KEERSMAEKER/LOPEZ/EKMAN

Tre coreografi con percorsi, linguaggi ed estetiche differenti in scena al Teatro Camões di Lisbona dal 3 marzo al 19 marzo 2023.

GROSSE FUGE

Anne Teresa de Keersmaeker, una delle grandi referenti della danza contemporanea e figura assidua del repertorio del CNB si presenta in scena con Grosse Fuge, pezzo creato nel 1992 per il quartetto di corde di Beethoven e che la compagnia integrò nel suo repertorio nel 2012. Una sequenza di corsa, salto, caduta e rotazioni dal ritmo veloce ma contrappuntato anche da movimenti lenti. Un corpo di ballo numeroso di circa 10 ballerini di cui solo due ballerine. Forse la più tecnica delle tre performance. Molta tecnica e poca interpretazione ed espressività, pur non mancando di coordinazione e coerenza tra le parti.

AVANT QU’IL N’Y AIT LE SILENCE

Fabio Lopez, giovane coreografo portoghese radicato in Francia, crea la sua prima opera per il CNB utilizzando la musica di Gavin Bryars. 

Tecnicamente è l’unico pezzo del programma danzato sulle punte. 

L’opera ha una relazione con il racconto della Genesi: “All’inizio un ragazzo è spinto per terra come se fosse Adamo e quando una ragazza lo va a cercare, per me è come se uscisse dalla sua costola” (dalle parole dell’autore nel libretto di sala). Di nuovo una composizione accademica come la precedente ma sicuramente più “raccontata” e vissuta, con un’estensione dei corpi portata al massimo verso rotazioni e movimenti circolari rapidi.

CACTI

Alexander Ekman è uno dei più grandi coreografi della scena internazionale. Entra nel repertorio di CNB con Cacti, opera realizzata nel 2010 che, nelle parole del coreografo stesso, è una critica al modo in cui osserviamo e giudichiamo l’arte contemporanea senza spesso capirne il significato: “Cacti fu creata in un periodo della mia vita in cui mi sentivo molto perturbato da quello che veniva scritto riguardo al mio lavoro”.

Cacti è il lavoro più interessante dei tre, perché coniuga e intreccia aspetti teatrali e coreografici con un voice-over di sottofondo nella parte finale della coreografia interpretata da due ballerini che rappresentano due amanti che battibeccano. Sembra che l’intento sia quello di tradurre il linguaggio danzato, che pur se silente esprime sempre un racconto.

Un intento ben riuscito grazie all’ironia e alla coordinazione totale tra parole e movimento, espressione del corpo e letterale.

 Il testo è recitato in lingua inglese (tradotto in portoghese nel libretto di sala) e inizia così:

“Ciao Aram

Ciao Riley

Come stai?

Bene

Oggi è il terzo?

Non sono sicura, penso di sì”

Un dialogo assurdo e ironico che ha conquistato le risate del pubblico. 

Notevole anche la quantità e la qualità dell’interazione con gli oggetti di scena. 

All’inizio della performance infatti si trovano diciassette piattaforme che si muovono, occupate e manipolate da diciassette ballerini, un corpo di ballo molto ampio ma compatto al tempo stesso. Ad un certo momento la scena viene invasa da piante di cactus che rappresentano le critiche spinose a cui il coreografo si riferisce nell’intervista menzionata in precedenza. Una pièce bella ma “spinosa” che si conclude con quel voice-over nel dialogo tra i due ballerini che si interrogano se questa sia la fine. Ma chissà la fine di cosa.

Nel complesso uno spettacolo piacevole e anche riflessivo per certi aspetti anche se non tanto portatore di novità rilevanti ma leggermente critico verso le realtà esistenti della critica stessa e di quel mondo complesso di cui la danza e l’arte in generale fanno parte. Sicuramente l’accompagnamento musicale del quartetto di violini e violoncelli rappresenta un plus che dà enfasi e sostanza all’intero spettacolo.

Irene Merendelli

Insecto primitivo – Compagnia Elías Aguirre Imbernon

Che cosa accadrebbe se gli uomini vivessero come degli insetti? Una risposta a questa domanda è stata data al Teatro Astra, dove la compagnia spagnola Elías Aguirre Imbernon ci offre una performance di danza contemporanea e street dance che prende le mosse dal mondo dell’entomologia.

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Come tutte le ragazze libere – Paola Rota

L’idea per lo spettacolo Come tutte le ragazze libere, andato in scena al Teatro Gobetti dal 21 al 26 febbraio all’interno della stagione teatrale 2022/2023 Out of the blue, nasce da un singolare fatto di cronaca: sette tredicenni, originarie della Bosnia Erzegovina, al ritorno da una gita scolastica scoprono di essere rimaste incinte. La notizia ha un impatto globale, attorno ad esso si crea un dibattito accesso per capire di chi siano le responsabilità di un’educazione sessuale non adeguata, se non addirittura mancante. La scuola e le famiglie scaricano queste responsabilità l’una sulle altre.

