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WHITE OUT – LA CONQUISTA DELL’INUTILE DI PIERGIORGIO MILANO

White Out è l’omaggio a tutti gli alpinisti che sono spariti, o che scelgono il rischio di sparire, nel bianco senza fine delle altezze. I conquistatori dell’inutile.”

Giovedì 31 marzo 2022 la stagione Palcoscenico Danza di TPE ha ospitato al Teatro Astra l’ultima data torinese, dopo un intenso percorso a tre anni dal debutto nazionale, di White Out – la conquista dell’inutile di Piergiorgio Milano. Ad accoglierlo il tutto esaurito in sala e un pubblico che attende frizzante l’inizio dello spettacolo. La scena, invece, all’opposto della platea, è vuota e silenziosa, ricoperta soltanto da un lieve strato di neve; un vuoto che sembra prepararsi, come a prendere la rincorsa, ad esplodere in tutta la sua affascinante forza solitaria. Durante i sessanta minuti seguenti, infatti, il pubblico verrà trasportato sulla vetta di una montagna a 7000 metri di altitudine. Non si vedrà davvero una montagna in scena, ma il freddo, il rumore del vento, una solitudine bianca e la paura, andranno ad abitare l’immensità di uno spazio senza coordinate precise, dove l’aspirazione a scalare una vetta sarà l’unico obiettivo certo. Quale sarà la forma – reale o immaginaria – di questa vetta, cambierà a seconda dello sguardo. Ma questo non è ciò che conta veramente, come non è fondamentale domandarsi chi resterà vivo, oppure no, al termine della spedizione. La lanterna che illumina questa storia di moltitudini sarà la determinazione che spinge l’uomo a tenere salda la fune, sospesa nel vuoto, per compiere gli ultimi passi di una parete invisibile, e giungere, infine, alla conquista della propria – inutile – vetta.

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LA MERDA – CRISTIAN CERESOLI E SILVIA GALLERANO

Al Teatro Colosseo di Torino, venerdì 25 marzo è andato in scena La merda, di Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano, in occasione del suo 10° anniversario. Ad attendere il pubblico in sala troviamo già l’attrice a centro palco, seduta su un alto sgabello nero, lei è piccola e nuda: impugna un microfono, e ciondolandosi canticchia una canzoncina, di quelle che allontanano la paura quando c’inoltriamo nel buio, di quelle che scacciano cattive presenze. Questa volta però non è una filastrocca per bambini, bensì l’inno d’Italia. Nel buio della scena si staglia solo il suo corpo di donna, e, all’apice di questa massa bianca, il cerchio rosso delle labbra: una grande bocca, un buco nero che minaccia di tritare e ingurgitare la platea e tutt’intorno.

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LA TEMPESTA – ALESSANDRO SERRA

Dal 15 marzo fino al 3 aprile è in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri La tempesta, seconda regia e adattamento di Alessandro Serra di un’opera shakesperiana dopo Macbettu, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale, da ERT – Teatro Nazionale, Sardegna Teatro, in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia e Compagnia Teatropersona.

La tempesta, opera di commiato dalle scene del drammaturgo e poeta di Stratford-Upon-Avon, racconta di Prospero, duca di Milano spodestato, che con l’utilizzo della sua arte magica e con l’aiuto del fidato Ariel, spirito dell’aria, inscena una tempesta ai danni della nave su cui viaggiano il fratello Antonio, attuale duca di Milano, Alonso, re di Napoli, il loro seguito e il resto dell’equipaggio facendoli naufragare sull’isola in cui vivono l’esiliato Prospero, sua figlia Miranda e Caliban, figlio della strega Sicorax, dove i naufraghi vengono messi alla prova.

Il testo tratta e rinnova alcuni temi classici dell’opera di Shakespeare come la magia, la natura, il potere che «tutti cercano di usurpare, consolidare e innalzare» e il teatro, anche nelle sue accezioni più simboliche e metafisiche. Serra incentra il suo lavoro precipuamente su queste tematiche, costruendo una drammaturgia di immagini sceniche composte attraverso l’utilizzo di luci, nebbia, oggetti, suoni e costumi avvalendosi della simbologia dei mezzi teatrali a partire da quelli più immediati, corpo e voce, ad altri più elaborati: nella scena iniziale della tempesta, Ariel danza in armonia insieme ad un grande telo, simbolo delle acque del mar Mediterraneo, per far naufragare la nave di Alonso.

