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ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS – SANDRO LOMBARDI / ANNA DELLA ROSA

Soltanto tracce. Nella memorie di Sandro Lombardi, che in quel tempo e in quel luogo ha agito sulla scena, e degli spettatori, che hanno assistito a quella restituzione. È quanto resta del secondo e del terzo dei Lai testoriani che l’attore recitò nel ‘98 con la regia di Federico Tiezzi.
Si può decidere di tornare su uno stesso testo, su uno stesso lavoro, innumerevoli volte (e innumerevoli sono le ragioni che possono spingere un attore a farlo) e di viverne, con più o meno consapevolezza, variazioni ed evoluzioni nel corso del tempo. Ma quel corpo scenico, di quel momento e in rapporto a quel contesto, è inafferrabile.
Il mestiere teatrale porta in sé la difficoltà di indagine, e di ragionamento estetico, su una forma artistica che non si conserva, che non precipita in un’opera richiamabile e visionabile. Muore con l’attore, il cui talento, quando scende dal palco, «esiste solo nei ricordi di chi l’ha visto e sentito», scriveva Talma nelle Riflessioni su Lekain e sull’arte teatrale.
Lombardi recupera quelle tracce – un recupero critico, dialettico, e non semplicemente un “ricalco” di ciò che era stato – per consegnarle ad Anna Della Rosa e farle rivivere attraverso il suo corpo e la sua voce. Una ri-nascita: l’attrice partorisce la battuta in un nuovo tempo e per un nuovo pubblico.

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RE CHICCHINELLA – EMMA DANTE

LA CORPORALITÀ DELLE PAROLE

Una fiaba scritta nel Seicento  tratta da Lo cunto de li cunti  di Giambattista Basile: La Papera, che racconta appunto di una papera che caca scudi d’oro con un’architettura di personaggi, come dice Emma Dante, dove il re non è il vero protagonista, ma l’avidità e l’invidia. Emma Dante riscrive la fiaba dando centralità al re che è un emarginato, un uomo profondamente solo e alla famiglia che vive a corte, una famiglia ipocrita che fa finta di prendersi cura di lui ma che in realtà vuole solo il suo potere e le sue uova d’oro.

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VAN GOGH CAFE’ OPERA MUSICAL – ANDREA ORTIS

23 marzo 2025, ritorna in scena al Teatro Alfieri dopo due anni Van Gogh Cafè Opera Musical, scritto e diretto da Andrea Ortis.

Uno spettacolo immersivo nel quale i quadri di Vincent Van Gogh si mescolano a una narrazione profonda ambientata all’interno di un caffè Chantant parigino.

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CON IL VOSTRO IRRIDENTE SILENZIO – FABRIZIO GIFUNI


Abbiamo visto al TPE – Teatro Astra lo spettacolo Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro di e con Fabrizio Gifuni.

L’attore porta in scena il frutto di uno studio intenso e personale sugli scritti di Aldo Moro. Gifuni ci consegna personalmente il suo invito a leggere questi documenti, affinché non consideriamo la morte di Aldo Moro un evento auto conclusivo. Nonostante per anni le sue lettere siano state definite la narrazione di un’Italia ormai passata, queste fungono da specchio in cui si scorge il riflesso di una nazione in quegli anni fragile, immobilizzata, dipendente da “suggerimenti esterni”. Molte delle questioni trattate nel memoriale sono evolute fino ad oggi e risultano estremamente attuali, come se profeticamente da lui ci fossero state anticipate.

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QUANDO DIVENTERÒ PICCOLO – SERGIO BEERCOCK

“In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.”

Mt. 18, 2-4

Ci sono spettacoli, la maggior parte di quelli che vediamo, che giacciono nella discarica della memoria, appallottolati accanto a migliaia di immagini inutili a cui il nostro presente bulimico ci sottopone; e ce ne sono altri, più rari, che al contrario reclamano di essere salvati. Li riacciuffiamo tra i ricordi e li riammiriamo, come chi si rigira tra le mani un cristallo, stupefatto dalla grazia: tra gli spettacoli pieni di grazia c’è sicuramente questo di Sergio Beercock, Quando diventerò piccolo. Da quando l’ho visto in scena, domenica 30 marzo al CuboTeatro, in occasione di PollineFest a Torino, non faccio che pensarci con amore.

