Nuovi
scenari per nuovi inizi
La chiusura forzata dei teatri, dei
cinema, dei musei in seguito all’emergenza sanitaria ha messo a
dura prova il comparto culturale. Si sono chiusi i sipari ed è
calato il silenzio, un silenzio talmente profondo che ricordava un
po’ lo spettro della morte.
Tuttavia, in questa assenza qualcosa si
è mosso. Esattamente come in inverno, quando tutto sembra morto e
spento e invece nelle profondità delle radici qualcosa muove.
Movimenti piccoli, impercettibili. Piano piano la linfa risale,
pronta a far germogliare i fiori in primavera.
Così sembra sia successo in questi mesi nel teatro. Un artefice di questo movimento è stato certamente Filippo Fonsatti, direttore della Fondazione Teatro Stabile di Torino e presidente di Federvivo. Durante una diretta in streaming sabato 8 maggio 2020, Fonsatti, insieme a Paola Farinetti, coordinatrice della Fondazione Mirafiore (fondazione culturale voluta da Oscar Farinetti), ha fatto il punto sullo ‘stato dell’arte’.
Fonsatti ha illustrato le azioni concrete messe a punto in questi mesi.
In primis, a fine aprile, la
presentazione al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo di un documento: “Lo spettacolo in Italia nella fase 2 –
Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al
pubblico”, illustrato dallo stesso Fonsatti, da Carlo Fontana,
presidente AGIS, e da Francesco Giambrone, presidente ANFOLS. In
quell’occasione sono intervenute figure di eccellenza della cultura
italiana, quali il maestro Roberto Andò, regista cinematografico e
direttore del Teatro Stabile di Napoli e il Maestro Daniele Gatti,
direttore d’orchestra e direttore musicale dell’Opera di Roma.
Con questo documento sono state
motivate una serie di proposte volte ad affrontare la ripartenza di
tutte le attività culturali. È stato chiesto di definire un
calendario di ripresa delle attività dello spettacolo dal vivo e
delle proiezioni cinematografiche, differenziato per tipologia
architettonica (spazi aperti o edifici chiusi) ovviamente vincolato
alla situazione epidemiologica.
Inoltre è stata segnalata l’importanza
che siano definite a livello nazionale delle misure in maniera
uniforme. Si è rimarcata la necessità di avere poche regole e molto
chiare nell’interpretazione e nell’attuazione, senza oneri
aggiuntivi non sostenibili dagli operatori dello spettacolo e senza
portare un aggravio delle procedure amministrative.
In seguito, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha avuto un’audizione con il Comitato tecnico scientifico e ha fatto presente le richieste pervenute a fine aprile. Lunedì 11 maggio si è tenuto un incontro a Roma per valutare le possibili linee guida della fase 2 del settore dello spettacolo in Italia.
Sembrerebbe – e questa posizione è
fortemente connessa alla curva epidemiologica – che ci sia una
possibilità di ripresa di alcune attività nelle prossime settimane.
Il recentissimo Decreto del Governo, che prevede la riapertura dei
teatri a metà giugno, confermerebbe l’ipotesi.
Ciò permetterebbe da un lato di
offrire una speranza ai cittadini italiani, perché dal momento in
cui riapriranno luoghi simbolo della socialità, come i teatri e i
cinema, le comunità potranno percepire un graduale e atteso ritorno
alla normalità, e, dall’altro, a tanti lavoratori, di affrontare
il superamento della fase di grave difficoltà.
Come ha illustrato Fonsatti, il
comparto culturale ha sofferto e soffre notevolmente per questo
blocco, anche se al suo interno vanno fatte alcune distinzioni: tra
coloro che sono maggiormente tutelati perché lavorano per
istituzioni grandi o piccole che hanno potuto sostenere i costi del
personale con le proprie risorse e fruire degli ammortizzatori
sociali (destinati per la prima volta dalla seconda guerra mondiale
ad oggi al settore dal vivo); e chi ha lavori più intermittenti
(molti artisti, attori, danzatori, tecnici) che si trovano in una
situazione molto più drammatica.
Una lunga riflessione è stata fatta
sul problema del distanziamento sociale: se può essere ovviata per
la platea, seppur con un grosso deficit economico, la questione
diventa decisamente più problematica sul palcoscenico. L’utilizzo
della mascherina per musicisti, attori e cantanti sembrerebbe
inapplicabile in un contesto dello spettacolo dal vivo. L’utilizzo
della mascherina durante la performance oltre a non essere possibile
nel caso di un concerto con l’utilizzo di strumenti a fiato,
avrebbe in altri casi un impatto sulla creazione artistica talmente
forte da snaturare l’opera stessa.
Anche per quanto riguarda la platea i
problemi, seppur più facilmente risolvibili, sono molti. Le proposte
per ora sono di poter eseguire performance, svolte in condizioni
particolari, all’aperto con la limitazione di mille persone,
inclusi gli orchestrali e duecento persone al chiuso. In questo
ultimo caso la ripresa si dovrebbe garantire in maniera più
graduale. La limitazione di duecento persone è di complessa
realizzazione, oltre che non sostenibile dal punto di vista
economico, basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che
raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici
impegnati nell’attività.
