Nel cartellone del Teatro Stabile di Torino troviamo collocato dal 18 fino al 30 ottobre, sul palco del Teatro Gobetti, lo spettacolo La signorina Felicita ovvero la Felicità dedicato al centenario della morte di Guido Gozzano.
L’attrice dello spettacolo è Lorena Senestro, fondatrice assieme a Massimo Betti Merlin del Teatro della Caduta, che ha messo in scena un monologo in cui lei ci restituisce la propria lettura e interpretazione del personaggio di Felicita, accompagnata da Andrea Gattico al pianoforte.
Gozzano, come è noto, è un poeta italiano associato alla corrente del crepuscolarismo, caratterizzata da compianto e perenne insoddisfazione. In un primo momento egli si forma emulando D’Annunzio e studiando Carducci, in seguito con la scoperta di Pascoli si avvicina alla poetica delle “buone cose di pessimo gusto” che lo porteranno a uno stile personale malinconico e dedito alla ricerca di felicità nelle cose semplici e antiche. Gozzano era caratterizzato da una grande ironia e rappresenta una nuova sensibilità novecentesca.
Lorena Senestro ha condotto uno studio approfondito su Gozzano ed è giunta alla conclusione che la sintesi più completa del suo stile è contenuto nel poemetto La signorina Felicita ovvero la Felicità. La vicenda narra il ricordo di una giovane fanciulla di campagna di cui Gozzano rimase affascinato per la semplicità con cui conduceva la sua vita. Immersa in un arredo antico, lei che ha fatto la seconda classe e non medita di filosofia, ci viene presentata bruttina ma amabile. Con ironia Gozzano ce la presenta come una donna capace, forse, di fargli dimenticare la vita da intellettuale e finalmente avvicinarlo alla vita vera, alla moneta e al bisogno. Pare certo che lo farebbe più felice di qualsiasi donna da rivista. Però poi Guido parte per le Indie e non fa più ritorno dalla sua signorina. Il personaggio è realmente esistito e Gozzano l’ha romanzato.
“Sto meglio anche perché sono innamorato! Di una donna che non esiste, naturalmente! La signorina Domestica. Una deliziosa creatura provinciale, senza cipria e senza busto, con un volto quadro e le mandibole maschie, con un nasetto camuso sparso di efelidi leggere, due occhi chiari senza sopracciglia, come nei quadri fiamminghi; non ridete, amica! (…) È strano ch’io mi sia così cerebralmente invaghito di costei, mentre ho ancora nella retina la vostra moderna figura di raffinata. Forse è una reazione, una benefica reazione…”
(Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, Lettere d’amore)
Partendo da questo spunto, Lorena Senestro ha raccontato durante un’intervista di essersi immedesimata nella signorina decidendo di infrangere il cliché di campagnola ingenua e rappresentando una donna affine al poeta, assai romantica, che vuole piacere ed è convinta dei sentimenti di Gozzano. Ha portato in scena una Felicita oramai anziana, in attesa perenne del ritorno dell’avvocato poeta, che ripercorre i ricordi come in una specie di sogno, ancora bloccata dalle promesse e alternando momenti di leggerezza ad una grande sofferenza. Distaccandosi dalla realtà riesce a rimanere sempre la signorina vivace che ci ha presentato Gozzano ma a questa vivacità si alternano momenti di lucidità in cui la protagonista realizza di essere sola e di aver perso il padre, Maddalena e il suo avvocato. Il monologo ripercorre tutto il poemetto, citando fedelmente le rime del poeta.
Il tutto si ambienta nel “salottino in disuso”, reso scenograficamente da cornici che rimandano alla rimembranza, “le piccole cose” come un tavolo ed una sedia di dimensioni gigantesche, una grande cornice che contiene il ritratto della Marchesa e il piano suonato costantemente da Andrea Gattico.
Lo spettacolo è contraddistinto da un connubio estetizzante di immagine e suono. L’andamento musicale è connesso al dialogo ed è stato composto durante le prove, inoltre l’uso delle luci è di fondamentale importanza e dà il senso di un tempo scandito. Le luci partecipano anche a proiettare ombre su tre teli posti sui lati e sul fondo della scena, rendendo il tutto più dinamico e facendoci intendere che retrostante allo spazio del salotto c’è anche la presenza del giardino di Villa Amarena. A ciò si unisce un arricchimento del testo con l’uso di espressioni dialettali piemontesi, lingua antica cara all’attrice e ricollegabile all’uso di costruzioni sintattiche piemontesi in Gozzano.
La compagnia del Teatro della Caduta è riuscita a consegnarci un adattamento che ci immerge in un’atmosfera onirica, facendo arrivare agli spettatori emozioni che hanno la capacità di commuovere.
Andreea Hutanu
La signorina Felicita ovvero la Felicità
Uno spettacolo di Lorena Senestro
Con Lorena Senestro e Andrea Gattico (pianoforte)
Progetto scenografico Massimo Betti Merlin, Francesco dell’Elba
Luci Francesco dell’Elba
Regia di Massimo Betti Merlin
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Teatro della Caduta