Può la parola farsi vita? Con certezza rispondo negativamente a questa domanda: nell’eterna lotta con la vita la parola scritta perde. La sua salvezza è tornare alla fonte, alla vita, alla carne. È questo che cerco che e che trovo nel teatro che più mi segna.
Accompagnato da queste riflessioni vado
un pomeriggio, nello studio del mio docente di Storia del
teatro con l’intenzione di farmi indicare le strade più interessanti da seguire
in questa forma d’arte così antica, eppure per me ventenne pressoché inesplorata.
Ascanio Celestini, figura di spicco della narrativa italiana, ha portato in scena uno spettacolo dalla struttura per lui tipica. Tre storie apparentemente banali; estratti di vita quotidiana di una periferia romana: la storia di una commessa, di una barbone e di un facchino nero.
Risale al 1809 l’opera Agnese, rappresentata questo marzo
al Teatro Regio “in prima assoluta in epoca moderna”. Composto da Ferdinando Paër su libretto di Luigi Buonavoglia il melodramma
semiserio riscosse da subito un successo non indifferente, incontrando
l’approvazione di Berlioz e Chopin. Grazie a equilibrio drammaturgico e forte
espressività musicale, quest’opera esercitò una profonda influenza sulla generazione
successiva.
Quando si entra a teatro ci si aspetta sempre di divertirsi, di rimanere impressionati dall’evento, di esserne coinvolti emotivamente. Non sempre però ai nostri tempi questo accade quando si ha a che fare con uno spettacolo di danza, disciplina che spesso viene proposta a livello dilettantistico e di cui si è purtroppo perso il valore artistico e culturale. Ebbene, giovedì 28 febbraio presso il Teatro Astra abbiamo potuto assistere a un nuovo appuntamento del cartellone Palcoscenico Danza 2019, rassegna diretta da Paolo Mohovich e dedicata alla danza contemporanea. Se siete tra coloro che hanno perso la concezione di cosa significa usare il proprio corpo per creare una vera e proprie opera d’arte, muovere il proprio corpo per trasmettere messaggi, usare lo spazio per produrre riflessioni … avreste dovuto esserci! Ritrovarsi a sognare ad occhi aperti, essere presenti nel momento in cui i performer attraverso la propria fisicità, la potenza e al contempo la loro delicatezza ci mostrano una storia, un oggetto immateriale, una sensazione. Rendere visibile una sensazione è forse uno dei fini più complessi e difficili che gli artisti di teatro hanno sempre cercato di raggiungere.
Il Balletto Teatro di Torino ospita nella sua stagione di danza Manfredi Perego, coreografo di origini emiliane che proprio con una delle due creazioni portate in scena alla Lavanderia si è aggiudicato il premio GD’A Giovane Danza D’autore nel 2017.
Sabato 2 marzo, alle Fonderie Limone di Moncalieri, si è esibito il Balletto Nazionale di Gyor, ospite internazionale all’interno della stagione IPUNTIDANZA 2018/2019 della Fondazione Egri per la Danza.
La serata è iniziata con un caloroso saluto di benvenuto da parte di Susanna Egri seguita da una breve introduzione agli spettacoli Apparizione #5 della compagnia EgriBiancoDanza, PianoPlays e Passage del Balletto Nazionale di Gyor.
La piacevole pièce di apertura è stata quella della compagnia EgriBiancoDanza: uno spettacolo estratto dal lavoro “APPARIZIONI”, coreografia di Raphael Bianco.
Le baruffe chiozzotte, testo di Carlo Goldoni pubblicato nel 1762, è incredibilmente attuale. In esso ci sono emozioni che siamo abituati a pensare come primordiali, come la gelosia o l’esclusività dei sentimenti. Non manca ciò che si può chiamare differenza tra i sessi: la donna socialmente sottomessa all’uomo, che va per mare come pescatore, senza certezza di ritorno.
Il Primo
Omicidio, ovvero Caino di Alessandro Scarlatti è in scena per la
prima volta all’Opéra de Paris, a Palais Garnier dal 22 gennaio al 23 febbraio.
L’oratorio a sei voci, composto a Venezia nel 1707, fu “scoperto” da
René Jacobs nella biblioteca del Conservatoire de Bâle e registrato nel 1998
proprio sotto la direzione del direttore d’orchestra e controtenore belga, che
interpretava anche la voce di Dio, alla testa dell’Akademie für alte Musik. Per
la prima moderna all’Opéra de Paris ritroviamo René Jacobs, questa volta con la
B’Rock Orchestra. Questa esecuzione sa restituirci la musica austera e allo
stesso tempo dolcissima di Alessandro Scarlatti, a cui si accompagna il
libretto di Antonio Ottoboni, che coniuga precisione e sobrietà del vocabolario
con immagini di estrema bellezza.
Il maestro Alessandro Serra, già vincitore del premio UBU 2017 e ANCT 2017 per Macbettu, ha portato in scena al teatro Astra, il 14 febbraio, un nuovo spettacolo: Frame.
In una sorta di commistione tra una pinacoteca, un’opera di teatro d’ambiente e di teatro danza, Frame racconta la solitudine, la quotidianità e l’amore attraverso il corpo degli attori dando vita ad alcune delle opere più famose del pittore newyorkese Edward Hopper (come, ad esempio, Automat, Morning Sun e Summer Interior). Continua la lettura di ‘Frame’ di Alessandro Serra – Urli silenziosi→
Cosa accade quando proviamo a mescolare insieme due mondi apparentemente diversi come la danza e la cucina? Raphael Bianco con la Compagnia EgriBiancoDanza ha provato a sperimentare questo bizzarro connubio. “Tourdedanse a’ la Rossini” utilizza le musiche del compositore marchigiano famoso per aver celebrato durante il suo lavoro le nozze tra musica e enogastronomia.
Prendendo spunto dal genio del musicista, il coreografo ha portato in scenda due pezzi: uno dedicato al dolce più amato nel mondo: “Il cioccolato”; l’altro prendendo in prestito il format dei programmi culinari televisivi: “Spezie e aromi”. Continua la lettura di TOURDEDANSE A’ LA ROSSINI→
Il blog degli studenti di teatro del D@ms di torino