Sabato 19 febbraio si è svolto il secondo appuntamento di Moving Bodies, Open Your Mind – Una nuova stagione spettacolare, la prima rassegna coreutica nata dalla collaborazione di OGR Torino e Fondazione Egriper la Danza/IPUNTIDANZA, con il supporto di Fondazione CRT, che prevede quattro spettacoli della Compagnia EgriBiancoDanza nelle suggestive cornici di Sala Fucine e Duomo. Sul palco, in quest’occasione, lo spettacolo Scritto sul mio corpo, dove le coreografie di Raphael Bianco guidano i danzatori della compagnia in un dialogo a tre, con la musica dal vivo dei BowLand, e il monologo interpretato da Silvia Giulia Mendola.
Un uomo si alza all’improvviso da tavola, prende commiato dalla moglie ed esce per andare “laggiù”. Ha perso un figlio, anni prima, e “laggiù” è dove il mondo dei vivi confina con la terra dei morti. Non sa dove sta andando, e soprattutto non sa cosa troverà. Lascia che siano le gambe a condurlo, per giorni e notti gira intorno alla sua città e a poco a poco si unisce a lui una variegata serie di personaggi che vivono lo stesso dramma e lo stesso dolore. Questa è la storia e la trama dello spettacolo tratto dal libro di David Grossman, Caduto fuori dal tempo. Scritto nel 2011, il romanzo elabora la riflessione sulla perdita del suo secondogenito Uri, ucciso in missione da un missile anticarro sul fronte libanese nel 2006.
I numerosi personaggi presenti nel libro vengono tutti interpretati da Elena Bucci e Marco Sgrosso che incarnano più ruoli contemporaneamente: l’Uomo, la Donna, il Duca, una levatrice, un ciabattino e così via. Scelta forse discutibile, in quanto, nonostante l’evidente maestria e capacità attoriale dei due interpreti, non tutti questi ruoli si adattano al meglio a quella che è la predisposizione sia della Bucci che dello stesso Sgrosso. Elena Bucci è ad esempio perfetta come Scriba, incaricato dal Duca di prendere nota delle storie dei suoi sudditi che hanno perso i figli, meno nella parte della madre.
Lo spettacolo parte un po’ con scarsa spinta emotiva ma si sviluppa in un crescendo di sentimenti e di tensione grazie anche all’accompagnamento musicale dal vivo del fisarmonicista Simone Zanchini e ad un ampio uso della scenografia fatta non solo di molti oggetti e spazi ma soprattutto dall’utilizzo di proiezioni, luci e fumo in particolar modo nel finale. Grazie a queste tecniche scenografiche alla fine l’intensità del dramma di cui si fa carico il testo viene trasmessa anche allo spettatore ed è sicuramente di impatto, lasciando scosso chi guarda.
Irene Merendelli
dal testo di David Grossman edito in Italia da Mondadori / traduzione di Alessandra Shomroni / progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso / regia Elena Bucci / con la collaborazione di Marco Sgrosso / musiche originali eseguite dal vivo alla fisarmonica Simone Zanchini / disegno luci Loredana Oddone / cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti / ideazione spazio scenico Elena Bucci, Giovanni Macis, Loredana Oddone / elementi di scena e costumi Elena Bucci e Marco Sgrosso / trucco e consulenza ai costumi Bruna Calvaresi / assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri / progetto a cura di Mismaonda / produzione Centro Teatrale Bresciano, TPE – Teatro Piemonte Europa e ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione / collaborazione artistica Le Belle Bandiere / spettacolo realizzato con il sostegno di NEXT 2021
Natalino Balasso, in questo adattamento di Goldoni, si serve degli stessi meccanismi comici della commedia del 1747, per rileggerla in chiave contemporanea. La nuova avventura dei gemelli veneziani è ambientata negli anni Settanta del Novecento.
C’era una curiosa gemellarità nei giovani di quegli anni, i movimenti di protesta, gli studenti, i giovani operai si erano polarizzati su due fronti opposti: comunisti e fascisti, rossi e neri.
Tale operazione ha come scopo quello di rivolgersi alla nostra epoca, riavvicinando il pubblico alle vicende e alle tematiche goldoniane, non limitandosi a una semplice spolverata linguistica, ma a un vero e proprio spostamento dei personaggi e dell’ ambientazione storica. Quella offerta da Balasso pertanto non è una mera attualizzazione di un testo del passato ma una riflessione critica sulla nostra storia recente.
