Come un Giano bifronte questo spettacolo del Teatro Stabile di Torino mostra due facce della stessa medaglia che si prestano a molteplici interpretazioni. Abbiamo modernità e antichità che si mescolano nella tragedia storica di Shakespeare, reinterpretata sia in qualità di attore che di regista da Valter Malosti in una visione comica e disincantata, in cui l’Eros non può essere vincitore sulla ragione e il rigore del contesto storico per quanto possa essere passionale e contraddittorio.
Il misterioso Serpente del Vecchio Nilo, così viene chiamata Cleopatra dal suo amante-burattino, Antonio, è descritta dai vari personaggi come dea Iside, sacra ed emblema di perfezione, ma anche prostituta e strega ammaliatrice. Non mancano anche nella scenografia riferimenti a questa divinità come la Luna, suo elemento sacro. Iside/Cleopatra è non solo simbolo della femminilità, che all’interno dello spettacolo diventa matrice che influenza l’agire dei personaggi in positivo o in negativo, come volubile portatrice di prosperità o di sventura. Ottaviano la descrive come una malafemmina egiziana della stirpe di Tolomeo che rammollisce (lat. mollio, is, ivi, itum, ire) la virilità marzia e romana di Antonio e tutti gli uomini che si lasciano stregare da lei. Lo spettacolo fra le varie tematiche gira intorno all’ambiguità di questa dea fallibile e donna, cui non mancano insicurezze che prontamente cerca di nascondere dietro un atteggiamento duro e apparentemente crudele. Atteggiamento che anche oggi, in particolare nel caso delle donne, è necessario assumere per non rimanere ferite spesso in ambiente lavorativo.
L’Eros come dicevo all’inizio, in questa realtà cinica e grottesca, non può sopravvivere a lungo. Per fare una citazione di una delle battute finali della regina d’Egitto: “Perché restare in questo turpe mondo?” Il dio Amore è fuori luogo come Antonio, il folle di questa tragedia, che accecato non vede il suo Destino e il daimon che veglia su di lui non può assisterlo. Gli amanti che cercano disperatamente di andare oltre la politica e i pregiudizi che dividono ancora oggi, risultano così fuori luogo da correre incontro alla loro rovina, passando alla storia proprio per la causa della propria sconfitta: l’Eros dionisiaco che li ha travolti.
Questo spettacolo merita senz’altro di essere visto, per la bravura degli attori, la bellezza dei costumi o per semplice passione shakespeariana, ma soprattutto per ricordare allo spettatore quanto sia importante lottare per la propria libertà, che sia sentimentale o politica, non lasciandosi scappare l’occasione di qualche risata.
Linda Steur
di William Shakespeare
uno spettacolo di Valter Malosti
traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti
con Anna Della Rosa, Valter Malosti, Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic
scene Margherita Palli
costumi Carlo Poggioli
disegno luci Cesare Accetta
progetto sonoro GUP Alcaro
cura del movimento Marco Angelilli
maestro collaboratore Andrea Cauduro
chitarra elettrica live Andrea Cauduro
arpa celtica live Dario Guidi
assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato
assistenti alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei
assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura