentre parlano della siccità o di un dato gossip? È un’onda che oscilla tra la realtà e la rappresentazione, tra il dentro ed il fuori, un continuo moto di ritorno.
Le luci non sono didascaliche, proprio come il titolo, non raccontano in modo fedele e logico qualcosa. Non tutto deve avere un senso riconoscibile ai più, è anche questo un modo per onorare le diversità di ognuno. Gli oggetti di scena aiutano a ricostruire dei riferimenti simbolici e culturali, la croce, il fazzoletto sulla testa, l’altare, il peregrinare con il peso sulla schiena.
La fine mi risveglia, un’esplosione di gioia si diffonde, in questo viaggio tra la storia della scena e la presente realtà oggettiva, ora Patrizia e Antonella abbandonando il palco, sono tra noi, così come sono, cantano e ballano.
Graziana Di Stefano
Progetto di Antonella Bertoni
Regia Michele Abbondanza
Coreografie, scene e costumiAntonella Bertoni
Con Patrizia Birolo e Antonella Bertoni
Luci Andrea Gentili
Direzione tecnica Claudio Modugno