La fortuna di essere Donna.
Una settimana dopo la Giornata internazionale della Donna, Geppi Cucciari sale sul palco del Teatro Colosseo con lo spettacolo Perfetta, monologo scritto da Mattia Torre.
È la storia di una donna che racconta un mese della sua vita tramite quattro martedì ciascuno corrispondente ad una delle quattro diverse fasi del ciclo: mestruale, follicolare, ovulazione e premestruale, che Torre paragona alle quattro stagioni, una chiave per semplificare la lettura anche al pubblico maschile presente in sala. Insomma, viene trattato un argomento tabù sia per gli uomini sia per le donne, forse a causa della mancata educazione sessuale ricevuta.
La protagonista ha un marito e due figli e fa la venditrice di auto, un lavoro ritenuto prettamente maschile nonché l’esempio perfetto per portare all’esasperazione la differenza tra i tratti femminili e quelli maschili.
Vendere un certo numero di auto in un mese è un processo lineare. Come è tutto lineare nella nostra civiltà, tuttavia, la linearità è una concezione del tempo del movimento del lavoro impressa dall’uomo, dal maschio, non so nulla di antropologia ma sfido chiunque a dimostrare il contrario.
La donna è ciclica, l’uomo è lineare.
Affermazioni che sono da interpretare come una critica ad una realtà costruita sul patriarcato, in cui la donna parte svantaggiata.
Ma tu ti sei accorto che mi sono venute perché io sono costretta ad una linerarità che mi ripugna, che non mi appartiene che mi penalizza che mi soffoca e che mi fa impazzire.
Valore aggiunto dello spettacolo è la recitazione coinvolgente dell’intelligente e ironica Cucciari grazie alla quale riusciamo ad immergerci completamente nella vicenda. La sua bravura viene evidenziata non solo dalla facilità con cui interpreta quattro personalità differenti ma soprattutto dalla sua capacità di “riempire” il palco all’interno di una scenografia praticamente inesistente. Fondamentale, inoltre, per la comprensione della storia, è l’uso delle luci tramite le quali vengono scandite le differenti giornate e rimarcati i diversi passaggi di stati d’animo che accompagnano l’intero racconto.
Gli ultimi minuti sono un vero e proprio insegnamento di amor proprio, parole da dedicare a tutte le ragazze che devono affrontare il periodo della pubertà, che spingono ad abbracciare la propria femminilità e la propria natura, imparando ad accettare questa ciclicità che ci definisce.
La mia unica salvezza è ripartire da me stessa anzi più precisamente dal ciclo stesso. Accettare i cambiamenti che produce, essere fedele alla mia natura e capisco che dominando l’emotività posso sperimentare un’energia potente soprattutto nei momenti più difficili. Un’energia lucida, priva di illusioni che mi rende capace di imprese titaniche.
Posso vivere il ciclo come un’opportunità, come uno strumento di consapevolezza, posso riposizionarmi, io posso cambiare.
Mattia Torre è la prova che non esiste la scrittura di genere, riuscendo a rappresentare la donna nella sua complessità, nel suo essere fragile ma piena di forza e disegnandone un ritratto nel quale ognuna di noi si può rispecchiare.
Sin da bambine ci hanno convinto che la parola “femmina” suona come un insulto e che appartenere al “secondo sesso” rappresenti una debolezza, dobbiamo invece essere consapevoli di quanto questa sia una posizione di estremo potere, dobbiamo ricordarci la fortuna di essere Donna.
Se si è persa l’occasione di vederlo a teatro si può recuperare la versione televisiva, sotto la direzione artistica e con la regia di Paolo Sorrentino, su Raiplay.
Sofia De March
Regia: Mattia Torre
Autore: Mattia Torre
Protagonista: Geppi Cucciari
Musicista: Paolo Fresu
Costumista: Antonio Marras
Tecnico luci: Luca Barbati
Sempre 🔝 la recensione di Sofia De March, che anche in questo caso aiuta a catturare e a far riflettere su quei dettagli che l’emozione di vivere lo spettacolo non sempre ti fa afferrare. Grazie!