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L’EMOZIONE DEL PUDORE – MASSIMILIANO CIVICA

Giovedì 24 marzo, Massimiliano Civica ha presentato a Fertili Terreni Teatri presso San Pietro in Vincoli la prima di tre lezioni-spettacolo, L’emozione del pudore: un itinerario attraverso i personaggi di Orson Welles, Nina Simone, Rino Gaetano, Ettore Petrolini e altre comparse strappate al mondo delle performing arts. L’impressione è quella di trovarsi in una terra di confine: è una lezione questa a cui assistiamo o uno spettacolo? Quello che vediamo è Orson Welles o solo un personaggio di finzione, un burattino nelle mani di Civica? L’ ambiguità tiene viva la scena e svela una porzione del mistero del teatro, che, forse, può ridursi a una semplice linea di confine…

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FAVOLA PERSONALE. GLI AMORI DIFFICILI ALL’HOTEL OVIDIO

Palermo, 5 marzo 2022.  Quando arriviamo nel capoluogo siciliano, il cielo è pulito, anche se qualche nuvola tenta, senza tuttavia riuscirvi, di guastarlo.
Dopo un breve pellegrinaggio ad almeno due degli oratori del Serpotta: quello di Santa Cita e del Rosario di san Domenico e a un paio di pasticcerie (Ruvolo e Antico Caffè Spinnato), ci dirigiamo verso il Teatro Biondo. Assisteremo alla penultima replica palermitana di Favola Personale, spettacolo di Giuliano Scarpinato. Lo spettacolo la prossima settimana giungerà a Napoli, al Teatro San Ferdinando con repliche da martedì, 8 marzo fino a domenica, 13 marzo 2022. Vi invitiamo dunque ad assistervi e a discuterne attraverso i nostri canali social (Facebook e Instagram).

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SCRITTO SUL MIO CORPO – COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA

Compagnia EgriBiancoDanza / BowLand / Silvia Giulia Mendola

Sabato 19 febbraio si è svolto il secondo appuntamento di Moving Bodies, Open Your Mind – Una nuova stagione spettacolare, la prima rassegna coreutica nata dalla collaborazione di OGR Torino e Fondazione Egri per la Danza/IPUNTIDANZA, con il supporto di Fondazione CRT, che prevede quattro spettacoli della Compagnia EgriBiancoDanza nelle suggestive cornici di Sala Fucine e Duomo. Sul palco, in quest’occasione, lo spettacolo Scritto sul mio corpo, dove le coreografie di Raphael Bianco guidano i danzatori della compagnia in un dialogo a tre, con la musica dal vivo dei BowLand, e il monologo interpretato da Silvia Giulia Mendola.

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BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI

Il drammaturgo e regista Daniel Veronese, maestro del teatro argentino, porta in scena le Brevi interviste con uomini schifosi con sguardo feroce e molto humor,  uno zibaldone di perversioni e meschinità, che ritraggono il maschio contemporaneo come un essere debole, che ricorre al cinismo se non alla violenza come principale modalità relazionale con l’altro sesso. Attraverso una rosa di racconti traccia una propria linea drammaturgica che racconta di uomini incapaci di avere relazioni armoniche con le donne e ci invita a osservarli da vicino.

Daniel Veronese traspone queste voci, scritte da Wallace in forma di monologo al maschile, in dialoghi tra un uomo e una donna. In scena però chiama a interpretarli due uomini, Lino Musella e Paolo Mazzarelli che si alternano nei due ruoli maschile e femminile, in una dialettica che mette in luce tutte le fragilità, le gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo insiti nei rapporti affettivi.

Con umorismo feroce e impietoso, il maschio contemporaneo è ritratto come un essere incapace di costruire relazioni con le donne.  Assisteremo all’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando; all’uomo che vanta la propria infallibilità nel riconoscere la donna che ci sta senza fare storie; a quello che usa una propria deformazione per portarsi a letto quante più donne gli riesce, insomma una galleria impietosa di mostri.

Brevi interviste con uomini schifosi non può non suscitare serie riflessioni sul rapporto uomo-donna. In effetti è lo stesso attore Lino Musella ad affermare in un’intervista:

Azionano domande che il pubblico deve completare, su un tema come il sessismo, ma non solo. Ci sono questioni di genere, dinamiche di relazione, rapporti cannibali.

