E’ andato in scena il 15 novembre, a Racconigi al teatro SOMS insieme al Progetto Cantoregi, lo spettacolo di Marco D’Agostin con Marta Ciappina. Uno spettacolo che nel 2023 vince due premi UBU come migliore spettacolo di danza dell’anno e miglior performer. Il coreografo D’Agostin costruisce per la Ciappina un assolo che ci accompagna in un viaggio nella memoria, con l’evocazione di frammenti di vita della stessa artista e che in qualche modo appartengono ad un passato comune.
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Spettatore Condannato a Morte
La rappresentazione teatrale Spettatore condannato a morte avviene in un luogo suggestivo. Ci troviamo a San Pietro in Vincoli, un ex cimitero, nello specifico in una chiesa sconsacrata. Ci accoglie un giardino esteso che guida i nostri passi verso la biglietteria: una donna, attenta e gentile, dopo averci dato i nostri biglietti, ci indica un tavolo dove farci servire delle bibite calde e dei dolcetti. L’atmosfera inizialmente fredda, comincia a riscaldarsi, ci sono dei portici, arredati con poltrone, tavolini ed altri arredi domestici; in fondo, il cimitero è una casa per tutti. Un’altra ragazza ci accoglie in un graditissimo tepore, un grembiulino blu le fascia la vita e i suoi capelli ricci, scendono delicatamente sulle spalle. Un biglietto della lotteria finisce nelle nostre mani “non perdetelo, vi servirà dopo per un’estrazione”. I nostri biglietti non hanno segnato il numero del posto, la coda per entrare nella chiesa è lunga e trepidante. Attendiamo. Scattano le 19 in punto. Un ragazzo, alto e dal viso valorizzato da un baffo, ci strappa i biglietti e ci fa entrare. I posti sembrano distribuiti casualmente, eppure, una signorina ci guida attentamente: siamo disposti in semicerchio, ricorda un anfiteatro, come fosse un rimando al teatro antico.
“Che entri il giudice”, siamo in una corte di giustizia e davanti a noi, con toghe nere, passo deciso e voce altisonante si dispongono un procuratore, un cancelliere ed un giudice appunto. Dalla regia di Beppe Rosso nasce il riadattamento del testo di Matei Visniec, un lavoro dagli intrecci notevoli e complessi, interpretato da attori professionisti e da alcuni partecipanti ad un precedente laboratorio dedicato allo spettacolo, quelli che saranno i testimoni, la donna gentile della biglietteria, la ragazza dal grembiulino blu e dai capelli ricci e lo strappatore di biglietti dal baffo prominente. La performance attoriale è intrisa di improvvisazioni, equivoci e incomprensioni, la risata del pubblico si scatena incontrollata e talvolta quella degli stessi attori. Un dettaglio peró che rompe un po’ la magia della pièce teatrale, distogliendo l’attenzione dal testo e dall’importante messaggio che vuole trasmettere. La scenografia è mobile e dinamica come lo stesso spettacolo, il legno la fa da padrona. Il protagonista è il pubblico ed in particolare uno spettatore che entra nell’occhio del ciclone della performance teatrale. A tutti i costi questo spettatore deve essere condannato a morte, le figure giudiziarie chiedono aiuto al pubblico per poterlo condannare, un pubblico che si manifesterà curioso e silenzioso seppur divertito. Il testo di Visniec vuole raccontare di come la giustizia, spesso, si perda nella delirante ricerca di un colpevole senza restituire la reale importanza della verità.
Quanto è infatti necessario trovare un capro espiatorio nella società odierna? E’ altrettanto importante la scoperta della verità, del movente, di un perché? No, non lo è, l’esigenza umana di attribuire un volto alla rabbia e all’odio è naturale, la verità è invece una ricerca razionale, tipica di una civiltà intelligente, senza pregiudizi. Noi però siamo chiamati a giudicare e in uno scambio tra testimoni, pulito, veloce e dinamico, osserviamo, senza agire, il compimento di quella che sembrerebbe un’ingiustizia. “Forza uccidetelo, dai, uno di voi, si alzi e prenda questo fucile, uccidetelo”, il pubblico è talvolta confuso, quasi nessuno risponde alle sollecitazioni degli attori: chissà, forse perché sappiamo di essere ad uno spettacolo. L’uomo imputato resta in scena, in un angolo, seduto su una sedia, protagonista consapevole seppur non preparato, complice di un equivoco che spinge il pubblico a chiedersi continuamente se sia attore o spettatore, ebbene, ecco la risposta.
