Archivi categoria: Stagione 2023

Where the hell is Bernard?

Dietro la maschera della routine quotidiana si cela un mondo distopico dove il gioco è bandito, le domande represse e la fuga considerata un crimine. In questo universo alienato, quattro Agenti, custodi di un sistema perfetto quanto asettico, si ritrovano a fronteggiare un’anomalia inaspettata: la fuga di un cittadino, Bernardo.

Lo spettacolo Where the hell is Bernard? che ho avuto visto il 2 febbraio a Torino, presso Casa Fools, ha suscitato in me un acceso dibattito interiore. Da un lato, l’originalità dell’idea, la performance delle attrici e la capacità di mescolare generi diversi hanno creato un’esperienza teatrale unica e stimolante. Dall’altro, alcune debolezze nella caratterizzazione dei personaggi e nella coerenza narrativa hanno impedito all’opera di raggiungere il suo pieno potenziale.

Le Agenti, identificate solo da codici numerici, non possiedono una vera e propria identità. Pur essendo ben distinte grazie alle loro azioni e parole, mancano di una profondità psicologica. Non conosciamo le loro storie personali, le loro motivazioni profonde o i loro desideri. La presenza di quattro attrici senza una chiara motivazione o differenziazione nel loro ruolo sembra non influenzare significativamente lo sviluppo della trama. Anche con una riduzione del numero di attrici, la storia potrebbe procedere senza alterazioni sostanziali.

La trama sembra presentare alcune incongruenza. La scena dei neonati, ad esempio, appare slegata dal contesto e priva di un significato chiaro. Il finale, pur essendo aperto all’interpretazione, lascia allo spettatore un senso di incompletezza. La mancanza di una risoluzione definitiva o di una spiegazione plausibile per alcuni eventi indebolisce la coesione narrativa.

Azioni e personaggi appaiono a volte privi di una logica interna, creando un po’ di confusione nello spettatore. La fuga di Bernardo, l’apparizione dei neonati, il destino delle Agenti: tutto sembra accadere senza una ragione precisa, lasciando lo spettatore con un senso di frustrazione.

Where the hell is Bernard? possiede un potenziale interessante, ma necessita forse di alcune modifiche per raggiungere una maggiore coesione e profondità. Il contesto della Casa Fools a Torino ha fornito uno sfondo unico per lo spettacolo, tuttavia, un lavoro di approfondimento sui personaggi e sulla trama potrebbe rendere l’opera più coinvolgente e di impatto.

Roozbeh Ranjbarian

Prodotto da Haste Theatre e Turnpike Productions
Regia di Ally Cologna e Haste Theatre
Cast: Elly Beaman-Brinklow, Valeria Compagnoni, Jesse Duprè, Sophie
Taylor
Voice over: Ally Cologna e Lorenzo Andrea Paolo Balducci
Tecnico suono e luci: Jethro Walker
Designer luci: Katrin Padel
Designer suono: Paul Freeman
Designer set: Georgia de Grey
Foto poster di Nick Milligan
Fotografo di scena Rara Su

Tre Sorelle- Muta Imago

 È buio, un piccolo bagliore si accende al centro del palco, appare come una luce vista da un occhio socchiuso. Si riuniscono intorno al bagliore tre donne e, come in un rituale, fanno danzare le mani nella luce sottile. La calma prima della tempesta, un silenzio tombale, quasi religioso, regna in tutta la sala, attendiamo. Le luci prendono lentamente possesso della scena, diventano quasi abbaglianti, a tratti disturbanti come i suoni, rumori che irrompono sulla scena aggressivamente in completa opposizione al silenzio precedente. Gli opposti sono i protagonisti della narrazione dello spettacolo Tre Sorelle. La compagnia Muta Imago gioca sui volumi, in una formula misteriosa che indaga lo spazio-tempo. Tre donne, tre sorelle, una sola storia che diventano tre. Dolori, angosce, ricordi e speranze perdute, si manifestano attraverso la voce e i gesti  delle tre sorelle che agiscono talvolta in maniera disordinata e inspiegabile. La più giovane: colei che detiene dentro di sé la forza di andare avanti con la sicurezza che il futuro, seppur lontano, sarà sicuramente migliore. La media: disillusa e sconfortata, le consapevolezze del presente la tengono incatenata nel tempo in cui si trova, nessuna prospettiva. La più grande: la vita ormai ha fatto il suo corso, si aggrappa a tutto ciò che possa vagamente darle sollievo, per sfuggire dalla consapevolezza che non ci sia più un futuro ad aspettarla. Errori, scelte sbagliate, lo stesso essere donne in una cultura che predilige il maschio. Uno spettacolo che mette in scena la mente di una donna, nella quale lo spettatore può viaggiare senza scappare, una pièce teatrale che predilige raccontare la vita attraverso il magico numero del tre, la rappresentazione è esoterica e sconvolgente, demoni, ombre e colpe ma anche sogni distrutti, abbandono e oblio. I monologhi, per quanto profondi e complessi, risultano forse talvolta troppo dilatati, così come i volumi della musica spesso troppo alti, rendono difficile una fruizione scorrevole dello spettacolo. La performance delle attrici Monica Piseddu, Arianna Pozzoli e Federica Dordei è risultata a mio avviso forte ed incisiva, le voci penetrano la quarta parete dando la possibilità al pubblico di empatizzare più facilmente con la storia raccontata.

