Ambientato nella contemporaneità del Teatro Astra, l’8 febbraio 2025 è andata in scena la Prima Assoluta di Gisellə, interessante reinterpretazione del celebre balletto romantico del 1841. Rumori, suoni, riverberi e vibrazioni, opera dell’innovativo lavoro del compositore Luca Canciello, trasportano lo spettatore in una dimensione eterea, alienante e distopica. Il confine tra realtà e fantasia, concretezza e virtualità si intreccia e a tratti si fonde, diventando un tutt’uno.
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MADE4YOU X EKO – PALCOSCENICO DANZA
5 temi con variazioni | It takes one | Welcome two | Carte blanche
Giunto alla sua ottava edizione, Made4You, sotto la direzione artistica di Pompea Santoro, in collaborazione con il TPE, Paolo Mohovich e Palcoscenico Danza, è un progetto che spalanca le porte sul mondo della coreografia, quest’anno interamente dedicata all’Eko Dance Project. Tre giovani coreografi, ex danzatori dell’Eko Dance Alta Formazione e ora professionisti in compagnie di prestigio, condividono le loro creazioni sullo stesso palco: Simone Repele, Sasha Riva, Edoardo Cino e Tiziano Pilloni. Protagonista della serata, Fernando Suels Mendoza, figura di spicco del Tanz Theater Wuppertal di Pina Bausch.
Continua la lettura di MADE4YOU X EKO – PALCOSCENICO DANZAGiornata internazionale del teatro: frammenti sull’arte di Eleonora Duse
Pratica bizzarra l’arte teatrale. Beffarda fin dall’etimo, che rimanda al vedere. Vedere che cosa? la presenza di un corpo che si dà e l’attimo dopo si nega alla vista.
Occuparsi di teatro vuol dire avere dimestichezza con l’assenza. Si tratta di un corteggiamento che non trova sfogo: l’oggetto d’amore è scomparso l’attimo dopo a quello in cui si è mostrato.
La cosa più bella che ci è sembrata da fare per celebrare il teatro oggi, in questa sua giornata internazionale, è provare, brevemente, a fare insieme a voi, questo gioco: tentare di inseguire, per pochi istanti, l’immagine di Eleonora Duse, nel centenario della sua morte.
Lo facciamo con i due testimonianze di spettatori dell’epoca.
“Si direbbe che quelle sue braccia lunghissime siano le ali della sua intelligenza, destinate a portare ogni spettatore il significato di ciò che dice. Mi dicono che la sera, la parte di lei più stanca sono le mani, e che, prima d’andare a letto, se le leva e le chiude in un astuccio di velluto. C’è chi sostiene che quelle mani sono artificiali, perché, vere, non potrebbero reggere a tanto lavoro. Non credo che stia in questo il verismo. Però essa ha il fascino, un fascino inesplicabile che tutti sentiamo dinnanzi alla grande incantatrice, si direbbe che ella porti con sé un talismano pel quale costringe all’ammirazione di sé i più restii, i più dubbiosi, i più timorosi di darsi a certi entusiasmi” (Giulio Piccinni, 1893)
“Finisco la lettera dopo lo spettacolo; dal momento in cui ho scritto le ultime parole a ora sono passate soltanto dodici ore, eppure mi sembra di aver vissuto un anno. Non sono capace di raccontarti l’impressione che ha prodotto su di me la recitazione della Duse. Provavo una angoscia che mi stringeva il cuore, avevo voglia di piangere […]. Chi può spiegare l’impressione che producono i suoi occhi meravigliosi, pieni di lacrime? Non è bella, ma di fronte al suo sorriso, al suono della sua voce divina, Romeo avrebbe dimenticato Giulietta e Otello la sua gelosia. Getta la testa all’indietro a parla del proprio amore con una passione così ardente, le sue carezze sono così intense, che senti il sangue affluirti al cuore. Quando poi si presenta al pubblico, dopo momenti simili, chiamata da applausi frenetici, il suo viso esprime sofferenza, e lei sussurra parole, chinando la testa. Nessuno che abbia una minima sensibilità può uscire dal teatro senza essere innamorato di questa donna, e senza provare un senso di vaga, pungente angoscia. Ti dico, è una cosa terribile”
(Lettera privata citata in un articolo di Sergio Kara-Murza del 1932)
ANDREA SALUSTRI – MATERIA
Una coreografia per diverse forme di polistirolo e un umano.
A metà tra circo e magia, Andrea Salustri ci catapulta nell’affascinante mondo inesplorato di un materiale come il polistirolo, tanto leggero quanto malleabile. L’artista, vincitore dell’edizione 2018-2019 di CircusNext, apre le danze con il suo spettacolo Materia durante la prima serata della rassegna Resistere e Creare 2024, ormai alla sua decima edizione, presso il Teatro della Tosse di Genova.