Foto di Marco Ghidelli

Nonostante i due attori collaborino ormai da anni come coppia, in questo spettacolo non hanno forse trovato la loro piena sinergia apparendo talvolta “sbilanciati”. Scelta interessante quella di alternare i ruoli di genere e non renderli statici ma non completamente riuscita. Da un lato Lino Musella incarna e indaga perfettamente, attraverso i vari ruoli, la mostruosità umana conferendo anche sfumature diverse non solo in base agli episodi ma anche nell’alternanza maschile/femminile. Mazzarelli al contrario, nonostante l’indiscutibile capacità attoriale, sembra quasi trattenersi e non voler cedere a tale mostruosità rimanendo sulla difensiva (se così si può definire la non immedesimazione completa nel testo) e non lasciando spazio a troppe nuances tra maschile e femminile.

Lo spazio scenografico è essenziale, l’unico movimento geometrico è costituito da una diversa disposizione dei tavolini e dai due attori che a secondo del ruolo e della dialettica fra di loro, stanno uno seduto e l’altro in piedi, o entrambi seduti. Anche i costumi sono ridotti al minimo: t-shirt, jeans e a piedi scalzi.

Il risultato finale è comico e disturbante allo stesso tempo. Una rappresentazione cinica ma attuale dell’uomo moderno che suscita il riso nella sua drammatica veridicità.

Irene Merendelli

Di David Foster Wallace

Regia e drammaturgia Daniel Veronese
Traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini
Con Lino Musella e Paolo Mazzarelli
Disegno luci Marciano Rizzo
Direzione tecnica Marciano Rizzo Gianluca Tomasella
Fonica e video Marcello Abucci
Realizzazione video Alessandro Papa
Responsabile di produzione Gaia Silvestrini
Assistente alla produzione tirocinante dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico Gianluca Bonagura
Foto di scena Marco Ghidelli
Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, TPE – Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts, Carnezzeria srls
in collaborazione con Timbre 4, Buenos Aires, e Teatro di Roma – Teatro Nazionale

RADIO CLANDESTINA – ASCANIO CELESTINI

Radio Clandestina è ospite del Teatro Stabile di Torino e, dopo più di vent’anni dal debutto, va in scena dal 25 al 30 gennaio al Teatro Gobetti il monologo che ha lanciato la carriera di Ascanio Celestini.

Cala il buio in sala, Celestini entra in una scena spoglia: ci sono quattro diverse lampade appese e attorcigliate ad un riquadro in ferro, una sedia di legno rossa al centro. Siamo al buio, il suo volto è parzialmente illuminato dalla luce fioca di una lampadina, e le ombre che si dipanano in forme anomale sul volto dell’attore ci fanno tornare ai racconti dell’orrore dei bambini, in cerchio, nelle sere d’estate. Anche questo potrebbe essere un racconto dell’orrore; o meglio, sarebbe più facile per noi se lo fosse.

Che cosa è successo il 24 marzo 1944?

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VEDOVA DI SOCRATE. LELLA COSTA RACCOGLIE L’EREDITÀ DI FRANCA VALERI

Anni fa in tv Lella Costa con la consueta leggera, ma abrasiva ironia diceva: “Una volta il luogo comune era: dietro ogni grande uomo c’è una donna che soffre, poi con l’avvento del femminismo è diventato: dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, sempre dietro, mai accanto, dietro. Secondo me la versione contemporanea più attendibile è: dietro ogni grande uomo c’è una grande donna stupefatta.” Qualche tempo dopo fu Benedetta Barzini a sottolineare che, mentre gli uomini godono di una grande eredità di Maestri del pensiero: Socrate, Platone Aristotele… non è lo stesso per le donne. Il punto di vista femminile è recente, deve ancora farsi una storia.
Da queste considerazioni possiamo partire per raccontare La vedova di Socrate, che proprio Costa ha portato in scena al Teatro Gobetti dall’11 al 16 Gennaio. Si tratta dell’ultimo monologo di Franca Valeri, liberamente ispirato a un testo di Friedrich Dürrenmatt, La morte di Socrate. Poco prima di compiere 100 anni la matriarca del teatro italiano lascia in eredità questo testo a Lella Costa, affinché potesse tenerlo in vita, di palcoscenico in palcoscenico. Lo spettacolo ha debuttato infatti a Siracusa nel 2020 e gira ancora per l’Italia. La regia è firmata da Stefania Bonfadelli, figlia adottiva di Franca Valeri.

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