Alla ricerca dei luoghi in cui le pagine di Marx diventano persone, spazi, accadimenti
Un’operaia addetta alle pulizie, tre operai metalmeccanici, un attore. In scena attrezzi e carrelli di una fabbrica di automotive e un megafono. Quanto è labile il confine tra finzione e realtà?
La compagnia bolognese Kepler-452 propone come spettacolo il risultato di un esperimento sociale e creativo: dare corpo a Il Capitale di Karl Marx. I registi e drammaturghi Enrico Baraldi e Nicola Borghesi consumano il grande classico di filosofia ed economia, poi la domanda sorge spontanea: dov’è il capitale oggi? In quali corpi si incarna? Chi danneggia fino allo sfinimento? La nostra Costituzione stabilisce che la proprietà privata assicuri una funzione sociale e sia accessibile a tutte/i. Ma esattamente qual è la funzione sociale dello sfruttamento, dei licenziamenti a tappeto, dell’abbandono? La riflessione critica attorno all’opera stimola la necessità di un’azione teatrale che prenda vita da un’azione reale. Dunque conciliare l’iniziativa artistica con il tessuto sociale attuale è l’inevitabile strada da percorrere per cercare la risposta. E la compagnia la trova in uno spazio, in donne e uomini che occupano quello spazio, nella fisicità di un ambiente e di persone: nell’autunno del 2021 Baraldi e Borghesi fanno il loro ingresso nella fabbrica occupata dal collettivo lavoratori GKN di Campi Bisenzio e chiedono alle/i occupanti la possibilità di vivere del tempo lì con loro al fine di raccogliere materiale per il prossimo progetto teatrale.