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Quei sogni di felicità che credevamo al sicuro – Maria Grazia Agricola e Duccio Bellugi Vannuccini con la collaborazione di Céline Schlotter

“Siamo nati in città e piccole contrade” – questo è il tema dello spettacolo presentato al Teatro Marchesa in Corso Vercelli a Torino il 18 Dicembre 2022. Il lavoro nasce come continuazione del progetto Bio-Grafia, iniziato con la precedente produzione, “Le Sorelle” e offre uno sguardo complessivo sulla società odierna di Barriera di Milano con le sue storie e i suoi sogni mancati in un crocevia di melting pot.  

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YOU WERE NOTHING BUT WIND – MOTUS

Durante l’ultima settimana del Festival delle Colline Torinesi la scena è stata dedicata ai Motus che hanno portato, al centro della ribalta, tre dei loro lavori più emblematici e forti. Nelle giornate di martedì 1 e mercoledì 2 novembre, presso la Fondazione Merz, è andato in scena You were nothing but wind

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BROS – ROMEO CASTELLUCCI

L’estetica della Violenza

Sabato 29 e domenica 30 ottobre 2022 lo spettacolo BROS di Romeo Castellucci è andato in scena presso Le Fonderie Limone di Moncalieri, in occasione della 27esima edizione del Festival delle Colline.

I protagonisti di questo spettacolo sono i civili: chiamati come figuranti a vestire i panni di un nutrito gruppo di poliziotti e ad eseguire pedestremente gli ordini ricevuti in scena tramite un auricolare.

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MDLSX – MOTUS

Per la 27esima edizione del Festival delle Colline Torinesi è la compagnia Motus ad essere scelta per la sezione monografica, dedicata ad artistǝ che hanno avuto particolare importanza nella storia sia del festival che del teatro italiano in generale. La compagnia porta in scena tre spettacoli, una rassegna di video e diversi film – in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema – oltre ad altri frammenti di spettacoli ed esperienze di vita, proiettati alla Fondazione Merz; a completare il panorama Motus, un’installazione fotografica di circa 10.000 scatti riguardanti i 31 anni di storia del gruppo, offerti come dono/souvenir al pubblico che varcherà le soglie del Padiglione di Torino Esposizioni.

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MANFRED – MADALENA REVERSA & CARMELO BENE A CONFRONTO

UN TESTO, DUE INTERPRETAZIONI

Il Festival delle Colline Torinesi ci offre una diversa interpretazione del testo con il quale anche Carmelo Bene si è confrontato.

Nelle due serate del 28 e 29 ottobre 2022, presso la sede della Fondazione Merz, la compagnia Madalena Reversa ha messo in scena una rielaborazione complessa della rappresentazione del Manfred.

HEXPLOITATION – SHE SHE POP

Un palco gremito ed un faro sul pubblico ci hanno introdotti allo spettacolo Hexploitation che le She She Pop hanno presentato lo scorso 25 ottobre al Teatro Astra.
Una scelta inusuale quella di tenere le luci di scena accese, che si è rivelata, però, essenziale dopo aver compreso lo spettacolo per quello che era: un gioco, un dialogo che il gruppo espone sulla propria età e sul proseguimento di un’attività artistica in cui  il corpo è assolutamente centrale.

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Teatro&Arte – Una imagen interior, Ecloga XI e La trilogia delle macchine

Dalla 27° edizione del Festival delle Colline Torinesi suggestioni sui tre spettacoli che all’interno della rassegna rappresentano il filone Teatro&Arte. Un viaggio nella poetica dell’umano attraverso il disfarsi delle comunità, la solitudine del maschile e femminile per una mancata redenzione, il perturbante e assordante silenzioso logos delle macchine. Un filo che unisce l’incanto in un crescendo di disgregazione.

“Vorrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorni alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom’io, sai splendere
unicamente dell’altrui speranza”

(Andrea Zanzotto – IX Ecloghe)

“La luce del fuoco toglie spazio alla notte

e concede loro un tempo addizionale.

Un tempo per l’astrazione”.