I 7 attori in scena sono impegnati in più ruoli, come nel caso di Ferrini che interpreta i due gemelli, rendendo molto bene i 16 personaggi del testo di Goldoni. Ciononostante è evidente fin da subito che i personaggi sono lontani anni luce dalla concezione delle maschere tipiche della commedia dell’arte, stereotipate e stilizzate. In questo caso, rispetto all’opera di Goldoni, siamo di fronte a personalità complesse, umane e fragili che mutano nel corso della vicenda. Caratteristica che si riflette anche nei costumi, non più quelli tipici appunto delle maschere ma un abbigliamento casual e moderno perfettamente adatto a queste nuove personalità.
Non è la prima volta che Ferrini si confronta con un testo di Goldoni, già nel 2012 aveva interpretato Siora Felice ne I Rusteghi prodotto dallo Stabile di Torino, che aveva visto anche lo stesso Natalino Balasso tra gli interpreti. Sicuramente la qualità recitativa di Ferrini spicca fra quella degli altri attori sulla scena, soprattutto per il modo disinvolto e naturale con cui spesso rompe la quarta parete per rivolgersi direttamente al pubblico.
Nonostante la scenografia sia piuttosto scarna e in generale poco illuminata, la frenesia e la recitazione piuttosto movimentata degli attori riempiono lo spazio della scena senza creare o lasciare vuoti, sia fisici che narrativi.
Nel complesso il risultato finale è quello di uno spettacolo comico, divertente e di piacevole ascolto. Impossibile uscire dalla sala senza aver riso almeno una volta!
Irene Merendelli
Da I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni
con Jurij Ferrini, Francesco Gargiulo, Maria Rita Lo Destro, Federico Palumeri, Andrea Peron, Marta Zito, Stefano Paradisi
regia Jurij Ferrini
costumi Paola Caterina D’Arienzo
scenografia Eleonora Diana
luci e suono Gian Andrea Francescutti
assistente alla regia Elisa Mina
promozione e distribuzione Chiara Attorre
produzione esecutiva Wilma Sciutto
Progetto U.R.T. in collaborazione con 53 festival Teatrale di Borgio Verezzi
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Servizi Teatrali srl di Casarsa della Delizia (PN)
“La natura è spesso nascosta, qualche volta sopraffatta, molto raramente estinta”. Francis Bacon
Le luci si accendono lentamente, dalla quiete una persona appare e si insinua delicatamente nello spazio dominato ancora dall’oscurità. Con estrema cura prepara il campo di quel luogo denso che abiterà insieme al pubblico nel tempo concesso, sulle note leggere di un pianoforte e qualche suono della natura. Un tempo che pare essere lontano, sbiadito eppure vivido, intrecciato in qualche modo ai ricordi e a una nostalgia di bambina, che contemporaneamente si specchia e si ritrova al presente, dove vengono tracciati i segni e le forme mutate di ciò che è appena germogliato. Con questo solo Raffaella Giordano dona – a chi è disposto ad accoglierlo – un frammento di un viaggio che è la vita stessa, attraverso il linguaggio del corpo che semplicemente si lascia essere. Creatura senza età che crea forme e fluisce, con leggerezza e rigorosità.
Pensato per i musei, Exhibition si interroga sulla natura della fruizione dell’arte. Un gruppo di visitatori muniti di radio guida attraversa gli spazi del museo di Rivoli guidato dalla voce dell’attrice performer.
Pensato da Virgilio Sieni per gli spazi della Fondazione Merz, il progetto intende instaurare un dialogo sulla vicinanza con le opere di Marisa e Mario Merz, esposte in occasione della mostra a loro dedicata La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza a cura di Mariano Boggia.
Maqam è una parola araba che ha molteplici significati. Tutti rimandano ad uno stato di transitorietà, ad un momento di passaggio, flusso che permane costantemente sul confine del possibile accadimento. Michele Di Stefano gioca su questo stato di tensione per portare lo spettatore in un luogo che sembra essere fuori dal tempo, un altrove in cui si viene lentamente calati attraverso una suggestiva partitura musicale, composta dai suoni elettronici orchestrati dal vivo da Lorenzo Bianchi Hoesch, e dal canto di Amir ElSaffar. Il movimento ipnotico dei danzatori e i giochi di luce e ombre fanno il resto.
23 GIUGNO 2021 | PALCOSCENICO DANZA – TEATRO ASTRA TORINO
Se ti senti fermo, vai in un qualche luogo. Una volta arrivato, aspetta. Ascolta per qualche minuto, e poi riparti. Se ti manca qualcosa, vai in un qualche luogo. Una volta arrivato, ascolta. Aspetta per qualche minuto e poi riparti. Se ti senti fermo e ti manca qualcosa nello stesso momento vai ad uno spettacolo di danza. Colmerai mancanze, e raggiungerai luoghi.
