Uno degli ultimi spettacoli del Torino Fringe Festival 2017 è stato Anna Cappelli (ultimo testo di Annibale Ruccello) presso il Garage Vian di via Castelnuovo, luogo intimo e “underground”, capace di ospitare spettacoli che non richiedano una grande scenografia o un grande numero di attori, come ad esempio il monologo al quale io e altri spettatori abbiamo assistito sorseggiando un buon bicchiere di vino.
Siamo negli anni Sessanta, in pieno boom economico. Anna è una giovane donna che lavora come impiegata in una piccola città lontana da casa, condividendo l’appartamento con una vecchia signora che ha dei gatti maleodoranti e la brutta abitudine di non farsi gli affari suoi. La vita grigia e semplice di Anna scorre monotona, non riesce a legare con le colleghe in ufficio che le paiono troppo pettegole, la sua vita è fatta di cene solitarie e domeniche al cinema, fino a che un giorno non farà l’incontro della sua vita: il ragioniere Tonino Scarpa, uomo facoltoso e proprietario di una villa con dodici stanze, si interesserà a lei e la inviterà a cena. Ma dopo diversi mesi di incontri, Anna capisce che Tonino ha una visione diversa della vita rispetto alla sua: non vuole sposarsi, non vuole avere figli. E pensare che l’unica cosa che Anna aveva sempre voluto era una famiglia e dei possedimenti da considerare suoi legalmente. Ma Anna è apparentemente una creatura molto docile, quasi insignificante, sembra non riuscire a imporre i suoi valori sopra quelli del compagno e alla fine accetta di andare a vivere con lui. Con questo atto sfida i pregiudizi della sua padrona di casa, degli amici, dei colleghi, e soprattutto dei genitori, ma non le interessa perché il suo amato Tonino le ha promesso che sarebbero stati come sposati, che sarebbe diventata la padrona di casa.
E’ dopo il trasferimento che Anna sfodera la sua furia e il suo forte carattere, al limite dello sdoppiamento di personalità: rivendicando il suo potere sulla casa e tutto quello che contiene, compreso Tonino, costringe il compagno a disfarsi della vecchia domestica che era diventata per lei un intralcio, una rivale da battere per sottolineare di essere lei sola la padrona.
Anna è però divorata dall’egoismo, dalla gelosia, dal desiderio morboso di possesso e il voler difendere a tutti i costi il suo nuovo status la sta distruggendo, la sta trasformando in un mostro che altro non è che frutto della follia generata dalla normalità borghese. Anna è figlia di una trasformazione culturale che non si è ancora arrestata ed è per questo che la sua storia è attuale e ascoltandola parlare ci schieriamo tutti dalla sua parte. I suoi mostri, i suoi fantasmi e le sue paure, sono in realtà anche i nostri, e in un mondo dove i rapporti sono sempre più incerti, Anna reagisce nel modo che le sembra più giusto: si impossessa fino in fondo dell’unica cosa che ha sempre voluto, Tonino. Questi, spaventato dalla tenacia della compagna, decide di nascosto di fare richiesta per un lavoro lontano da casa e la informa solo ad una settimana dalla partenza. Anna non ha altra scelta, deve fare qualcosa: la loro relazione era iniziata con una cena, e con una cena finirà.
“Mi dispiace … Mi dispiace proprio Tonino … Mi dispiace veramente … Credimi … Ma secondo te avevo forse qualche altra scelta? […] Sai Tonino, tu non mi abbandonerai mai più … Ma veramente … Mai più!…E sai perché … Perché io adesso … Ti mangio … Sì, ti mangio … Ti mangio tutto!”
La scenografia è minimale: telo nero come sfondo, appendiabiti a vista e una tavola apparecchiata con una sedia e alcune candele che vengono accese nell’ultima scena. I colori dominanti sono il bianco, il nero e il rosso. Le musiche, che scandiscono i cambi temporali e tematici del monologo, appartengono al tempo di ambientazione della storia. Son funzionali a sottolineare i sentimenti di Anna, e si interrompono in seguito a un suo gesto o a un suo movimento.
Valentina Tullio ha interpretato il testo con aderenza, rendendo con notevole efficacia il drammatico mondo interiore del personaggio, attraverso tic e cambi repentini di voce. Interessante l’idea di sistemare a vista un appendiabiti dal quale l’attrice stacca l’abito che le serve, indossandolo in scena: anche tramite il costume possiamo vedere il cambiamento interiore di Anna. Da ingenua impiegata, si trasforma in una seduttrice con i capelli sciolti e una provocante sottoveste, convinta di avere tutto il potere nelle sue mani, fino a raggiungere, alla fine, il massimo dell’emancipazione indossando un completo maschile bianco.
di Alice Del Mutolo
di Annibale Ruccello
regia di Pierpaolo Congiu
con Valentina Tullio
luci Emanuele Vallinotti
organizzazione Simona Operto