Un giullaresco poeta
Per la stagione Out Of The Blue, il Teatro Gobetti, dal 22 novembre al 4 dicembre 2022, ha presentato Dante tra le fiamme e le stelle, dell’attore e autore Matthias Martelli, con la consulenza storico-scientifica del professor Alessandro Barbero. L’adattamento teatrale vede la regia di Emiliano Bronzino e la partecipazione della violoncellista Lucia Sacerdoni, che accompagna l’attore in tutto il suo monologo.
Non si tratta solo di una narrazione della vita del Sommo Poeta, come potrebbe sembrare; al contrario, ci troviamo di fronte alla volontà di gettare una luce particolare sul padre della lingua italiana, raccontando il periodo dell’esilio, alcuni momenti della sua vita e il suo non-rapporto con Beatrice. Il tutto in uno spazio scenico che presenta una struttura geometrica mobile e in ferro, in modo tale da non poter essere attribuita a nessun periodo storico specifico e per rappresentare una volta Firenze e un’altra volta lo spazio della Divina Commedia.
Matthias Martelli porta al pubblico un Dante “terrestre” e giullaresco, come lui stesso si definisce. Ma non troviamo solo Dante: Martelli interpreta innumerevoli personaggi durante tutto il monologo e lo fa utilizzando la voce, i gesti e la mimica facciale, enfatizzata dalle luci. Solo la figura di Virgilio è accompagnata dalla maschera del Dottore appartenente ai comici della commedia dell’arte.
È uno spettacolo cucito addosso a Martelli: un giullare che utilizza la voce in tutte le sue sfumature e sporcature, che fa uno sforzo fisico saltellando su e giù sul palco e sulla struttura di metallo, e che si rivolge direttamente al pubblico. Ciò che viene forse a mancare è, contraddittoriamente, l’empatia, l’essere divorati dal racconto. L’attore si rivolge sempre al pubblico: gli fa domande aspettando la risposta, coglie e rilancia una risata di qualcuno presente in platea, ma è Martelli che, con le espressioni facciali e la sua voce femminile nei panni di Beatrice, diverte il pubblico. Non si entra davvero nel meccanismo dei cambi di personaggi, poiché avvengono delle evoluzioni dinamiche anche durante la battuta del singolo personaggio, creando un po’ di disorientamento. Il testo in alcuni momenti non è del tutto comprensibile e sono presenti alcuni elementi anacronistici. Ma a questo proposito lasciamo la parola al regista, Emiliano Bronzino, che così si è espresso al proposito durante l’incontro di Retroscena del 23 novembre::
Io credo che il teatro sia lo spazio del possibile, dove le uniche regole che vigono a teatro sono quelle dell’accettazione dello spettatore rispetto a quello che sta accadendo in scena. Le convenzioni vengono stabilite nei primi 5 minuti di spettacolo […]. Io sono convinto che nel momento in cui imposti le convenzioni, le debba rompere. Quindi, se c’è una regola convenzionale, che è l’assenza delle maschere, ci può stare un’eccezione che conferma la regola, che è l’utilizzo della maschera […] Perché non è anacronistico? Perché allora anche la scenografia è anacronistica. […] Scavalchiamo le epoche e lo stesso possiamo dire del costume: Matthias ha un costume che potrebbe richiamare a qualcosa di trecentesco, ma le scarpe sono di adesso. […] C’è un margine legato alla sua (di Matthias) interpretazione.
Insomma uno spettacolo in cui Martelli si sovrappone a Dante, sulla scorta di una modalità tipica del teatro alla Dario Fo, lasciando a tratti il pubblico disorientato.
Autore e interprete Matthias Martelli
Consulenza storico-scientifica Alessandro Barbero
Regia Emiliano Bronzino
Con Lucia Sacerdoni
Scenografia Francesco Fassone
Costumi Monica Di Pasqua
Musiche originali Matteo Castellan
Luci e fonica Loris Spanu
Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus
Federica Mangano