Leggo gli appunti sparsi presi per Antigone. Cerimonia con canzoni e sorrido. Sorrido perché la prima parola annotata è: “accogliente”.
Sorrido perché il leitmotiv dell’evento, ripreso più volte dagli attori-aedi della cerimonia, è: “accogliere, accompagnare, accomiatare”. Ed è proprio quello che succede non solo ai personaggi ma anche agli spettatori stessi.
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PASSAGE – CONVERSAZIONE CON ALCUNI POSTERI
L’aria a Berlino era diventata irrespirabile.
Parole che risuonano senza una chiara provenienza all’interno delle cuffie bluetooth distribuite al pubblico, mentre quest’ultimo, sotto il portico di Palazzo Carignano, si guarda intorno alla ricerca della bocca che le ha pronunciate. Poi, dopo un breve giro di sguardi da una parte all’altra, l’attenzione si volge oltre le colonne, verso piazza Carlo Alberto. Poco distante, su una panchina, ecco la fonte della voce: un uomo in giacca e cravatta con una valigetta nera posatagli di fianco. Siede da solo e parla, lo sguardo fisso a terra, mentre la gente seduta sulle panchine lì accanto lo ignora o gli volge qualche occhiata incuriosita. Chi è quest’uomo? Al giudizio dei passanti che lo guardano distrattamente potrebbe benissimo sembrare un pazzo che parla da solo, non molto dissimile da certi altri personaggi peculiari che quotidianamente si lasciano intravedere in giro per il centro di Torino. Noi, però, sappiamo non trattarsi di un pazzo, bensì di un profugo: Walter Benjamin.
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Tra giovani alberi di ulivo e silenzio, in un museo contemporaneo e suggestivo, Massimiliano Speziani inizia a leggere.
Una protesta, una cella, suo figlio appena nato, un viaggio in Palestina, giustizia e dignità, sono i temi centrali della lettura della pubblicazione di Alaa Abd el-Fattah, in questo spettacolo a cura di Sergio Ariotti, voce narrante, con la partecipazione di Massimiliano Speziani, voce di Alaa.
Condannato a cinque anni di reclusione con l’accusa di divulgazione di notizie false online, Alaa Abd el-Fattah inizia nel carcere di Tora una lunga lotta per quei diritti che sembrano essere ancora lontani in quest’epoca veloce e progressiva. Lo sciopero della fame, durato sette mesi, è uno degli urli di protesta più struggenti contro le ingiustizie dei detenuti politici egiziani. Rivalsa, ragione ma soprattutto l’amore per suo figlio, spingono Alaa a continuare con determinazione la sua lotta per la libertà e la verità, tra processi, libertà vigilata, celle e sommosse.
La storia così irrequieta e attuale dello scrittore e blogger egiziano, comincia lungo una discesa di fogli di carta stropicciati, vuoti e stesi per terra. Una similitudine così delicata che ci avvolge in quella che sarà la vita del protagonista nei prossimi anni, oltre a essere scenografia efficace che accompagna tutto lo spettacolo. La piccola sala, infatti, è arredata da pagine bianche adagiate sui muri e da immagini di acqua di mare tra l’Egitto e la Palestina, proiettate sulla parete di fronte al pubblico. Basta il tocco di Speziani per animarle e coinvolgere lo spettatore e farlo andare oltre quella parete.
Tante sono le domande che ci poniamo di fronte alle ingiustizie di questo racconto. Perché ancora oggi esistono processi per motivi politici? Perché un padre non può assistere alla nascita di suo figlio? Perché così tanti giudici si schierano contro una protesta invece di insistere per i diritti di tutti? E, oggi più che mai, la lettura scenica di Speziani è un buon trampolino per portare lo spettatore a riflettere su quanta strada ci sia ancora da percorrere per assicurare a tutti quei diritti, a volte ancora troppo sottovalutati.
I diritti umani.
Rebecca Trio
Lettura scenica di Massimiliano Speziani dal libro omonimo di Alaa Abd el-Fattah
Adattamento e cura di Sergio Ariotti
Immagini FRANA Smashing Videos
Produzione: Teatro Stabile dell’Umbria – Festival delle Colline Torinesi – Fondazione Merz
Hopefulmonster editore