È successo questo mercoledì 23 giugno con l’esibizione della compagnia Zappalà Danza in occasione del festival Palcoscenico Danza al Teatro Astra di Torino.
La performance era stata inserita dal direttore artistico Paolo Mohovic nella stagione 2020, ma per cause note a tutti è stata annullata. Fortunatamente, dopo un anno, abbiamo avuto la fortuna di poter assistere a questo lavoro di sintesi, che riunisce un filone coreografico formato da Instrument 1, Instrument 2, e Instrument 3, rispettivamente dedicati a tre strumenti musicali della tradizione siciliana e non: i marranzani (scacciapensieri), i tamburi, e lo hang.
Instrument jam,includendo tradizione e modernità, ci mostra una Sicilia tanto genuina e forte quanto fragile e compromessa. La scenografia è essenziale e meravigliosa: tre pareti bianche realizzate con un tessuto che riprende i disegni da “ricamo della nonna”, e alcuni fari di taglio. La scenografia è essenziale e meravigliosa: tre pareti bianche realizzate con un tessuto che riprende i disegni da “ricamo della nonna”, e alcuni fari di taglio.
Non ci si accorge subito, se non dalla voce, che i danzatori sono tutti uomini. Indossano un abito e un velo in testa di colore nero, e tacchi. La scelta di utilizzare come effetto di scena il fumo rende l’atmosfera molto spirituale e ci ingloba in un rituale fatto di camminate ritmate e voci che ripetono una sorta di mantra “Piulu Paulu”, storpiatura dell’incipit di una filastrocca siciliana. Una volta tolti i tacchi e indossato un abito color carne, la scena si trasforma per diventare spazio di duetti e momenti di gruppo accompagnati dagli strumenti che vengono suonati dal vivo dietro il fondale bianco e da cui si intravedono i corpi dei musicisti.
ph Serena Nicoletti
Lo sguardo dei danzatori è molto spesso rivolto verso qualcosa che non sembra appartenere al luogo in cui siamo seduti, forse guardano la Sicilia da lontano mentre noi grazie a loro la possiamo osservare da vicino. Una Sicilia viva, irrazionale, calda, vigorosa.
Voce e danza si intrecciano perfettamente, anche in un momento di sola conversazione tenuto al microfono da un danzatore, che ci parla di spagnolo e ci racconta di essere un corpo, ma anche uno strumento. La danza di Roberto Zappalà è leggibile, pulita, muscolare ma non meno morbida, e sporcata in alcuni momenti da un linguaggio legato ad una ricerca forse più intima, meno tecnica.
Il messaggio inviato al pubblico arriva soprattutto grazie alla gestualità del quotidiano, una gestualità “all’italiana” che non possiamo ignorare, fatta di azioni che connotato e caratterizzano luoghi e culture, vite e usanze.
Silvia Urbani
Credits
COREOGRAFIE E REGIA ROBERTO ZAPPALÀ
MUSICA ORIGINALE (DAL VIVO) PUCCIO CASTROGIOVANNI
DANZATORI ADRIANO COLETTA, ALBERTO GNOLA, ADRIANO POPOLO RUBBIO ROBERTO PROVENZANO, FERNANDO ROLDAN FERRER, SALVATORE ROMANIA, ERIK ZARCONE
AI MARRANZANI (SCACCIAPENSIERI) PUCCIO CASTROGIOVANNI
TAMBURI ARNALDO VACCA
HANG SALVO FARRUGGIO
TESTI DI NELLO CALABRÒ
LUCI, SCENE E COSTUMI ROBERTO ZAPPALÀ
MANAGEMENT VITTORIO STASI
ASSISTENTE DI PRODUZIONE FEDERICA CINCOTTI
UFFICIO STAMPA VERONICA PITEA
INGEGNERE DEL SUONO GAETANO LEONARDI
DIREZIONE TECNICA SAMMY TORRISI
DIREZIONE GENERALE MARIA INGUSCIO PRODUZIONE SCENARIO PUBBLICO – COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA – CENTRO NAZIONALE DI PRODUZIONE DELLA DANZA
LA COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA È SOSTENUTA DA MIBACT E REGIONE SICILIANA – ASSESSORATO TURISMO, SPORT E SPETTACOLO
Il blog degli studenti di teatro del D@ms di torino