Da tutto questo la drammaturga Bosniaca Tanja Sljivar prende l’ispirazione per scrivere, nel 2017, questa pièce teatrale, nella sua versione italiana tradotta da Manuela Orazi e diretta da Paola Rota.

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Pompea Santoro e la nuova produzione della Eko Dance Project

Anche se la danza nel nostro paese deve farsi riconoscere e soprattutto sopravvivere a suon di grands battements, c’è chi tiene duro e percorre sentieri a volte impervi pur di onorare la Musa Tersicore. Il caso di Pompea Santoro è emblematico e traccia un percorso che è tutto rivolto alle new generation di danzatori e coreografi che trovano nel progetto EDP quelle possibilità che spesso vengono negate dalle istituzioni preposte a causa del ginepraio di una burocrazia contorta, spesso condizionata da ingerenze pseudopolitiche. Lei, forte della sua esperienza internazionale che l’ha vista protagonista di grandi produzioni, si pone come filtro rigenerativo e catartico, proponendo una forma di laboratorio che è allo stesso tempo fucina di produzione e messa in scena, e lo fa con sempre rinnovato entusiasmo.

Come nasce Eko Dance Project ?

Non è mai stato nelle mie intenzioni, nemmeno nei mie programmi e neppure nei miei desideri, io lavoravo principalmente per Mats Ek, mi sono trasferita in Italia e giravo nei teatri per rimontare le sue coreografie, ad un certo punto mi hanno chiesto di insegnare, ho sempre amato l’insegnamento fin da molto giovane è una cosa che sentivo tanto mia e quindi questa opportunità l’ho accolta con molto entusiasmo. Ho iniziato con la compagnia di Paolo Mohovich, poi ho continuato con la scuola di Loredana Furno ed anche per la sua compagnia. Mi sono ritrovata alle Lavanderie a vapore con una decina di ragazze che al mattino venivano a prendere lezione regolarmente, tutte intorno ai diciannove vent’anni.  Sempre Loredana mi propone di preparare qualcosa con queste giovani in occasione dello spettacolo della scuola. Premetto che avevo iniziato un po’ per gioco a insegnare loro Giselle secondo atto di Mats Ek e Loredana mi propose di presentare il lavoro a scopo educativo e  così abbiamo fatto. La combinazione ha voluto che fosse presente allo spettacolo Claudia Allasia la quale tornò anche la seconda sera assieme a Piero Ragionieri , mancato nel 2021, che allora era Direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo. Lui ne fu entusiasta al puto da chiedermi di iniziare qualcosa a Torino e così feci, era verso la fine del 2012 quando fondai l’associazione Eko Dance Project. Non ho mai fatto audizioni, i ragazzi arrivavano spontaneamente, tra i primi ci furono il danzatore e coreografo Andrea Zardi che successivamente ha conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Università di Torino nell’ambito del rapporto Studi di  Danza e Neuroestetica e Giorgia Bonetto mia assistente, danzatrice e  insegnante, lei è ancora con me sin dall’inizio del progetto. Spesso sono colleghe che hanno accademie sparse in tutta Italia a mandarmi i loro allievi, per fare esperienza ed esplorare quello che c’è oltre lo studio accademico. Questo non significa che alla Eko si abbandona la tecnica classica che ritengo sia fondamentale e imprescindibile. La danza accademica deve essere sempre al servizio di qualsiasi stile si affronti, poi ovviamente ci possono essere stili in cui la tecnica devi completamente dimenticarla, ma se un danzatore è aperto e duttile fa in fretta ad adeguarsi, cosa impossibile se invece un danzatore non possiede una solida tecnica accademica.

Mi stai dicendo in sintesi che la tecnica classica è la base indispensabile per affrontare le coreografie di Matz EK

È così, non è una opinione è come la matematica, e non solo per Matz Ek ma anche per altri stili di danza contemporanei. Credo che ancora si fa troppa distinzione tra il balletto classico e quello contemporaneo, per me non è così, per me una si sposa con l’altra, un danzatore si forma con la tecnica classica, la tecnica è qualcosa che ti permette di conoscere il tuo corpo a fondo, ti permette di muoverlo perché ti rende consapevole, ti ha permesso di sentire e gestire il tuo corpo.

Più tecnica hai più libero sei di gestire i movimenti a prescindere dallo stile di danza.

Io mi sono allenata con la tecnica classica tutte le mattine per tutta la mia vita ma poi non ho usato quel materiale per esprimermi, ma la tecnica mi ha permesso di danzare quello che mi veniva chiesto, potevo guidare il mio corpo senza problemi perché la tecnica mi permetteva di aver accesso e guidarlo come desideravo. Continuo a pensarla così e la Eko Dance si basa proprio su questo pensiero. Infatti i miei ragazzi tutte le mattine si allenano e si preparano con la lezione di classico.