(Da Una imagen interior testo teatrale di Pablo Gisbert)

In questo “tempo per l’astrazione” i pensieri si espandono, attraversano “regni longinqui” e poi ritornano come la luna di Zanzotto o come gli amori di Venditti.

In questo tempo addizionale mi ritrovo ad abitare i luoghi geometrici dei pensieri e come la donna vestita di bianco di Una imagen interior “considero me stessa una persona molto cerebrale”, la certezza della morte attraversa anche il mio corpo, per più di un secondo, ma che rimane comunque un tempo insufficiente. 

“È impossibile pensare alla morte quando si ha fretta”.

IL CROGIUOLO – FILIPPO DINI

Degenerazione dell’essere umano davanti alla tragedia

Out of the blue – e così di punto in bianco, quasi d’improvviso, entriamo a gamba tesa all’interno della nuova stagione teatrale 2022-2023 del Teatro Stabile di Torino con il suo primo spettacolo in cartellone al teatro Carignano fino al 23 ottobre: Il Crogiuolo di Arthur Miller. Il testo, intrinseco di potenza e importanti significati politici, soprattutto in Italia è stato poco rappresentato. Gli unici predecessori di Filippo Dini sono stati Luchino Visconti e Sandro Bolchi; fatto che può essere fonte di riflessione e che può dire molto sul paese in cui viviamo e sulle sue radici politiche e sociali. Infatti, il Crogiuolo, sia quello di Miller, con la caccia alle streghe e il maccartismo, che quello di Dini, con l’estremizzazione del sogno americano e l’adorazione di un potere superiore eccessivo, si caratterizza per la denuncia del fanatismo.

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LE ETIOPICHE – MATTIA CASON

Come può un personaggio storico come Alessandro Magno essere sia un tremendo sterminatore sia un estremo curioso interessato a ogni cultura che incontra nelle sue conquiste? Come è possibile oggi approdare ad una Europa Afroasiatica? Queste sono le domande che accompagnano lo spettatore uscito dalla sala dopo aver visto Le Etiopiche di Mattia Cason con l’assistenza alla regia di Alessandro Conte, presentato mercoledi 19 ottobre al Teatro Astra per la rassegna del Festival delle Colline Torinesi.

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RADICI/UNA COSA CHE SO DI CERTO – ALBA MARIA PORTO

Femminismo, diritti e continua lotta alla ricerca di sé stessi. Un viaggio d’amore e speranza, ma anche di realtà e ingiustizia. Tutto questo è Radici/Una cosa che so di certo, l’opera originale di Alba Maria Porto che ha debuttato al ventisettesimo Festival delle Colline Torinesi mercoledì 19 ottobre alle Lavanderie a Vapore.

Lo spettacolo procede in parallelo alternando presente e passato, passando dalla storia di due ragazzi d’oggi a quella di tre donne negli anni ’70 conducendoci in un viaggio nello spazio e nel tempo. Veniamo coinvolti dai cambi di luce, dai suoni e dai costumi, ma soprattutto dai temi che portano a interrogarci su argomenti quali l’appartenenza, l’identità, la famiglia.

Un tema sul quale si insiste particolarmente è legato al rapporto tra genitori e figli. Viene rappresentato attraverso gli occhi di un uomo (Mauro Bernardi) che vede crollarsi il mondo addosso quando scopre di essere stato adottato. Il suo è un rapporto conflittuale, non si è mai sentito veramente parte di quella famiglia, riesce solo a provare odio, soprattutto nei confronti della madre. Tutta la rabbia si manifesta in un dialogo col padre, che in realtà è un monologo perché sulla scena è solo e le sue crudeli parole vengono urlate direttamente agli spettatori, come se tra i padri che compongono il pubblico ci fosse anche il suo. Il rapporto però assume sfumature diverse quando a presentarcelo è la ragazza (Lydia Giordano). Il legame con sua madre è di amore puro, tanto forte che nel momento della sua morte lei si sente persa, bloccata nella casa d’infanzia, circondata da un cimitero di vecchi oggetti dai quali non riesce a staccarsi, ma più in generale si sente intrappolata in una vita che non è certa di volere. Non sa a chi rivolgersi; il padre è una figura assente, la cui presenza arrecherebbe solo maggiore confusione.

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