Rossella Cutaia

LA TRILOGIA DELLA GUERRA PT. 2 – di GABRIELE VACIS con PEM IMPRESA SOCIALE

Antigone e i suoi fratelli

Quel grande sentimento di “crisi della presenza”, per definirla alla Sartre, con cui si chiude Sette a Tebe, viene rievocato e messo in discussione anche in Antigone e i suoi fratelli, in particolare nel monologo scritto e interpretato da Lorenzo Tombesi di cui riportiamo un estratto:

Sono davvero invidioso dei giovani ucraini… gli è capitata la guerra e non hanno altra scelta che prendere in mano il fucile – ho voglia di guardare mia madre dall’alto disperarsi a causa mia, ma non per una multa per eccesso di velocità! Ho invidia di quelli che dall’Africa partono e non sanno dove vanno! Dico queste cose e allo stesso tempo mi accuso – mea culpa mea culpa mea culpa ma come faccio a non subire il fascino di chi sceglie di morire? Non voglio più avere tutte queste reti, tutte queste possibilità, tutte queste alternative! Come faccio a scegliere se c’è tutta questa scelta?

Continua la lettura di LA TRILOGIA DELLA GUERRA PT. 2 – di GABRIELE VACIS con PEM IMPRESA SOCIALE

PASSAGE – CONVERSAZIONE CON ALCUNI POSTERI

L’aria a Berlino era diventata irrespirabile.

Parole che risuonano senza una chiara provenienza all’interno delle cuffie bluetooth distribuite al pubblico, mentre quest’ultimo, sotto il portico di Palazzo Carignano, si guarda intorno alla ricerca della bocca che le ha pronunciate. Poi, dopo un breve giro di sguardi da una parte all’altra, l’attenzione si volge oltre le colonne, verso piazza Carlo Alberto. Poco distante, su una panchina, ecco la fonte della voce: un uomo in giacca e cravatta con una valigetta nera posatagli di fianco. Siede da solo e parla, lo sguardo fisso a terra, mentre la gente seduta sulle panchine lì accanto lo ignora o gli volge qualche occhiata incuriosita. Chi è quest’uomo? Al giudizio dei passanti che lo guardano distrattamente potrebbe benissimo sembrare un pazzo che parla da solo, non molto dissimile da certi altri personaggi peculiari che quotidianamente si lasciano intravedere in giro per il centro di Torino. Noi, però, sappiamo non trattarsi di un pazzo, bensì di un profugo: Walter Benjamin.

Continua la lettura di PASSAGE – CONVERSAZIONE CON ALCUNI POSTERI

NON SIETE STATI ANCORA SCONFITTI

Tra giovani alberi di ulivo e silenzio, in un museo contemporaneo e suggestivo, Massimiliano Speziani inizia a leggere.

Una protesta, una cella, suo figlio appena nato, un viaggio in Palestina, giustizia e dignità, sono i temi centrali della lettura della pubblicazione di Alaa Abd el-Fattah, in questo spettacolo a cura di Sergio Ariotti, voce narrante, con la partecipazione di Massimiliano Speziani, voce di Alaa.

Condannato a cinque anni di reclusione con l’accusa di divulgazione di notizie false online, Alaa Abd el-Fattah inizia nel carcere di Tora una lunga lotta per quei diritti che sembrano essere ancora lontani in quest’epoca veloce e progressiva. Lo sciopero della fame, durato sette mesi, è uno degli urli di protesta più struggenti contro le ingiustizie dei detenuti politici egiziani. Rivalsa, ragione ma soprattutto l’amore per suo figlio, spingono Alaa a continuare con determinazione la sua lotta per la libertà e la verità, tra processi, libertà vigilata, celle e sommosse.

La storia così irrequieta e attuale dello scrittore e blogger egiziano, comincia lungo una discesa di fogli di carta stropicciati, vuoti e stesi per terra. Una similitudine così delicata che ci avvolge in quella che sarà la vita del protagonista nei prossimi anni, oltre a essere scenografia efficace che accompagna tutto lo spettacolo. La piccola sala, infatti, è arredata da pagine bianche adagiate sui muri e da immagini di acqua di mare tra l’Egitto e la Palestina, proiettate sulla parete di fronte al pubblico. Basta il tocco di Speziani per animarle e coinvolgere lo spettatore e farlo andare oltre quella parete.

Tante sono le domande che ci poniamo di fronte alle ingiustizie di questo racconto. Perché ancora oggi esistono processi per motivi politici? Perché un padre non può assistere alla nascita di suo figlio? Perché così tanti giudici si schierano contro una protesta invece di insistere per i diritti di tutti? E, oggi più che mai, la lettura scenica di Speziani è un buon trampolino per portare lo spettatore a riflettere su quanta strada ci sia ancora da percorrere per assicurare a tutti quei diritti, a volte ancora troppo sottovalutati.

I diritti umani.

Rebecca Trio

Lettura scenica di Massimiliano Speziani dal libro omonimo di Alaa Abd el-Fattah

Adattamento e cura di Sergio Ariotti

Immagini FRANA Smashing Videos

Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria – Festival delle Colline Torinesi – Fondazione Merz

Hopefulmonster editore