È impossibile spiegare ciò che la danzatrice danese Mette Ingvartsen e il batterista Will Guthrie hanno fatto accadere nella performance All Around. Una danza guidata da un unico assolo di batteria, che trasporta lo spettatore dentro a un mondo di ritualità e trance unico nel suo genere.
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– GEOGRAFIA UMANA –
Due spettacoli a confronto – LA DIMORA DEL VOLTO ed EXIBITION
“Bisogna intendere la geografia non come un contenitore chiuso dove gli uomini si lasciano osservare ma come un mezzo con cui essi realizzano la loro esistenza, essendo la Terra una possibilità essenziale del destino umano.” – (Eric Dardel)
La Geografia Umana si occupa dei luoghi sia in termini oggettivi che in termini soggettivi come spazi emotivamente vissuti. Il luogo è un posto preciso che ha specifiche caratteristiche fisiche, culturali e sociali che lo rendono unico. Riveste inoltre una funzione molto importante perché consente alle identità umane di avere un punto di riferimento. Questo attaccamento emozionale, sviluppa un senso del luogo che genera un senso di appartenenza condiviso con altri individui che abitano quello stesso determinato luogo.
Continua la lettura di – GEOGRAFIA UMANA –ROMPERE IL GHIACCIO – OHT | OFFICE FOR A HUMAN THEATRE
“Come può l’acqua, per la sua forma e la sua propensione rapida a cambiare di stato, adattarsi a chi come l’uomo ha aspirazioni di permanenza?
Continua la lettura di ROMPERE IL GHIACCIO – OHT | OFFICE FOR A HUMAN THEATRELA DIMORA DEL VOLTO
Pensato da Virgilio Sieni per gli spazi della Fondazione Merz, il progetto intende instaurare un dialogo sulla vicinanza con le opere di Marisa e Mario Merz, esposte in occasione della mostra a loro dedicata La punta della matita può eseguire un sorpasso di coscienza a cura di Mariano Boggia.
Continua la lettura di LA DIMORA DEL VOLTOFDCT23 – Copioni di commento. Giulio Cesare, Pezzi staccati
Seconda giornata del Festival delle Colline Torinesi, ormai arrivato alla sua 23esima edizione e alla nostra terza collaborazione con loro.
Io ed Emily ci siamo spostate dal nostro palchetto per andare a sederci sui cuscini alla Fondazione Merz per assistere alla performance di “Giulio Cesare, pezzi staccati”.
Cosa abbiamo visto? Questa è la domanda che ci siamo fatte appena siamo uscite dalla fondazione Merz.
SIPARIO
Sulla terrazza di casa, al calar della sera, mentre il glicine all’angolo segue le trame di una brezza leggermente fastidiosa, Emily ed Elisa discutono a proposito dello spettacolo visto poc’anzi.
Emily è seduta al grande tavolo bianco che cerca di bere da un bicchiere senza usare le mani.
Elisa entra reggendo tra le mani una grossa pentola (si capisce che scotta perchè usa le presine da forno) ma appena si accorge di quello che sta facendo Emily arresta la sua entrata per guardarla con un leggero disgusto dipinto in volto.
Emily (accorgendosi dell’ingresso di Elisa) : Ma perché quando vengo a teatro con te non capisco mai cosa ho visto e ci ritroviamo a scriverci sempre su…?
Elisa (appoggia la pentola sul tavolo schiaffeggiando la mano dell’altra che è subito scattata verso il cibo) : Perchè scegliamo gli spettacoli in base al titolo e forse dovremmo smetterla. Secondo me dovremmo cambiare la metodologia di scelta degli spettacoli.
Emily : Mi trovi d’accordo. Ora, siccome non so da dove partire, inizierò con la domanda più semplice: ti è piaciuto?
Elisa : Non è semplice dare un parere quando non hai capito bene cosa hai visto… Oddio, molto bello e interessante il modo di lavorare sulla ferita alla gola di Giulio Cesare creando nuovi metodi di comunicazione alternativi alla voce.