Ci sono altri direttori di compagnie che come te hanno dato spazio a giovani coreografi nel nostro paese ?

Mi viene in mente Cristina Bozzolini con il Balletto di Toscana, con lei sono nati tanti coreografi, poi c’è da dire che per le compagnie è più rischioso mentre nel mio caso, essendo il mio un progetto di alta formazione, si colloca in modo naturale nelle sue finalità principali.

Credo che un giovane coreografo così come un danzatore abbia bisogno di una guida ed è qui che trova il materiale di cui necessita. Spesso i giovani coreografi si trovano soli ad affrontare il difficile percorso artistico, non hanno una guida esperta che li consigli indicando loro soluzioni adatte al loro scopo, soluzioni date soprattutto da artisti che hanno avuto una grande esperienza nel settore.

Cose pensi della situazione danza in Italia ?

In Italia di possibilità ce ne sono pari a zero, a parte l’Aterballetto che comunque fa un repertorio vasto  le  altre sono quasi tutte compagnie d’autore dove prevalentemente si mettono in scena coreografie degli stessi direttori e  poi ci sono compagnie come il Balletto di Torino, il Balletto di Roma ma certo la produzione nazionale è abbastanza scarsa. Spesso ci sono giovani talenti che trovano spazio all’estero e non in Italia. Certo anche per me è un rischio mettere in scena lavori inediti creati da autori sconosciuti ma credo che l’opera artistica sia da sempre soggetta alla critica, una coreografia può piacere o non piacere ma questo non deve rappresentare un deterrente, l’importante è che il livello dei danzatori sia sempre al top, il pubblico può non apprezzare il lavoro coreografico ma sarà sempre pronto ad applaudire danzatori preparati.

Parlaci di questa nuova produzione

Il tema di questo spettacolo è volare oltre, quindi ho pensato di trattare uno degli argomenti più caldi che è questa identità di genere, il femminile il maschile. Ho pensato subito una cosa : “ facciamo che i ballerini li vestiamo tutti uguali, tutti, uomini e donne avranno lo stesso costume in tutte le coreografie”, quindi non abbiamo la donna con la gonna e il maschio col pantalone, niente ruoli . Certo fisicamente nasciamo uomo e donna poi nella vita si è liberi di essere ciò che si vuole. Per tornare allo spettacolo ogni pezzo ha un tema preciso come: l’amore, la passione, le relazioni umane, la resilienza e la speranza . Il mio lavoro è stato quello di assistere i coreografi ed aiutarli nel lavoro di costruzione, spesso stimolandoli alla riflessione sul concetto di significato del movimento.

Ci saranno repliche di questo spettacolo ?

Guarda qui andiamo a toccare un tasto dolente perché quando si va a proporre uno spettacolo nei teatri sono tutti alla ricerca del titolone e si perdono delle occasioni per mettere in cartellone degli ottimi spettacoli, per esempio noi abbiamo riempito il teatro per ben tre serate, c’era anche l’Assessore alla cultura, il Professor Pontremoli che è rimasto affascinato dalla serata, mi chiedo perché il direttore di un teatro non rischi un pochino e affianchi al titolone anche spettacoli nuovi, fatti da giovani di talento. 

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Stili diversi con un unico obbiettivo, eliminare le barriere tra uomo e donna, tra quello che è femminile e maschile.

IL TUO VENTO

Coreografia di Eva Calanni
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: “Neo” C. Loffler, “Nil” di C. Loffler, “Only the wind” O. Arnalds Arcadia di Apparat Interpreti: Andrea Carozzi, Isabelle Zabot, Francesco Polese, Francesca Raballo.

Il tuo vento vuole esprimere quella forza dentro ognuno di noi, in grado di farci volare oltre le barriere della vita. Quel segreto che abbiamo dentro, che nel momento in cui viene liberato, riesce a farci sentire liberi di essere, semplicemente, noi stessi.

HIGHER GROUND

Coreografia: Pedro Lozano Gomez
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: Fabian Reimair and Pyotr Ilyich Tchaikovsky
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Gaia Triacca, Jennifer Mauri, Arianna Reggio, Enrico Benedet, Isabelle Zabot.

La linea è sottile tra il trattenere e il sapere, mille miglia tra correre e crescere. Sarà la luce dietro questo caos a guidarmi? Vorrei che fosse il coraggio a trovarmi, a poco a poco da questa dannazione costruiremo una nazione più forte.

DEMOISELLES

Coreografia: Giovanni Insaudo
Assistente: Giorgia Bonetto
Musica: Matthew Herbert- the wonder/credits, Davidson Jaconello a midnight’s summer dream (musica inedita), Woodkid-otto
Costumi: Giovanni Insaudo
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Andrea Carozzi, Gaia Triacca, Francesco Polese, Isabelle Zabot, Francesca Raballo, Chiara Colombo, Cecilia Napoli.

