Al Teatro Colosseo di Torino, venerdì 25 marzo è andato in scena La merda, di Cristian Ceresoli con Silvia Gallerano, in occasione del suo 10° anniversario. Ad attendere il pubblico in sala troviamo già l’attrice a centro palco, seduta su un alto sgabello nero, lei è piccola e nuda: impugna un microfono, e ciondolandosi canticchia una canzoncina, di quelle che allontanano la paura quando c’inoltriamo nel buio, di quelle che scacciano cattive presenze. Questa volta però non è una filastrocca per bambini, bensì l’inno d’Italia. Nel buio della scena si staglia solo il suo corpo di donna, e, all’apice di questa massa bianca, il cerchio rosso delle labbra: una grande bocca, un buco nero che minaccia di tritare e ingurgitare la platea e tutt’intorno.
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La Merda: “mettersi a nudo” e non solo metaforicamente…
Ricurva. Bianca. Il piede sinistro gioca contro la gamba dell’alto sgabello situato al centro del palcoscenico. Buio. Seduta su quest’ultimo c’è una donna, completamente nuda.
Nuda e cruda come la scenografia: praticamente inesistente. Nuda contro tutti inizia a canticchiare e poi… luci.
“Ci vuole coraggio”: sono le forti parole pronunciate da una voce tremula – a tratti un pò infantile -ad aprire il monologo di una giovane “rivoluzionaria” che non spicca particolarmente per la sua bellezza ma che tenta con ostinazione, grinta e un pizzico di ingenuità quasi commovente, di aprirsi un varco nella Società delle Cosce e della Libertà.
Un coraggio che farà da leitmotiv in tutti e tre gli atti di questo testo d’esordio di Cristian Ceresoli, pluripremiato e vincitore del Fringe First Award 2012 for Writing Excellence.
Un monologo pungente, attuale, esilarante e a tratti provocatorio, il quale vede come protagonista un’energica e dinamica Silvia Gallerano (vincitrice dello Stage 2012 for Acting Excellence) che tra una risata e una riflessione, grida addosso al pubblico un urlo di denuncia al pantano massmediatico di oggi; ci sputa con estrema franchezza e pochi sofismi tutta “la merda” ingoiata pur di entrare a far parte nel mondo dello spettacolo. Nella società “che conta” è l’apparenza a regnare sovrana. La giovane donna, infatti, è persino disposta ad ingrassare sino ad esplodere pur di diventare qualcuno, e apparire in una pubblicità che “sì mamma, ma certo che andrà in televisione, mamma!”.
Per l’intera performance, la nostra eroina muterà la voce cambiando così la maschera: dal suicidio del padre, ai complessi per le cosce un pò grosse e per la bassa statura; dalla querela verbale contro svariati tipi di razzismo, – verso il sesso femminile e verso i disabili e la loro realtà di esclusione dalle classi scolastiche- all’ossessione di far colpo, in particolare sulla madre, e “diventare alta” cosicché: “metti che sono in coda, in auto, e qualcuno dal finestrino mi riconosce chiedendomi se sono proprio io quella della… posso rispondere: oh sì certo che sono proprio io!”, la nostra “Anita Garibaldi” ci guida, per sessanta minuti, in questa feroce rivoluzione teatrale.
A far da colonna sonora, un insolito Inno di Mameli, che elogia tra l’altro, le eccellenti doti canore della giovane ribelle in questione. Più agguerrita dell’eroina sofoclea Antigone, la Gallerano si aggiudica il titolo per la nuova Molly Bloom del ventunesimo secolo grazie al flusso di coscienza e al suo soliloquio, teso a liberarsi di certi scheletri nell’armadio, via via più scomodi, e vittime di superficialità.
Dopo aver vinto l’oscar del teatro europeo e registrato parecchia accoglienza tra un pubblico di tutte le età, La merda, è ritornato al Teatro Colosseo, uno dei teatri più importanti sulla scena torinese, nonostante una sottile e persistente censura.
LA MERDA
Di Cristian Ceresoli
Con Silvia Gallerano
Una produzione Frida Kahlo Production con Richard Jordan Productions.
Produzioni Fuorivia
In collaborazione con Summerhall (Edinburgh) e Teatro Valle Occupato (Rome)
Produzione esecutiva e Tour Managing: Nicole Calligaris
Grafica: Marco Pavanelli
Tecnico: Giorgio Gagliano
Regia: Cristian Ceresoli
Martina Di Nolfo