Tre scene dal romanzo di Han Kang
In alto a sinistra compaiono i titoli dei tre atti in cui è scandito lo spettacolo che Daria Deflorian e Francesca Marciano hanno scritto riprendendo la struttura dell’omonimo romanzo di Han Kang (Adelphi, 2016). Si susseguono così, contrassegnati da colori, i punti di vista del marito (Gabriele Portoghese), del cognato (Paolo Musio) e della sorella (Daria Deflorian), che sono contemporaneamente prima e terza persona insieme, alternando dialoghi a racconti, a tratti quasi come fossero letture.
L’asettica scenografia, fatta di pareti spigolose e grigiastre, ci proietta contemporaneamente in più luoghi attraverso didascalie in alto: CASA DEI CONIUGI. INTERNO NOTTE, il marito, impiegato senza ambizioni incastrato in un ruolo sociale ben ordinato, ci racconta la loro storia d’amore. Nel frattempo, la moglie compare come fosse un essere fluttuante, avvolta da una grande camicia da notte, intenta a sbarazzarsi della riserva di carne del proprio congelatore a seguito di un sogno. Così l’esistenza lineare del marito viene sconvolta: lei non vuol più avere nessun contatto con la carne. Inizialmente questa viene eliminata durante i pasti, poi lei inizia a sentirne la puzza anche nel corpo del marito, con il quale non avrà più contatti fisici, se non tramite il sesso, che rifiuta e che invece le è imposto da lui. La crudezza del racconto raggiunge il suo apice quando a costringerla con la forza a ingoiare un pezzo di carne è il padre, durante un pranzo di famiglia. La scena viene interamente raccontata, il padre non è presente in scena ma viene evocato quasi fosse un fantasma di un lontano passato, dal quale affiorano anche i ricordi di una violenza fisica subita da bambina. Ai soprusi del padre la piccola Yeong-hye era scappata rifugiandosi nella foresta, e anche questa volta, dopo il sogno, tende verso gli alberi. VERDE, appare proiettato in alto sulla scenografia. In-hye, unico legame familiare ancora integro, racconta il tragitto che da Seul la conduce alla clinica psichiatrica dove è in cura la sorella. Sullo sfondo: la trasformazione Yeong-hye. Con verticali di slancio di un corpo scarno ed essenziale lei cerca di simulare la struttura delle piante, con le mani piantate a terra vuole far crescere le sue radici.

Il nuovo obiettivo è diventare un albero, nutrirsi di acqua e poi anche non parlare. Questo cambio drastico infonde nuova vita, Yeong-hye diventa più presente alla sorella che riesce a vederla, e si anima di gesti vitali ed energici. Attraverso lo sguardo In-hye ritorniamo alla realtà, lei smette di convincere la sorella a tornare nella razionalità e le si avvicina, accetta i suoi gesti e riflette sulla sua audace scelta.

Il punto di vista della sorella era stato approfondito da Deflorian in uno spettacolo preparatorio, Elogio della vita a rovescio, in scena lo scorso ottobre al Festival delle Colline Torinesi. I pensieri di In-hye hanno risuonato in Deflorian che nello scorso spettacolo raccontava la linearità del suo carattere docile stravolto dall’atto di coraggio della sorella. Il confronto tra i due lavori fa cogliere ulteriormente l’atto di trasgressione, ma anche qui non è la protagonista a raccontare la storia, lasciando molto spazio di caratterizzazione degli altri personaggi. Nei diversi punti di vista che si susseguono durante La vegetariana quello del cognato si pone a metà tra quello distante del marito e quello di accettazione della sorella, è uno sguardo eccitato che pensa di usare egoisticamente il sottile corpo di giunco di Yeong-hye per la sua arte. AZZURRO CHIARO, viene proiettato in alto, è il colore che caratterizza la macchia mongolica sulla coscia della sorella di sua moglie. CASA DELLA SORELLA. INTERNO SERA, sentendo di questa macchia il cognato prova eccitazione e le chiede se può dipingerle dei fiori sul corpo. Questa perversione viene resa scenicamente in modo magnifico: il disegno in china che il cognato traccia sulla superficie luminosa di un proiettore per diapositive si riflette sul corpo nudo di lei.

La pelle immobile di Yeong-hye viene sfiorata dall’azzurro e lei prende vita, dimentica di essere fatta di carne. In questo cammino di simbiosi verso un’etica lontana dalla violenza della carne, la scenografia e le parti narrate concorrono ad assottigliare il limite tra realtà e sogno, dal quale tutto era partito: FORSE PRIMA O POI CI SVEGLIEREMO… appare in alto a sinistra mentre le luci si spengono.
Beatrice Giacomazzi
Scene dal romanzo di Han Kang
Adattamento del testo Daria Deflorian, Francesca Marciano
Co-creazione e interpretazione Daria Deflorian, Paolo Musio, Monica Piseddu, Gabriele Portoghese
Regia Daria Deflorian
Aiuto regia Andrea Pizzalis
Scene Daniele Spanò
Luci Giulia Pastore
Suono Emanuele Pontecorvo
Costumi Metella Raboni
Consulenza artistica nella realizzazione delle scene Lisetta Buccellato
Collaborazione al progetto Attilio Scarpellini
Consulenza alla drammaturgia Eric Vautrin
Direzione tecnica Lorenzo Martinelli con Micol Giovanelli
Stagista Blu Silla
per INDEX Valentina Bertolino, Elena de Pascale, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
Una produzione INDEX
In coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello in corealizzazione con Romaeuropa Festival; TPE – Teatro Piemonte Europa; Triennale Milano Teatro; Odéon–Théâtre de l’Europe; Festival d’Automne à Paris; théâtre Garonne, scène européenne – Toulouse
Con la collaborazione di ATCL / Spazio Rossellini; Istituto Culturale Coreano in Italia
Con il supporto di MiC – Ministero della Cultura