LA TRILOGIA DELLA GUERRA PT. 2 – di GABRIELE VACIS con PEM IMPRESA SOCIALE

Antigone e i suoi fratelli

Quel grande sentimento di “crisi della presenza”, per definirla alla Sartre, con cui si chiude Sette a Tebe, viene rievocato e messo in discussione anche in Antigone e i suoi fratelli, in particolare nel monologo scritto e interpretato da Lorenzo Tombesi di cui riportiamo un estratto:

Sono davvero invidioso dei giovani ucraini… gli è capitata la guerra e non hanno altra scelta che prendere in mano il fucile – ho voglia di guardare mia madre dall’alto disperarsi a causa mia, ma non per una multa per eccesso di velocità! Ho invidia di quelli che dall’Africa partono e non sanno dove vanno! Dico queste cose e allo stesso tempo mi accuso – mea culpa mea culpa mea culpa ma come faccio a non subire il fascino di chi sceglie di morire? Non voglio più avere tutte queste reti, tutte queste possibilità, tutte queste alternative! Come faccio a scegliere se c’è tutta questa scelta?

Ultimo tassello della Trilogia della Guerra nel cartellone del
Teatro Stabile di Torino, lo spettacolo rappresenta il seguito ideale di Sette a Tebe: un progetto coerente e continuativo, importante e ambizioso. Cronologicamente, prima fu Eschilo a raccontare la guerra
tebana per la conquista del trono, una guerra scatenata dalla maledizione della stirpe dei Labdacidi (da cui Edipo, la madre e moglie Giocasta e i loro quattro figli Eteocle, Polinice, Antigone, Ismene). Dopo, fu Sofocle a rendere protagonista Antigone di una sua tragedia: a seguito della guerra civile e della morte dei due fratelli, Antigone si imbatte contro lo zio Creonte per ottenere la legittimità di seppellire Polinice. Nonostante il divieto imposto dal tiranno e le suppliche della sorella Ismene di non sovvertire la legge umana, Antigone si farà piuttosto condannare a morte, ma resterà fedele alla legge divina.

Ci tengo a precisare che avevo già visto lo spettacolo a gennaio 2023 e ho avuto modo di notare come il lavoro dei PEM sia “evolutivo”. Nella loro ottica, uno spettacolo non è un’ operazione fine a se stessa, è uno spazio di crescita, di studio. I cambiamenti più evidenti sono stati l’aggiunta di scene narrative, il modo di recitare di alcuni ragazzi, i momenti di silenzio, l’uso più consapevole e creativo delle luci (puntate anche sul pubblico) e degli effetti giocati per creare atmosfere del teatro d’ombre, il suono sia ambientale sia musicale.

Attrici e attori hanno gestito in prima persona la musica (uno di loro suona la chitarra elettrica ed un altro il pianoforte) e sono autori di intermezzi scritti di loro pugno. Questi intermezzi sono dei momenti di stacco rispetto al flusso della narrazione, in cui il tempo si interrompe per discutere, riflettere, confrontarsi: chi lo fa sulla guerra, chi sul femminicidio di Giulia Cecchettin, chi su cosa voglia dire essere giovani e voler continuare a vivere. Questo approccio flessibile rispetto alla fonte, questo modellare la materia testuale come un fabbro o uno scultore, è molto interessante e rivela la natura artigianale dell’atto creativo.

Antigone e i suoi fratelli disegna così uno spazio collettivo in cui c’è la possibilità e la necessità di condivisione del presente e la tragedia greca, universale e plurimillenaria, è ancora il mezzo perfetto per farlo.

di Alessandra De Donatis e Filippo Pietro Miserere

da Sofocle

adattamento e regia di Gabriele Vacis

con (in ordine alfabetico) Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rabaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Daniel Santantonio, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera, Giacomo Zandonà

scenofonia e ambienti Roberto Tarasco

pedagogia dell’azione e della relazione Barbara Bonriposi

dramaturg Glel Blackhall

suono Riccardo Di Gianni

Teatro Stabile di TorinoTeatrzo Nazionale, in collaborazione con PEM Impresa sociale

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