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TOCCANDO IL VUOTO – SILVIO PERONI

Regia di Silvio Peroni, opera di Daniel Greig, tratta dal libro bestseller autobiografico La morte sospesa di Joe Simpson, dall’11 al 16 marzo al teatro Gobetti è andata in scena la storia di Joe Simpson e Simon Yates, due alpinisti coinvolti in una vicenda drammatica durante un’escursione sulle Ande Peruviane.

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NON È VERO MA CI CREDO – ENZO DECARO, LEO MUSCATO

È andata in scena al Teatro Gioiello la duecentesima replica dello spettacolo Non è vero ma ci credo, celebre commedia di Peppino De Filippo, per la regia di Leo Muscato. Ad interpretare il protagonista, l’avaro Gervasio Savastano, Enzo Decaro. Ad accompagnarlo in questo progetto la compagnia che Decaro ha ereditato da Luigi De Filippo

Lo spettacolo è tanto comico quanto tragico. Da un lato vi è la narrazione dell’angoscia che si prova quando la vita scorre soffocata dal peso della superstizione, dall’altro il susseguirsi degli eventi giunge al paradosso provocando nello spettatore un riso amaro.

Nel personaggio di Savastano ciascuno riconosce le proprie piccole e grandi superstizioni, agli altri più o meno dichiarate. C’è un senso di sollievo nel sentirsi meno superstiziosi di Savastano e allo stesso tempo ci si ammonisce per le volte in cui ha preso il sopravvento in noi qualche strana fisima.

La scenografia di Luigi Ferrigno ci propone un ambiente in trasformazione ma pur sempre riconoscibile. Persiste un elemento, ossia l’ombrello, forse a simboleggiare la necessità del protagonista di sentirsi sempre pronto a rispondere all’imprevisto. Molti oggetti di scena sono amuleti e rimedi al malaugurio. Questi dialogano continuamente con i personaggi che se ne servono in sequenze ripetute e con un ritmo sempre più incalzante. Le luci di Pietro Sperduti scandiscono l’accadere dello spettacolo, il mutarsi delle situazioni.

Una svolta decisiva si ha con l’arrivo di Sammaria, interpretato da Roberto Fiorentino. Il personaggio, per una sua particolare caratteristica fisica vedrà attribuirsi da Savastano grandi poteri e capacità. La vicenda ci ricorda che non basta credere per sapere, bisogna spesso abbandonare le proprie convinzioni per poter guardare lucidamente la realtà ed apprezzarla per quel che è, o coraggiosamente cambiarla.

Il testo è recitato in lingua italiana con una leggera inflessione napoletana, così come previsto originariamente dall’autore. Peppino era solito lavorare con compagnie di giro ed abbracciare nelle sue tournée un pubblico piuttosto vasto. Pur avendo calato la situazione nella Napoli degli anni Ottanta si evince coerenza con il materiale originario. Il risultato è uno spettacolo gradevole e coinvolgente.

Silvia Picerni

Di: Peppino De Filippo

Scene: Luigi Ferrigno

Costumi: Chicca Ruocco

Disegno luci: Pietro Sperduti

Regia: Leo Muscato

E con (in o.a.): Mario Cangiano, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone

Produzione: I Due della Città del Sole

ACCANTO – BARBARA ALTISSIMO

Qual è il tuo fantasma? Chi, che cosa ti cammina accanto?

Si può vivere accanto ai propri fantasmi? I cittadini di varie età coinvolti nel progetto di Barbara Altissimo rispondono a questa domanda con la propria vita, offrendo in scena, con delicatezza, cura, danza e sospensioni, e con infinite fragilità vissute, ricordi, memorie che affiorano. Il coro è mosso da un desiderio di grande umanità ed è forse questa la strada che lo spettacolo ci invita a prendere in considerazione.

