Con la regia di Valentina Aicardi, le attrici Diana Anselmo e Diana Bejan, Urla Silenziose mette in luce tutto ciò che ha vissuto e vive tutt’ora la comunità dei sordi.
Lo spettacolo si pone il compito di sensibilizzare e di raccontare allo spettatore, la storia, la vita, le lotte e tanto altro dei sordi. Per farlo si avvale di due performer non udenti, anche attraverso l’utilizzo di un teatro d’ombra, della LIS-lingua dei segni, della musica, di proiezioni e danza.
Una serie di arti che fuse tra loro, permettono efficacemente di raggiungere l’obbiettivo.
Attraverso storie, vissuti personali, ma anche attraverso riferimenti alle leggi e molto altro, lo spettacolo riesce oltre a sensibilizzare il pubblico, ma anche a educarlo. Un coinvolgimento che permette a tutti i presenti di entrare in quel mondo, che è lo stesso in cui viviamo tutti noi, e ci fa capire quanto siano vicine a noi realtà che pensiamo lontane. Lo spettatore guarda ciò che purtroppo spesso non si vede o non si vuole vedere, quando si volge lo sguardo oltre. Qui invece si vede in faccia una realtà che fa parte della nostra, uno spettacolo dove si prende atto di esperienze che proprio grazie ai performer ed ai mezzi utilizzati si riescono a fare proprie, a condividere emozioni che non appartengono a noi, ma che comunque ci fanno capire il vissuto, non solo di chi ci si trova davanti, ma di un’intera comunità.
Il lavoro si sviluppa attorno ad alcuni temi, come è ricordato nel foglio che ci viene consegnato alla fine dello spettacolo: L’isola dei sordi, La scuola per tutt*, Come parli bene, Così guarisci, Non sembri sordo.
L’isola dei sordi: è la favola della buona notte che si ispira a Martha’s Vineyard: isola nel Massachusetts in cui c’era una percentuale di sordi oltra la norma e in cui la lingua dei segni era usata da tutti. Senza barriere comunicative, udenti e sordi vivevano alla pari, crescendo in un ambiente dove la propria condizione di sordità veniva riconosciuta, ma senza essere percepita come disabilità.
La scuola per tutt*: Nella prima metà dell’Ottocento, in Europa e negli Stati Uniti, vennero predisposte numerose scuole in cui l’educazione delle persone sorde avveniva principalmente tramite l’utilizzo di segni. L’applicazione di questo metodo permise la diffusione della lingua dei segni fino al 1880, data in cui con nel Congresso di Milano si concretizza un progressivo cambio di rotta verso il metodo oralista, considerato come unico mezzo di integrazione possibile.
Come parli bene: Il metodo oralista si concentra su l’esclusione dell’uso dei segni a favore dello sviluppo della lingua parlata e scritta, con un coinvolgimento diretto della famiglia e un ampio uso della logopedia. Il bambino sordo viene inserito in un percorso focalizzato sul potenziamento della lettura labiale e la vocalizzazione. I rischi connessi all’imposizione invasiva del metodo esclusivamente oralista vengono tendenzialmente ignorati, trascurando le conseguenze emotive, psicologiche e culturali che gravano non solo sulla singola persona ma si estendono in maniera diretta alla dimensione famigliare.
Così guarisci: In un’ ottica di prevenzione – e con un approccio medico alla sordità, alle persone sorde e alle famiglie di bambini sordi – vengono proposte soluzioni di intervento che non comprendono il necessario affiancamento di questi strumenti all’acquisizione della lingua dei segni. è importante evidenziare le differenze tra impianto cocleare e apparecchio acustico.
–L’apparecchio acustico è un dispositivo medico non invasivo e removibile, non richiede alcun tipo di intervento. Elabora e amplifica il suono, sfruttando la funzione dell’orecchio e l’udito residuo del paziente.
–L’impianto cocleare è un dispositivo elettronico che necessita di un intervento, l’applicazione è irreversibile. Il suo scopo è quello di sfruttare un multi-elettrodo che stimola direttamente il nervo acustico e permette la percezione dei suoni.
Non sembri sordo: In Italia, la legge quadro del 2017 e il riconoscimento ufficiale della LIS nel 2021 evidenziano contemporaneamente i lati negativi e quelli positivi dell’evoluzione riguardo al tema della sordità. Le applicazioni previste dalla legge sono teoricamente benefiche ma, ad oggi, risultano ancora lacunose e per alcuni aspetti manchevoli nei loro risvolti pratici. Anche il riconoscimento della LIS, grande passo avanti degli ultimi anni, risulta ancora insufficiente in un panorama il cui l’utilizzo della lingua si scontra costantemente con la prospettiva abilista molto diffusa. L’abilismo può essere difficile da riconoscere ma è necessario allenarsi per imparare a superarlo.
In più ci viene offerta la possibilità di immergerci nella cultura sorda anche attraverso un link, con il quale possiamo avere maggiori approfondimenti: www.tedaca.it/urla-silenziose.
Urla Silenziose è pertanto uno spettacolo che ci lascia un dovere etico e morale, uno spettacolo che ci fa riflettere, ci rende consci e partecipi.
Ma la domanda rimane: cosa farà lo spettatore dopo?
Questo sta a tutti noi, innanzitutto prendendo atto del messaggio che ci viene trasmesso, del fatto che tutto ciò che abbiamo visto e ci viene donato attraverso lo spettacolo non è finzione ma è la realtà dei fatti.
Gabriele Da Campo
Produzione Tedacà, con il contributo di MIC – Ministero della cultura,
in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi / TPE – Teatro Piemonte Europa
Regia Valentina Aicardi con Diana Anselmo | Diana Bejan.
Supervisione Simone Schinocca
Consulenza Coreografica Giulia Guida – Bqb
Consulenza Accessibilità Diana Anselmo – AI. Di.Qua.Artists-ALternative DIsability Quality Artists
Scenografia e light design Sara Brigatti | Florinda Lombardi | Yasmine Ines Pochat
Musica saudadesaudade
Foto Emanuele Basile
Grafica Silvio Giordano