Continua la lettura di ANDREA SALUSTRI – MATERIAHANDLE WITH CARE – FUNA
Archivio emotivo di memorie mai vissute
Nell’ambito della seconda edizione del Nice Festival Torino, con una fitta programmazione durante l’intero mese di dicembre, è andata in scena la prima nazionale dello spettacolo Handle with care del collettivo femminile FUNA presso il Café Müller, teatro polivalente nel centro di Torino. Il festival propone una selezione di lavori di artisti e compagnie di calibro internazionale che spaziano dal circo al teatro, fino alla danza e alla musica dal vivo. Il tema di quest’anno è quello dell’identità e delle differenze, che trova nel circo contemporaneo la massima espressione dell’autenticità: concetto molto presente nella ricerca di FUNA. Il collettivo, nato a Napoli nel 2018, si muove tra la danza e il circo contemporaneo, le discipline aeree, la danza verticale e il teatro fisico al fine di ampliare i confini espressivi nel rapporto tra corpo, voce e spazio. Le performance sono spesso concepite per spazi scenici non convenzionali e outdoor come musei, luoghi pubblici, aree ex-industriali.
Dal dialogo con le tre coreografe ed interpreti Maria Anzivino, Ginevra Cecere e Viola Russo, è emerso che questo primo studio è stato concepito e pensato come un site specific per gli spazi del Café Müller a seguito di un problema tecnico che ha ostacolato la messa in scena del progetto precedentemente proposto.
Continua la lettura di HANDLE WITH CARE – FUNA“Avevamo immaginato di portare tutt’altro, una carrucola umana a una corda in tre, ma trovate nello spazio abbiamo capito che non era realizzabile e ci siamo reinventate facendoci ispirare dallo spazio” (Ginevra Cecere)
LE RELAZIONI PERICOLOSE – CARMELO RIFICI
Le luci si accendono nella sala del teatro Gobetti. Gli attori, ancora inguainati nelle tute settecentesche da drughi di A Clockwork Orange, si inchinano con gesti misurati; nessun affetto, nessuna passione, solo la razionalità algida di chi ha raggiunto il suo scopo, attraverso una strategia calcolata nei minimi dettagli e come se i saluti fossero soltanto l’ultima mossa da compiere, prima di ritenere la partita conclusa, la guerra vinta.
Non potrebbe esserci chiusa più esatta per Le Relazioni pericolose con la regia di Carmelo Rifici che, assieme a Livia Rossi, che è presente in scena, ne firma anche la drammaturgia.
Il lavoro è la trasposizione abbastanza fedele di uno dei maggiori capolavori dei libertini francesi: Les Liaisons dangereuses di Choderlos de Laclos.La storia è semplice: la Marchesa de Marteuil è stata abbandonata dal conte di Gercourt, suo amante, decide di vendicarsi. Scrive a una sua vecchia fiamma, il libertino Valmont convincendolo a deflorare Cécile Volonges, giovane vergine futura sposa del conte di Gercourt. Valmont è a sua volta impegnato in un’impresa altrettanto perfida, la conquista di Madame de Tourvel sposa fedele al marito e poco incline al peccato. Anche se Cécile Volonges si strugge per il giovane poeta (nel romanzo, compositore) Danceny cede alle lusinghe di Valmont…
Rifici e Rossi attraversano questa storia mantenendone intatta la forma epistolare e indagando a fondo le potenzialità violente belligeranti e manipolatorie della parola. Il linguaggio, il potere della metafora, che ci smarca dalla condizione animale si rivela altrettanto ferino. Si potrebbe aggiungere che il linguaggio ha reso consapevole il gesto violento, ha dato alla violenza l’esattezza, l’ha resa più efficace.
E poi un gioco di rispondenze (Roberto Calasso in questo era un maestro: leggere L’impronta dell’editore per averne un saggio) mette in conversazione Choderlos de Laclos con Nietzsche, Hofmannsthal, Girard, Clausewitz, Artuad, ma anche Pasolini, Teresa d’Avila, Simone Weil, Dostoevskij, Zweig, e il Cantico dei cantici. Ogni personaggio si muove dunque sui binari di un modello filosofico diverso.
Rifici sceglie di ridurre al minimo la fisicità degli attori. È invece la parola a regnare: coi microfoni gli attori si sfidano in maniera spietata. Accentua al massimo l’elemento strategico, pensato calcolato – dicevamo all’inizio: i saluti algidi.
Alle spalle delle proiezioni e giochi di colori fatti con delle vecchie luminose accarezzano lo spettatore creando uno spazio confortevole che attutisce la qualità ustoria della parola.
