Bretelle, mutande e palati all’Hotel Feydeau

Maxime:”Che Hotel! Ci tornerò di sicuro!”
Pinglet:”Che razza di Hotel! Non ci mettertò più piede!”
Feydeau è il re del vaudeville e imperatore della follia, ha un diavolo in corpo. Con lui bisogna ridere, ridere e ancora ridere. Il suo universo sono i personaggi presi dalla realtà, in carne ed ossa, osservandone il loro carattere, gettandoli poi in situazioni grottesche con una tragedia di segno opposto, ovvero rappresentarli in commedia. Anche F. diventa folle a tal punto che viene poi ricoverato in manicomio.
Leggi tutto: LA PULCE NELL’ ORECCHIO – CARMELO RIFICIAl centro dell’esilarante vaudeville c’è una moglie che sospetta che il marito abbia un’amante. Il dubbio nasce dopo il ritrovamento di un paio di bretelle presso l’Hotel Feydeau. Per mettere alla prova la presunta infedeltà del marito, gli spedisce un’appassionata e anonima lettera d’amore, in cui dà appuntamento all’uomo in quell’albergo, dove la moglie si recherà per vedere se il coniuge cadrà nella trappola. Da qui si creano una serie di fraintendimenti che portano tutti i personaggi ad incontrarsi all’Hotel dove, tra situazioni bizzarre, inaspettati sosia e travestimenti vari, cercano di salvare le apparenze e di uscirne indenni.
La commedia è stata ripresa da Carmelo Rifici data nel novembre 2023 al Piccolo Teatro di Milano per poi proseguire in tour per tutta Italia. Il cast è notevole, composto quasi in toto da diplomati alla Scuola di Teatro del Piccolo di cui Rifici è anche il direttore. Le coppie già scoppiate, fin dalla carta scritta, sono un via vai di esilaranti caricature alla Shakespeare, Goldoni, Molière, aggiungendo un’arguta satira contemporaneità alla Achille Campanile.
Un viavai continuo di battute, controsensi e doppi sensi, scambi smisurati, sguardi ammalianti, baci passionali, bastonate e revolverate, intrighi amorosi, perdita nel lume della ragione e mai trovata, travestimenti e camuffamenti, inseguimenti, corse e rincorse alla Larry Semon (alias Ridolini) ecc… il tutto condito da una scenografia semplice formata da grossi mattoncini gommapiuma stile quelli della Lego e una colonna sonora italians-yankee. Non assistiamo soltanto alle semplici messe in scene tratte dalla Belle époque parigina ma veniamo catapultati ai giorni nostri, dove tutti i protagonisti della commedia si intrecciano cantando, suonando, recitando e trasformandosi da clown a esseri umani e viceversa. I nomi non sono scelti a caso, hanno una loro logica e soprattutto hanno un loro punto di riferimento che è il cinema. Difatti il regista Rifici con l’aiuto del drammaturgo Tindaro Granata, ha preso in prestito da alcune delle più famose attrici della commedia italiana anni ‘60 e ‘70. Esatto; sono tanti e ricordarli un po’ rende difficile talvolta seguirli, ma quello di Vittorio Emanuele non lo si può scordare. I rimandi cinematografici ci sono eccome, dagli sketch nei film muti comici americani a quelli scenici stile Monicelli.
Assistiamo a dinamiche familiari dei nostri giorni, non ci sono stereotipi, ma solo desideri e malumori che vengono amplificati dal grottesco odierno stile di vita contemporaneo, qui mancano i social network e…pensate se gli autori l’avessero aggiunto alla drammaturgia. Siamo certi che questa compagnia, con la macchina del tempo, è arrivata a noi dalla scuola di Jacques Copeau, proseguendo poi le stagioni dei Copiaus portando la cultura generale, la musica, il canto, la ginnastica, l’improvvisazione, il mimo e l’uso delle maschere.
Oltre ai rimandi e citazioni che arrivano dal cinema americano d’autore, con personaggi surreali del testo che toccano i due continenti, Europa e America; gli autori ci fanno divertire ed immaginare facendoci ridere e correre ad occhi aperti per due ore di trovate comiche e surreali. Un perfetto meccanismo scenico che viene mischiato usando la parola in un mare aperto, avendo come compito quello di trattenere il pubblico col tema del sospetto. Quello che c’è di erotico è il linguaggio che nasconde i desideri erotici inesplorati dell’essere umano che vorrebbero farlo nelle stanze dell’Hotel. Tutti sono innamorati del proprio vicino/a ma pensano solo ad una cosa in testa, il chiodo fisso di fare sesso.
Ecco forse una piccola pulce che potremmo mettere al regista è aggiungere per esempio un personaggio cinese, così per completare il quadro globale che dentro l’hotel Feydeau ci sta tutto il mondo farcito di pura e sana follia pacificatrice.
Il regista Carmelo Rifici ci spiega come mai è stato scelto nella programmazione del TPE-Fantasmi…“Il fantasma che si aggira tra le labirintiche stanze che animano l’Hotel Feydeau ha nome Follia. Lei è la vera protagonista dello spettacolo…Follia aleggia nell’aria e penetra i corpi degli ignari abitanti del testo, si impossessa di loro, li rianima, li ribalta, chiede loro di arrendersi a lei. Come nelle migliori commedie di tradizione, il fantasma si aggira nella città, portatore di caos irriverente e contagioso, per vegliare la notte sui corpi addormentati dei suoi cittadini…”
@Luigi Rinaldi



Foto credit @Luca Del Pia
Ispirato a La puce à l’oreille (1907) di Georges Feydeau
traduzione, adattamento e drammaturgia Carmelo Rifici, Tindaro Granata
regia Carmelo Rifici
con (in o.a.) Giusto Cucchiarini, Alfonso De Vreese, Giulia Heathfield Di Renzi, Ugo Fiore, Tindaro Granata, Christian La Rosa, Marta Malvestiti, Marco Mavaracchio, Francesca Osso, Alberto Pirazzini, Emilia Tiburzi, Carlotta Viscovo
scene Guido Buganza
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
scene Giuseppe Stellato
costumi Lucia Menegazzo
musiche Zeno Gabaglio
assistente alla regia Giacomo Toccaceli, Alice Sinigaglia
coaching movimenti acrobatici Antonio Bertusi
coaching clownerie Andreas Manz
produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, La Fabbrica dell’attore – Teatro Vascello partner di produzione Gruppo Ospedaliero Moncucco – Clinica Moncucco e Clinica Santa Chiara