Emily (approfittando di un momento di distrazione ruba qualcosa dalla pentola cercando di mangiarlo di nascosto) : In effetti è una performance basata sull’origine della comunicazione a partire proprio da dove il suono nasce all’interno della nostra gola. È stato abbastanza impressionante vedere la ripresa laringoscopica che il primo attore ha operato su se stesso. Non so tu ma io non avevo mai visto l’interno di una gola. (fa sparire il boccone in un morso)
Elisa le molla una sonora pacca tra le scapole accorgendosi che la meschina sta soffocando a causa del boccone rubato.
Elisa : Beh sono cose che non si vedono spesso a teatro. Sono impressionata dalla resistenza dell’attore perché mi ricordo del mio esame laringoscopico! è fastidioso avere la lucina nel naso e in gola figuriamoci recitando Shakespeare! Complimenti!
finalmente iniziano a cenare e Emily non è un bello spettacolo. Elisa quasi non tocca cibo disgustata dall’allegria famelica dell’altra.
Emily: Comunque con gli attori vestiti con quelle tuniche bianche sembrava di essere un po’ in un ospedale. Erano un mix tra medici,monaci e chierichetti. Anche la location contribuiva all’illusione ambulatoriale: bianco al limite dell’ossessione e scenografia scarna, essenziale e glaciale.
Elisa (ispirata, è ossessionata da cavalli e unicorni) : Vogliamo parlare del cavallo?
Emily( ribadendo l’ovvio): Era un vero cavallo!
Elisa : Era un bellissimo cavallo! Mi chiedo il significato delle parole bianche che gli hanno scritto addosso in contrasto con il cavallo che era l’unica cosa nera all’interno della performance: Mene Tekel Peres…
Emily (con la bocca piena) : Beata te che sei a questo punto, io sono rimasta a cercare di capire il significato del cavallo stesso. Forse per capire alcuni significati dovremmo ,come ci ha gentilmente suggerito la professoressa Mazzocchi (salve professoressa), evitare di intellettualizzare ciò che abbiamo visto attribuendo agli elementi scenografici il loro significato di base.
Elisa (aggrotta le sopracciglia) : Quindi per te il significato del cavallo è.. che è un cavallo? complimenti, molto profondo…
Elisa si alza e inizia a sparecchiare un po’ seccata perchè tocca sempre a lei fare tutto. Per manifestare la sua irritazione raccoglie le stoviglie con troppa veemenza, punteggiando la sua breve filippica di allegri tintinnii
Elisa (digrignando un po’ i denti) : Però hai ragione sul pensare basic,mi viene in mente il colore rosso che rievocava il sangue, il pulpito da cui era incomprensibile il discorso del laringectomizzato Marco Antonio o per concludere le lampadine accese tutte insieme e fatte scoppiare una ad una come se fossero le fasi di passaggio della vita che mano a mano si spengono e non torneranno più indietro.
Si alza anche Emily che, dopo aver schivato una lama sfuggita dalle mani nervosette di Elisa, decide di dare una mano all’amica.
Emily : Probabilmente assistendo a questo tipo di teatro concettuale non ci si dovrebbe interrogare troppo su ciò che si vede ma semplicemente, andando a casa, conservare la sensazione che ti resta.
Elisa : Ci sono degli spettacoli che vanno visti e basta, interiorizzandoli nell’intimo della propria camera da letto. Senza farci troppe parole sopra..e questo è uno di quelli.
Emily (sbadigliando) : Quindi camera da letto?
Elisa : Si, buonanotte!
Emily : Sicuramente sognerò il cavallo, buonanotte.
BUIO
SIPARIO.
A cura di Elisa Mina ed Emily Tartamelli
di Romeo Castellucci
regia Romeo Castellucci
ideazione Romeo Castellucci
con Giulio Cesare: Gianni Plazzi, Marcantonio: Maurizio Cerasoli, …vskji: Sergio Scaraltella
assistenza alla messa in scena Silvano Voltolina
tecnica Nicola Ratti
responsabile di produzione Benedetta Briglia
promozione e comunicazione Gilda Biasini, Giulia Colla
amministrazione Michela Medri, Elisa Bruno, Simona Barducci
produzione Societas
Nel quadro de “e la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale”
Progetto speciale della città di Bologna 2014