La narrazione trae ispirazione dal dipinto di Pablo Picasso “Les Demoiselles d’Avignone”. I personaggi nel dipinto prendono vita, sviluppano nuove relazioni tra esse e ci lasciano scorgere diverse visioni dell’interpretazione personale che il coreografo ha voluto dare interpretando il dipinto e trasformandolo da tela piatta a pittura in rilievo. Si racconta della donna, degli esseri umani, delle loro vulnerabilità e delle loro libertà di genere, allo stesso tempo si racconta dell’unicità di ognuno dei caratteri che prendono vita all’interno del pezzo.

INTERMEZZO

Coreografia: Marco Prete
Musica: Phoria, “Current”
Luci: Mauro Panizza
Interpreti: Anna Del Bel Belluz, Bianca Cintelli, Celeste Olei, Alessia Coda Zabetta

DesOrder

Coreografia: Ken Ossola
Musica: Polle van Genechten
Testo: Martino Muller
Voce: Martijn Verhagen
Interpreti: Eko Dance Alta Formazione, Eko Dance Compagnia.

Prima collaborazione con Eko dance Project e con il talentuoso compositore olandese Polle van Genechten.
All’inizio i danzatori sono controllati da fili come delle marionette che si muovono per spingersi oltre i confini, verso la ricerca di un senso di libertà, fisicamente e spiritualmente.

Fidati del destino e lasciati andare per trovare il vero significato della vita.

Giuseppe Paolo Cianfoni

Frankenstein – Filippo Andreatta

Per la stagione Buchi Neri, il Teatro Astra, dal 7 al 12 Febbraio, ha presentato Frankenstein, scritto e diretto da Filippo Andreatta, tratto dall’omonimo e iconico romanzo di Mary Shelley.

Lo spettacolo si apre con un fuoco vero, crepitante, che brucia direttamente nello spazio scenico.
La fiamma viene presa dal moderno Prometeo, portata simbolicamente agli uomini in una forma addomesticata, domata, non più fuoco che divampa ma focolare domestico. Ma questo piegare la natura porta ad un disastro ambientale, e la fiamma della conoscenza umana si trasforma in sofferenza.                                           

Il busto di cera, che ad ogni replica si scioglie e si deforma in modi sempre nuovi, rende bene l’idea stessa del Teatro e di uno spettacolo che, sera dopo sera, sarà sempre diverso.
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UNO SGUARDO DAL PONTE – MASSIMO POPOLIZIO

Dal 7 al 19 febbraio, sul palco del Carignano, è andato in scena Uno sguardo dal ponte, secondo testo di Arthur Miller a calcare le tavole di questa stagione dello Stabile dopo Il crogiuolo diretto da Filippo Dini. Ma se in quest’ultimo si respirava un’atmosfera quasi monumentale, vuoi per la messa in scena, vuoi semplicemente per il tema storico trattato, in Uno sguardo dal ponte l’azione si predispone ad un approccio decisamente più intimo, ed è su questa intimità, su queste interazioni ravvicinate tra i personaggi, che Massimo Popolizio, regista nonché interprete principale, sembra voler far leva.

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Intervista a Fabrizio Falco

“Irrequieto”

Attore e regista teatrale, Fabrizio Falco invade la città di Torino portando il suo Closer durante la stagione Out Of The Blue del Teatro Stabile di Torino al Teatro Gobetti, dal 14 al 19 febbraio, con Davide Cirri, Eletta Del Castillo e Paola Francesca Frasca; ma lo troviamo anche dal 2 marzo al cinema come protagonista del film La Memoria Del Mondo di Mirko Locatelli e, infine, al Circolo Dei Lettori con il suo monologo Molière Uanmensció (O Come Volete Voi), il 13 marzo

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ANTIGONE E I SUOI FRATELLI – POTENZIALI EVOCATI MULTIMEDIALI

In principio era la relazione. Relazione tra di loro, relazione col pubblico, relazione con la società, dai margini al centro, dal centro ai margini.
Se si vogliono trovare le ragioni da cui nasce Antigone e i suoi fratelli, in scena in questi giorni fino al 22 Gennaio alle Fonderie Limone di Moncalieri, bisogna cercarle fuori e oltre i confini dello spettacolo: nelle scuole, nelle carceri, nelle periferie, luoghi in cui quotidianamente i Potenziali Evocati Multimediali – PEM – operano portando le pratiche teatrali, per stimolare l’interazione, in un mondo in cui la comunicazione è sempre più mediata, attraverso schermi.  PEM è un’impresa sociale di giovani attori guidati da Gabriele Vacis, nata nel 2021. 

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