Leggo gli appunti sparsi presi per Antigone. Cerimonia con canzoni e sorrido. Sorrido perché la prima parola annotata è: “accogliente”.
Sorrido perché il leitmotiv dell’evento, ripreso più volte dagli attori-aedi della cerimonia, è: “accogliere, accompagnare, accomiatare”. Ed è proprio quello che succede non solo ai personaggi ma anche agli spettatori stessi.
Entrando nell’ex cimitero di San Pietro in Vincoli il colpo d’occhio è notevole. Nella domenica autunnale del 5 novembre il cielo è blu cobalto e nella sua immensità si staglia una semplice, piccola, ma portentosa stella, sopra la facciata principale della corte interna del complesso settecentesco.
In un primo momento il pubblico potrebbe aspettarsi una serata “infreddolita” dalle temperature poco miti, e invece, ecco che si viene subito accolti con bollenti tisane e dolci biscotti gustati all’ombra di funghi riscaldanti. L’atmosfera è calda, calorosa e informale.
La sensazione che si percepisce nitidamente ad Antigone. Cerimonia con canzoni è simile a quella che si prova quando si rincontra dopo tanto tempo qualcuno di caro.
L’operazione della compagnia Teatro dei Borgia trascende l’azione performativa. Attraverso racconti e canti, gli artisti creano, con estrema cura e delicatezza, uno spazio e un tempo per un momento di scambio sia collettivo sia intimo e personale.
Lo spettatore è invogliato a prenderne parte fin da subito. Si comincia dalle presentazioni, fra presenti e “non-presenti”. Si parla e si sta in silenzio, si assapora il silenzio, si ascolta il silenzio.
E poi insieme si attraversa lo spazio, accompagnati dalle note di un cullante duo voce-chitarra. E insieme ci si dispone su gradinate in legno, andando a formare una circonferenza dove tutti possono vedere tutti.
Il perimetro è delineato su tre lati da persone ed essenziali oggetti di scena, mentre sull’altro troneggia il grande salice di “chi non c’è più”, un ponte (meta)fisico fra noi e loro.
Al centro di questo cerchio le voci e le musiche degli artisti, come fossero i custodi di un focolare sacro, delineano storie di personaggi, e quindi persone, che non hanno potuto essere celebrate nel loro trapasso.
Un inno ai morti che è un inno alla vita, attraverso una struttura che occhieggia in più modi a stili espressivi antichi. L’ode è infatti il componimento preso a modello dagli artisti-menestrelli, anche se assumerà, nel corso della serata, altre forme (Lo Zio: “Questa Lulù assomiglia più a un’invettiva”) fino a giungere a quelle più apparentemente lontane come il rap.
Gli artisti, in maniera discreta e mai scontata, costruiscono ponti fra antico e contemporaneo, passato e presente, vita e morte.
La morte non viene nascosta o censurata, ma condivisa e celebrata. Durante la cerimonia vengono scardinati diversi tabù, in primis quello delle parole che la riguardano (Lulù: “Sono i nostri morti… si può dire… morti!”).
Tutto questo per dare valore, ricordare e celebrare un momento che accomuna tutti gli esseri viventi: l’incontro con il lutto.
Le storie contemporanee si avvicinano a quelle tragiche talvolta quasi sovrapponendosi, ma ciò che rimane più impresso è quanto, attraverso la cerimonia, i personaggi antichi e presenti, reali e fittizi, si trovino ad essere accomunati dalla fragilità e uniti nella sofferenza. Lo stesso personaggio dello Zio, un contemporaneo Creonte che parla spesso per sentenze, finisce per spogliarsi metaforicamente del superfluo rivelandosi così nella complessità di un uomo fiaccato dalle vicende della vita (Lo Zio: “Io sono un sopravvissuto”). Nella condivisione del dolore si celebra la vita, la cerimonia funebre diventa cerimonia vitale e al momento dei saluti le lacrime di commozione si mescolano alla dolcezza di deliziosi “Ossa di morti”… per chiudere in bellezza.
Bianca Ferretti
Drammaturgia Elena Cotugno
Ideazione e regia Gianpiero Alighiero Borgia
Cast italiano Elena Cotugno, Christian Di Domenico
Musicisti in scena Luna D’Intino (voce), Sabino Rociola (chitarra e voce)
Produzione Teatro dei Borgia
In coproduzione con Centro Teatrale Bresciano, Compagnie l’Eygurande
In collaborazione con Cooperativa La Rete
Antigone. Cerimonia con canzoni fa parte della stagione Intelligenza Naturale di FTT – Fertili Terreni Teatro, all’interno del progetto SOW – Seminare la crescita, vincitore dell’Avviso Pubblico Circoscrizioni, che spettacolo…dal vivo! della Città di Torino. SOW è promosso da A.M.A. Factory e Compagnia il Melarancio con il sostegno di Ministero della Cultura e Città di Torino con il patrocinio della Circoscrizione 7 – Città di Torino.
Una recensione “ appassionata” e coinvolgente, dove le emozioni volano alte e ti portano a tornare a teatro.