Il pubblico viene invitato ,prima di entrare in sala ,a rispondere alla domanda “qual è il tuo fantasma? Chi, che cosa ti cammina accanto? “Ed è così che ci accoglie lo spettacolo ospite della stagione 24/ 25 Fantasmi, a cura della fondazione TPE. 

“Lo spettacolo è il frutto di una lunga attività di formazione in diversi presidi civici territoriali, per il progetto la cultura dietro l’angolo, promosso dalla fondazione compagnia di San Paolo e dalla città di Torino in collaborazione con la fondazione per la cultura di Torino,per più di un anno centinaia di persone hanno lavorato intorno ad una riflessione collettiva per arrivare ad incontrare, riconoscere i propri fantasmi, regalando frammenti di vita, condividendo gioie e dolori e tessendo insieme una trama.Iprotagonisti sono donne, uomini comuni, persone che abitualmente non vivono il palcoscenico e che hanno camminato accanto i loro fantasmi.Un gioco di specchi in cui tutti possiamo trovare un riflesso che ci appartiene, che riconosciamo e che possiamo condividere”(Liberamente Unico)

 Lo spettacolo si presenta ottimamente orchestrato, gli ingredienti del teatrodanza ci sono tutti e si annusa nell’aria l’atmosfera e le memorie della Bausch; una rassegna di micro narrazioni offre al pubblico una possibilità di maggiore attenzione per la vita stessa e nel contempo l’occasione di mettersi a nudo per i performers che si appropriano di un tempo e di uno spazio per dichiararsi (unico rammarico, a mio parere, è per il pubblico che confonde il mettersi a nudo con discrezione degli attori e trasforma in spettacolarizzazione il loro dramma applaudendo ad ogni assolo)

La coreografa si districa abilmente nel territorio del teatro collettivo e offre con eleganza il suo gusto per l’estetica, la scelta delle musiche e il disegno luci ineccepibile di Massimo Vesco, a volte affiora un’immagine fotografica, a volte filmica e resta nel ricordo catturato. Tutto perfetto, forse troppo perfetto e forse qualche “sporcatura”ogni tanto la bravissima Barbara Altissimo poteva concedersela. La coreografa, ad ogni modo, ha saputo confermarsi una brava regista con il suo buon gusto e la sua sensibilità. La creazione si completa con la drammaturgia di Emanuela Currao ,gli oggetti scenici di Jasmine Pochat,i costumi di Gualtiero Scola e l’assistenza alla regia di Fabio Castello.

Alessandra Lai

creazione e regia Barbara Altissimo

drammaturgiaEmanuela Currao

in scenaFranco Albanese, Laura Brunetta, Martina Caruso, Loredana Casorio, Francesca Catania, Tommy Crosara, Emanuela Currao, Alessandro Dichirico, Allegra Florioli, Alessia Garombo, Rosaria Giangreco, Salvatore Loiodice, Francesco Piarulli, Raffaella Pitrolo, Amalia Piumatti, Stefania Savelli, Renato Scarpato, Amalia Scotti, Stefano Tubia

disegno luci e spazio scenicoMassimo Vesco

elementi sceniciYasmin Pochat

costumi di scenaGualtiero Scola

assistente alla regiaFabio Castello

organizzazioneNadia Frola

amministrazioneIsabella Saliceti

comunicazione e ufficio stampaRoberta Cipriani

produzioneLiberamenteUnico

PERFETTA – MATTIA TORRE, CON GEPPI CUCCIARI

La fortuna di essere Donna.

Una settimana dopo la Giornata internazionale della Donna, Geppi Cucciari sale sul palco del Teatro Colosseo con lo spettacolo Perfetta, monologo scritto da Mattia Torre.

È la storia di una donna che racconta un mese della sua vita tramite quattro martedì ciascuno corrispondente ad una delle quattro diverse fasi del ciclo: mestruale, follicolare, ovulazione e premestruale, che Torre paragona alle quattro stagioni, una chiave per semplificare la lettura anche al pubblico maschile presente in sala. Insomma, viene trattato un argomento tabù sia per gli uomini sia per le donne, forse a causa della mancata educazione sessuale ricevuta.

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