Una fiaba scritta nel Seicento tratta da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile: La Papera, che racconta appunto di una papera che caca scudi d’oro con un’architettura di personaggi, come dice Emma Dante, dove il re non è il vero protagonista, ma l’avidità e l’invidia. Emma Dante riscrive la fiaba dando centralità al re che è un emarginato, un uomo profondamente solo e alla famiglia che vive a corte, una famiglia ipocrita che fa finta di prendersi cura di lui ma che in realtà vuole solo il suo potere e le sue uova d’oro.
E’ tornato sulle scene del Teatro Carignano i Sei personaggiin cerca d’autore nella versione di Valerio Binasco . Una scrittura scenica che ammalia. Un classico intramontabile ancora in grado di confrontarsi con l’attualità. Il teatro nel teatro come effetto scenico e come mezzo per andare oltre la rappresentazione del copione e mostrare diverse sfaccettature della realtà. Questi i tre elementi che fanno dei Sei Personaggi di Valerio Binasco uno spettacolo molto interessante, appagante e spiazzante.
La storia dell’immorale e libertino Burlador de Sevilla, oggi meglio conosciuto come Don Giovanni, è ormai ben nota e viene interpretata in questo spettacolo da Arturo Cirillo presso il teatro Gobetti di Torino.
“È possibile cambiare il mondo di qualcuno dal di dentro?”
Marta Cortellazzo Wiel porta in scena, in prima nazionale, al Teatro Gobetti di Torino, uno dei testi della Trilogia della bellezza, scritta da Neil LaBute, La forma delle cose. L’incontro tra un’artista e uno studente, nonché guardia di un museo, sarà la genesi della depersonalizzazione di quest’ultimo, sempre più dipendente e manipolato.
“Son tornato a teatro, in platea, da qualche annetto insomma. Vado a vedere Eduardo e basta”. Questo lo diceva Carmelo Bene alle telecamere della Rai, durante un’intervista risalente alla metà degli anni Settanta. Interessante pensare come dietro a quel nome proprio, menzionato in moltissimi casi senza il cognome, si apra tutto un mondo che va a rappresentare un pilastro portante della cultura teatrale e napoletana. Quando C.B. dice “vado a vedere Eduardo” chi ascolta sa, senza ulteriori precisazioni, di quale Eduardo si parla, e percepisce il peso che sta dietro a quel nome detto così alla veloce. Tale è l’impatto, l’impronta che l’operato di Eduardo De Filippo ha lasciato sul teatro italiano.
“È scabroso mordere la fragola, è scabroso mordere la vita”Liv Ferracchiati è in tournée col suo ultimo spettacolo “La Morte a Venezia”. Questa volta si porta dietro una performer molto brava, Alice Raffaelli, attrice e ballerina ( dal 2015 si affaccia al mondo della prosa grazie alla collaborazione con la compagnia The Baby Walk, continua ad esplorare la scena legata al teatro di parola con Antonio Mingarelli. Nel 2018 è tra le finaliste del premio Ubu, categoria miglior performer under 35…).
Al Teatro Carignano è andato in scena lo spettacolo La Locandiera, con Sonia Bergamasco, regia di Antonio Latella.
Lo spazio della scena, pur occupato da una scenografia fissa, rende l’idea della locanda in tutte le sue declinazioni: luogo d’incontro e conversazione ma anche di ristoro ed intimità.
In alto sono posti dei neon, e la sensazione è quasi di trovarsi in un laboratorio. Lo spettatore è forse chiamato ad osservare un esperimento.
Rumore: frastuono e sirene si sovrappongono alle voci dei notiziari.
L’atmosfera è caotica e molto agitata, lo spettacolo si apre con la notizia dell’esplosione di 140 kg di tritolo alle 16:58 del 23 maggio 1992 a Capaci.
Tre modi per non morire di Toni Servillo, testo di Giuseppe Montesano. Quasi tutte le date sono esaurite da giorni e c’è ancora pubblico in fila al botteghino speranzoso di trovare un biglietto.
Euripides Laskaridis mette in scena uno spettacolo giocato sulle contraddizioni e nel contempo produce un effetto disarmonico, a tratti consapevolmente, ma che fa uscire il pubblico dal teatro con molti interrogativi.