Come si è sentito?
Beh, sicuramente è stato per me, spiazzante
Sentiva l’impulso di reagire? Se si, perché non lo ha fatto?
Si, sentivo l’impulso di reagire, se non mi avessero detto di non fare nulla, probabilmente mi sarei inventato qualcosa.
E cosa avrebbe fatto?
Avrei avuto voglia di sparargli.
Il pubblico siede sul liminale tra finzione e realtà, un confine difficile da stabilire, nella vita come in teatro. Quello che mi ha sollecitata mentre le battute scorrevano una dietro l’altra è stata la volontà di scoprire il pensiero degli attori, in particolare quello del giudice, presente in tutte le scene.
Ti sei divertito?
Si, molto, sarebbe stato un problema fosse stato il contrario.
Come è stato il rapporto con il regista nella costruzione di uno spettacolo dalla sceneggiatura così articolata?
Devo dire difficile, abbiamo però trovato un ottimo compromesso.
Quanto è importante il silenzio del pubblico ?
In questo spettacolo, come in tanti altri, è fondamentale, scandisce il ritmo, come fosse un’armonia musicale.
Quanto è stata importante l’improvvisazione?
Fondamentale, direi.
Quando chiedevate reazioni dal pubblico, sapevate già non sarebbero arrivate? Oppure non avete avuto le giuste risposte alle vostre sollecitazioni?
Si, sapevamo già non sarebbero arrivate, fossero arrivate le avremmo sicuramente gestite con l’improvvisazione ma ritornando sempre alla sceneggiatura originale.
Porre queste domande e avere delle risposte ha chiarito tante mie perplessità nate durante lo svolgimento della pièce teatrale. Uno spettacolo che, a mio avviso, ha un potenziale incredibile, seppur per certi versi ancora latente. C’è però da specificare che questo è uno “spettacolo partecipato”, in cui solo 4 attori sono professionisti, le altre 25 persone intervenute in scena sono invece cittadini, reclutati per il laboratorio condotto da Beppe Rosso e Yuri D’agostino. Mi sento dunque di fare luce su questo “dettaglio” per evidenziare il grande lavoro fatto dalla regia e dall’aiuto regia . La tematica trattata, è infatti, estremamente attuale e ci chiede di osservare noi stessi dall’interno, una piccola società racchiusa in un ex spazio sacro, che ci porta ad una profonda analisi di coscienza, in fondo, come diceva Friedrich Nietzsche “dovremmo chiamare ogni verità falsa, se non la abbiamo accompagnata da almeno una risata”.
Rossella Cutaia
CREDITI
di Matei Visniec
traduzione Debora Milone e Beppe Rosso
Adattamento Beppe Rosso e Lorenzo De Iacovo
aiuto regia Yuri D’Agostino
regia Beppe Rosso
con Lorenzo Bartoli, Francesco Gargiulo, Andrea Triaca, Angelo Tronca e con venticinque cittadini nel ruolo dei testimoni
scene e luci Lucio Diana
riprese video Eleonora Diana
tecnico di compagnia Adriano Antonucci
sound Massimiliano Bressan
costruzione scene Marco Ferrero
produzione A.M.A. Factory
PRIMA NAZIONALE
Spettacolo programmato in collaborazione con Piemonte dal Vivo nell’ambito del progetto Corto Circuito
UNA NUOVA STAGIONE PER PIEMONTE DAL VIVO
“Innovazione non è fare cose nuove, ma far bene cose giuste in un contesto che cambia continuamente”.
Mercoledì 23 ottobre 2019, Matteo Negrin ha condotto la conferenza stampa di Piemonte dal Vivo presso il Talent Garden Fondazione Agnelli. La stagione 2019/20 che si sta aprendo rappresenta l’ultimo anno di un percorso triennale, durante il quale – il direttore lo può sottolineare con meritato orgoglio – la Fondazione ha quasi raggiunto tutti gli obiettivi che si era proposta.