Premesso che il teatro in cui regia ha l’inziale maiuscola it’s not my cup of tea, bisogna dire che gli attori sono davvero notevoli.
Forse la sala così piccola del Gobetti non è il giusto campo di battaglia per questo spettacolo in cui la parola ha bisogno di spazi più ariosi per arrivare affilata. Magari, passeremo a vederlo a Bologna in cui sarà in scena l’1 e il 2 aprile, all’Arena del Sole.
ispirato da Antonin Artaud, Teresa d’Avila, Elias Canetti, Carl von Clausewitz, Fëdor Dostoevskij, René Girard, Christopher Hampton, Hugo Von Hofmannsthal, John Keats, Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, Friedrich Nietzsche, Pier Paolo Pasolini, Donatien-Alphonse-François de Sade, Simone Weil, Stefan Zweig e dal Cantico dei Cantici
drammaturgia Carmelo Rifici, Livia Rossi
con Flavio Capuzzo Dolcetta, Federica Furlani, Elena Ghiaurov, Monica Piseddu,
Edoardo Ribatto, Livia Rossi
regia Carmelo Rifici
disegno sonoro Federica Furlani
impianto scenico Carmelo Rifici, Pierfranco Sofia
disegno luci Giulia Pastore
progetto visivo Daniele Spanò
costumi Margherita Platé
drammaturgia del corpo Alessandro Sciarroni
LAC Lugano Arte e Cultura
Foto di Luca del Pia
ANTIGONE E I SUOI FRATELLI – POTENZIALI EVOCATI MULTIMEDIALI
In principio era la relazione. Relazione tra di loro, relazione col pubblico, relazione con la società, dai margini al centro, dal centro ai margini.
Se si vogliono trovare le ragioni da cui nasce Antigone e i suoi fratelli, in scena in questi giorni fino al 22 Gennaio alle Fonderie Limone di Moncalieri, bisogna cercarle fuori e oltre i confini dello spettacolo: nelle scuole, nelle carceri, nelle periferie, luoghi in cui quotidianamente i Potenziali Evocati Multimediali – PEM – operano portando le pratiche teatrali, per stimolare l’interazione, in un mondo in cui la comunicazione è sempre più mediata, attraverso schermi. PEM è un’impresa sociale di giovani attori guidati da Gabriele Vacis, nata nel 2021.
ROMEO CASTELLUCCI INCONTRA IL PUBBLICO DEL FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
Romeo Castellucci incontra il pubblico del Festival delle colline Torinesi. Il suo Bros, in scena alle Fonderie Limone il 29 e il 30 ottobre è infatti uno dei titoli di punta di questa 27esima edizione.
Ustorio, crudele, potente, Bros è un’indagine sulla possibile violenza perpetrata dalle forze dell’ordine in quello iato, ahimè necessario – ogni ideologico pregiudizio è estraneo all’opera – per l’ordine pubblico, tra la persona e la divisa, il cittadino e l’istituzione.
OUT OF THE BLUE – STAGIONE 2022-2023 TEATRO STABILE TORINO
C’è un’attività estiva che trovo particolarmente piacevole: pregustare le gioie invernali, sfogliando le stagioni dei teatri che frequenterò.
A grandi linee dunque, vediamo cosa ci propone il Teatro Stabile di Torino per la stagione 2022/2023.
Out of the blue.
Una stagione dall’anima ibrida, che sa porsi nel solco della tradizione, ma con uno sguardo attento al presente. Valerio Binasco e la sua ciurma quest’anno decidono di puntare più a un teatro d’impegno, di indagine critica, che sul puro e semplice intrattenimento.
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Nuovo direttore artistico per il Teatro Piemonte Europa, nuova stagione, nuova veste grafica.
Se entrate in questi giorni al Teatro Astra, ad accogliervi ci saranno delle locandine dai colori fluo, su cui capeggiano delle citazioni di grandi filosofi, ma la cornice dell’immagine non ci permette di leggere le frasi per intero, la comprensione dell’aforisma è in qualche modo negata. Questa la scelta grafica per rappresentare la stagione 2022/23 a cura di Andrea De Rosa, nuovo direttore artistico succeduto a Walter Malosti.
Il titolo è Buchi neri. Il fil rouge, la trasformazione del nostro rapporto con la verità scientifica dopo la pandemia. De Rosa infatti ha intenzione con le stagioni del prossimo triennio di indagare tre sfaccettature diverse del concetto di verità.
Per il momento, facciamo un breve focus su Buchi neri attraverso i titoli principali, invitandovi ad approfondire sul sito e nella biglietteria del TPE.