ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS – SANDRO LOMBARDI / ANNA DELLA ROSA

Soltanto tracce. Nella memorie di Sandro Lombardi, che in quel tempo e in quel luogo ha agito sulla scena, e degli spettatori, che hanno assistito a quella restituzione. È quanto resta del secondo e del terzo dei Lai testoriani che l’attore recitò nel ‘98 con la regia di Federico Tiezzi.
Si può decidere di tornare su uno stesso testo, su uno stesso lavoro, innumerevoli volte (e innumerevoli sono le ragioni che possono spingere un attore a farlo) e di viverne, con più o meno consapevolezza, variazioni ed evoluzioni nel corso del tempo. Ma quel corpo scenico, di quel momento e in rapporto a quel contesto, è inafferrabile.
Il mestiere teatrale porta in sé la difficoltà di indagine, e di ragionamento estetico, su una forma artistica che non si conserva, che non precipita in un’opera richiamabile e visionabile. Muore con l’attore, il cui talento, quando scende dal palco, «esiste solo nei ricordi di chi l’ha visto e sentito», scriveva Talma nelle Riflessioni su Lekain e sull’arte teatrale.
Lombardi recupera quelle tracce – un recupero critico, dialettico, e non semplicemente un “ricalco” di ciò che era stato – per consegnarle ad Anna Della Rosa e farle rivivere attraverso il suo corpo e la sua voce. Una ri-nascita: l’attrice partorisce la battuta in un nuovo tempo e per un nuovo pubblico.

Lombardi passa il testimone affinché quello spettacolo tanto amato possa essere ri-presentato, ossia reso presente: vengono ridefinite le coordinate entro cui far accadere il gioco scenico, che si propone come una creazione capace di tenere conto dello spettatore e di trovare, proprio nella presenza attiva del pubblico, la chiave per trasformare la répétition in répreséntation (con le parole di Peter Brook).
Eliminati i presupposti della “regia” e della “replica”, Lombardi e Della Rosa conducono un’operazione essenziale, che tiene insieme attore, attrice e platea, in cui l’attenzione alla forma – un interessante impiego della luce e dei pochi elementi scenografici – è in supporto al linguaggio attorale, che rimane il perno dell’evento scenico.

Ph Daniela Neri

Il tragico è sospeso. Erodiade e Maria di Nazareth sono un impasto di elementi comici e ostentatamente finti, prive di quel psicologismo, di quel disinvolto naturalismo, che pertiene ad altre modalità recitative: qui è negata la possibilità della riproduzione mimetica e puntuale, e impedito allo spettatore l’accesso in chiave empatica. Disinteressata all’illusione di “incarnazione” nell’una o nell’altra protagonista, Della Rosa traduce le loro vicende in una partitura in cui si inserisce con una recitazione naturale (vissuta con autentica urgenza espressiva, necessaria) e al contempo anti-naturalistica (non scompare nei loro panni, non sono i ruoli a condurla ma è Lei che li plasma a sé) e restituisce un’oscillazione, uno studiato equilibrio, fra attrice e personaggio. 

Tolta di scena la testa del Battista, sciolti i capelli e levata la giacca del «frac malconcio», in un cambio che avviene a vista, Della Rosa si rivela per quello che è, ossia un’attrice che ha padronanza della finzione come elemento decisivo, e costitutivo, del proprio mestiere.
Venuto meno il momento mistico del personaggio che prende vita, il lavoro procede con un sapiente controllo dei mezzi espressivi (questa tecnica così attentamente studiata cui mi riferisco non è da intendersi come freddo esercizio di stile, quanto come capacità critica e lucida con cui l’attrice organizza la proria materia espressiva).

Ph Daniela Neri

La percezione, favorita dall’uso della forma dialettale, è quella di una recitazione pensata in funzione più della costruzione ritmica che del dispiegarsi della “trama”: la lingua cruda e al contempo tenera di Testori è qui giocata sulla musicalità, sui tempi dilatati e improvvisamente accelerati, inframezzati da pause e silenzi calibrati con grande efficacia. Ogni suono è studiato e restituito come fondamentale elemento espressivo: il ricorso a una particolare coloritura, a un particolare accento o respiro, districano la complessa materia testuale e ce la riconsegnano nutrita della visione artistica di Lombardi e Della Rosa. Questo sul linguaggio è un gioco difficilissimo, qui riuscito grazie ad una minuziosa cura della messa in voce, che conferma il solido bagaglio tecnico a sostegno della sua magnetica tempra d’attrice.
Potente già sulla pagina scritta, la parola di Testori trova negli ampi margini riservati alla drammaturgia d’attore una più compiuta espressione artistica.

ph Daniela Neri

A commuovermi non è la compartecipazione emotiva, che è continuamente – e volutamente – impedita da componenti grottesche, straniate e stranianti, con cui l’attrice si mantiene, e ci mantiene, a distanza. Bensì il piacere di assistere al Teatro abitato con necessità e godimento da un’attrice che dà «vivezza» (Vachtangov) a ciò che fa e che dice in scena.
Quanto proposto qui non è semplicemente la riesumazione, rispolverata e poi replicata, di un’opera datata. Il lavoro, che è un incontro-scambio tra i due artisti, va ben oltre il ritocco, oltre i formali aggiustamenti della messa in scena. È una ri-creazione, una creazione daccapo, che tiene conto del passato senza smarrire l’immediatezza. E poiché quella teatrale è un’arte in cui mai si giunge a un punto risolutivo, questa operazione (di ri-pensare e ri-elaborare l’accadimento) non è definitiva, conclusa. Ogni sera, il processo creativo non può che ricominciare.

«Anna, carissima

due parole, soltanto due parole, adesso che stai per andare in scena. Questo che ti consegno è un lascito. Quanto mi resta, nel cuore e nella memoria, di uno spettacolo molto amato.
A lungo ho desiderato tornare a indossare il frac malconcio con cui impersonavo Erodiàs e i modesti panni della Mater Strangosciàs. Era il 1998 e non immaginavo che in quei lavori avrei toccato il meglio di me. Quella povera, splendida, cosa che è l’arte dell’attore […]»

Questo il «dono artistico e affettivo» di Sandro Lombardi ad Anna della Rosa. Le sue parole accompagnano l’ingresso dell’attrice in scena.

Chiara Ceresola

da Tre lai di Giovanni Testori

un progetto di Sandro Lombardi

per Anna Della Rosa

assistente alla regia Virginia Landi

assistente alla drammaturgia Alberto Marcello

disegno luci Vincenzo De Angelis

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale Compagnia Lombardi-Tiezzi

in collaborazione con Associazione Giovanni Testori

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