Tutto questo si tradurrà in minori
ricavi derivanti dalla riduzione dei posti a sedere e dai maggiori
costi derivanti dall’acquisto dei dispositivi di sicurezza e per
garantire la salute dei lavoratori e del pubblico.
Fonsatti prevede che questo aggravio
economico sarà decisamente più forte all’atto della ripresa delle
attività culturali. Sottolinea come i bilanci delle fondazioni
teatrali e musicali siano sempre più orientati su una quota di
ricavi propri, bilanciati da una equa proporzione tra costi e ricavi.
Il venir meno delle risorse, derivate dai mancati incassi di questi
mesi, farà sì che il pareggio di bilancio diventi un miraggio, per
cui sarà necessario un intervento a sostegno del comparto culturale.
Fonsatti mette in rilievo come nel
Decreto “Cura Italia” siano stati stanziati dei contributi a
sostegno del settore. In particolare il Fus, Fondo Unico per lo
Spettacolo, ha previsto delle agevolazioni a sostegno di tutte quelle
attività culturali che non hanno mai ricevuto finanziamenti dallo
stesso e che potranno ora, con requisiti minimi, accedere a un
contributo fino a 20 mila euro.
Questo stanziamento, seppure contenuto,
garantirà una boccata d’ossigeno a un settore così fortemente
penalizzato, e permetterà di fare una sorta di “censimento” del
settore culturale in Italia e di avere, quindi, una fotografia della
variegata realtà dello spettacolo dal vivo. Fonsatti sottolinea come
questa opportunità permetterà di cogliere l’importanza e le
ricadute sociali di soggetti piccoli e mai finanziati sul territorio
e sulla sua comunità.
Il Presidente di FederVivo pone
particolare attenzione al fatto che l’obiettivo primario ora non
sia soltanto la convenienza economica quanto la riattivazione
dell’occupazione degli artisti e dei tecnici. “Pur nella
difficoltà, pur con mille incognite – sottolinea Fonsatti – occorre
riproporre occasioni di lavoro, tornare ad avere un reddito dignitoso
commisurato al talento e alla professionalità. Questa deve essere la
finalità di ciascun operatore, dal più piccolo al più grande”.
In questo momento infatti, ai
lavoratori dello spettacolo non è concesso neppur mettere piede nel
proprio ufficio. Questa è una grossa limitazione perché non
permette nemmeno di pianificare, di costruire, di trovare delle
soluzioni per una possibile ripartenza.
Avendo quindi come bussola per questo
nuovo inizio l’occupazione e il reddito degli artisti, Fonsatti
delinea una serie di obiettivi primari: aprire i teatri, provare, e
solo dopo queste due operazioni, incontrare il pubblico.
Alla domanda su come sarà il teatro
che verrà, Fonsatti risponde che quello che è accaduto comporta la
necessità di sviluppare nuove modalità di produzione. Questa
emergenza ha richiesto una semplificazione e una digitalizzazione dei
processi decisionali e al contempo una riflessione sul come le nuove
tecnologie possano integrarsi nel processo creativo e produttivo.
Fonsatti ha anticipato alcune nuove
produzioni su cui sta lavorando il direttore artistico del Teatro
Stabile di Torino Valerio Binasco, cioè una serie costruita da pochi
attori realizzata da un regista teatrale e un regista
cinematografico. Fonsatti non ha voluto anticipare molto, tuttavia
sembrerebbe che questa nuova produzione abbia un set che permetta una
fruizione sia dal vivo sia su piattaforma virtuale, dando vita a una
rappresentazione ibrida tra il teatro e il cinema. Una drammaturgia
integrata che consentirà di essere condivisa in più modalità e che
avrà al contempo una componente forte di interattività con il
pubblico.
Grande spazio verrà destinato, nella
nuova stagione, ai monologhi italiani. Un repertorio di qualità che
troverà una dimensione di mercato molto ampia nei prossimi mesi.
Per l’autunno si auspica, inoltre, di
poter recuperare le produzioni cancellate in questa stagione, nella
speranza, se la normativa lo consentirà, di rimettere in scena gli
allestimenti senza compromettere la forza e l’energia del loro
impianto iniziale.
Questa crisi, analizzata in maniera
ottimistica, può essere anche un’opportunità di riflessione, di
creazione di nuove modalità e nuove soluzioni per un comparto che
solo in Piemonte occupa 15mila addetti per un ricavo annuale di 52
milioni di euro. Con tutte le difficoltà della situazione, con tutte
le criticità e le specificità che questo settore richiede, qualcosa
‘eppur si muove’ grazie alla determinazione e alla creatività di
chi lavora in ambito culturale.
Ora staremo a vedere cosa uscirà dal
confronto richiesto dagli esponenti del settore per dirimere le
questioni più tecniche e poter così garantire la ripartenza
dell’attività per i lavoratori, per le imprese e per il pubblico.
Daniela Cauda