BAHAMUTH – REZZAMASTRELLA

Si narra, nelle mitologie del Medio Oriente e nelle mitologie arabe, di un enorme e possente pesce che sostiene sulla sua schiena la Terra e tutto ciò che si trova su di essa. Sotto di lui l’ignoto, nulla si conosce e tutto si colloca nel mistero. Questa creatura, la cui storia varia in base ai periodi storici e culturali, si chiama Bahamuth ed è divenuta il il simbolo del desiderio di conoscere l’ignoto. Ora è il titolo dello spettacolo di Rezza-Mastrella. La coppia artistica non è però interessata a riprendere il racconto; piuttosto si ispira ad esso, lo esplora, con l’interesse di comunicare qualche cosa che non sia mitologico ma reale e attuale. I personaggi portati in scena rappresentano uno stereotipo sociale e culturale. Lo spettacolo è satirico, comico, provoca risate che cadono nel profondo di ferite ancora aperte. È un lavoro adatto a tutte le fasce di età perché i personaggi, gli “stereotipati” dell’attualità li conoscono anche i più piccoli.

A portare sul palco le convenzioni e le contraddizioni sociali è Antonio Rezza. Un attore in grado di mutare il proprio corpo e la propria voce per “essere” più personaggi, o per meglio dire, per “essere” delle marionette che agiscono e si annullano nel momento in cui si ripetono. Sono stereotipi perché sono la ripetizione di modi di parlare, di agire. Essi sono protagonisti di un universo frammentato, perché in costante movimento e cambiamento. Questo dinamismo è ancora più ricco perché proviene da un unico attore che si muove freneticamente da un lato all’altro del palcoscenico. Tutti personaggi hanno un proprio luogo nella scenografia, le loro caselle non sono intercambiabili. Quando in quel moto continuo, che travolge Rezza, si è convinti che stia accadendo uno scambio, una fusione, Rezza ci ricorda “Sono la signora Porfirio, sono sempre stata qua, non vi eravate resi conto che sono sempre stata qua!?”

A provocare un ulteriore frammentazione di quell’universo è il pubblico. Antonio Rezza vuole che lo spettatore sia coinvolto, invitandolo ad essere partecipe del dinamismo scenico. L’attore non manca di copiare un colpo di tosse di uno spettatore, invadere con un commento sporadico la platea durante lo spettacolo; e se non ci sono interazioni l’attore le cerca freneticamente e procede a colpire il pubblico con dei palloni, beffeggia e deride. E’ intenzionato a distruggere la distinzione palco-platea, tiene presente di chi lo guarda perché è interessato a invaderlo e trascinarlo con sé.

I fantocci di Bahamuth vanno dal tiranno all’indiano d’America fino a personaggi più quotidiani come il proprietario di un albergo. Sembrano tutti comici, fanno ridere ma cosa ci fa ridere? Ridiamo perché affermano e confermano luoghi comuni che conosciamo. Ci rappresentano senza veli la realtà nel quale viviamo…una realtà di contraddizioni, di gerarchie, di giudizio e di confusione. Ridiamo perché sappiamo di essere coinvolti tutti.

A raccogliere, come una confezione, una scacchiera, i personaggi è la scenografia di Flavia Mastrella. La struttura è essenziale, geometrica. Ne vediamo i confini, non i muri, eppure nessuno scappa da quella realtà e l’affronta, ne resta incasellato. Ad ampliare questa impotenza del vivere è il simbolismo di una scenografia che si muove per mano dell’uomo, non è autonoma. Ci viene da chiedere perché i personaggi restano lì, intrappolati in un marchingegno artificioso e non agiscono. Non sono tanto dissimili da noi.

RezzaMastrella non indagano la creatura del Bahamuth, bensì cercano ed esplorano l’ignoto che si trova sotto di essa. Un ignoto, un mistero che abita nella società di oggi, che coinvolge il presente ma anche il futuro. Una realtà costellata di muri sociali e di modi di dire comuni, ma nel quale noi ci adeguiamo. Ridiamo per ottanta minuti di noi stessi riflessi nello spettacolo.

Chiara Jadore Cacciari

di Flavia Mastrella, Antonio Rezza

con Antonio Rezza
e con Manolo Muoio Neilson Bispo Dos Santos

habitat: Flavia Mastrella
(mai) scritto da Antonio Rezza

assistente alla creazione: Massimo Camilli

liberamente associato a Manuale di zoologia fantastica di J.L. Borges e M. Guerrero

luci e tecnica: Alice Mollica

organizzazione generale: Tamara ViolaStefania Saltarelli
foto di scena: 
Stefania Saltarelli

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