In apertura alla conferenza, l’Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio Vittoria Poggio – in rappresentanza della Regione Piemonte, socio unico della fondazione – seguita dalla presidente di Piemonte dal Vivo, Angelica Corporandi d’Auvare, rivolgono senza indugio lo sguardo a quelle che sono i pilastri di Piemonte dal Vivo: il lavoro sul pubblico e l’ampliamento delle piazze. È interessante notare a tal proposito, come Negrin abbia scelto di condensare l’operato della Fondazione facendo suo il pensiero sull’innovazione, che abbiamo messo in esergo, di un famoso sarto torinese scomparso da poco. Si tratta in tutto e per tutto di una metafora particolarmente azzeccata, guardando oltre la citazione scelta e concentrandosi anche sulla sua provenienza: l’uomo era di origine friulana ed aveva la sua sartoria in zona San Salvario, a Torino; si parla di accoglienza e attenzione all’individuo: Piemonte dal Vivo si riconferma anche quest’anno forte sostenitore delle realtà piemontesi, dispiegando allo stesso tempo le sue reti sull’Europa e sul mondo intero. Secondo un disegno che sta prendendo piede in Europa, la Fondazione ha scelto di porre al centro del suo lavoro il pubblico, non solo come target a cui rivolgersi ma come vero e proprio collaboratore: lo spettatore è co-immaginatore. È proprio in questo aspetto che sta la preziosità di Piemonte dal Vivo, tale da meritare il punteggio massimo tra i circuiti multidisciplinari a livello nazionale ed attestarsi un ruolo di rilievo, nonché di modello per qualità e innovazione.
La nuova stagione porterà in scena 900 repliche, di cui 150 di teatro per ragazzi. Ciò, unito all’invito a partecipare a spettacoli in luoghi e tempi insoliti, dimostra la reale volontà di Piemonte dal Vivo di cercare di demolire l’effetto intimidatorio ed esclusivo che le porte di un teatro ancora provocano ai più. Portare il teatro o la danza nei bar, come anche nei musei o nei tendoni da circo è un passo avanti verso una maggiore partecipazione dei cittadini allo spettacolo dal vivo. Allettante risulta anche la proposta di inserire le notti al museo – serate di performance negli spazi museali – all’interno di un particolare abbonamento musei.
L’anno 2019/20 porterà inoltre a piena realizzazione alcuni dei programmi che negli scorsi anni erano stati in fase di rodaggio, tra i quali merita attenzione l’abbonamento PLUS, che permette agli abbonati di teatri piccoli di fruire di spettacoli maggiori in centri più grandi, oltre a quelli presenti nella programmazione del proprio paese. Il progetto di interconnessione non solo consente allo spettatore un’esperienza più completa, ma permette anche ai teatri più piccoli di caratterizzarsi, seguendo la propria inclinazione, senza negare la possibilità di altri tipi di spettacolo al proprio pubblico.
La nuova stagione sarà insomma una stagione caleidoscopica, come l’ha voluta definire la Fondazione stessa. Una stagione che si scompone e si ricompone costantemente, riadattandosi di volta in volta ad un nuovo equilibrio, esattamente come il tenace lavoro di Piemonte dal Vivo in perenne trasformazione in relazione ad un contesto che cambia continuamente.
In ultimo, la Fondazione ci tiene a ringraziare il suo intero corpo organizzativo, che detiene il vanto di essere formato da numerosi giovani. Il vantaggio di questa composizione è certamente quello di poter contare su una spinta verso un cambiamento particolarmente attento, in quanto interno e vicino alla società in movimento, ma è anche un augurio per tutti coloro che hanno voglia di esser parte di questo cambiamento.
Ada Turco
Piemonte dal vivo. conferenza stampa
Mercoledì 15 aprile 2019 ha avuto luogo la conferenza stampa di Piemonte dal Vivo in Piazza della Repubblica a Torino. Non poteva tenersi in una cornice migliore, quella del nuovo Mercato Centrale, dal quale è possibile ammirare l’intera città pur rimanendo all’interno del suo cuore pulsante. Sicuramente un’analogia con quella che è l’attività della Fondazione, di smuovere, valorizzare e vivificare culturalmente l’intera regione piemontese, con le radici ben piantate nel suo territorio.
Continua la lettura di Piemonte dal vivo. conferenza stampaDa Dove guardi il mondo?
DA DOVE GUARDI IL MONDO?
“Ciao, io mi chiamo Danya, ho 9 anni e non ho ancora imparato a scrivere il mio nome.”
Un banco di scuola, una sedia, un fischietto, unaschiuma da barba, un frullatore e una bacinella, Freddie Mercury a tutto volume e la protagonista che si scatena sul palco come se fosse nella sua cameretta, è quello che ci aspetta quando si spengono le luci in sala.
Continua la lettura di Da Dove guardi il mondo?PROVE D’AUTORE
La Lavanderia a Vapore di Collegno è la prestigiosa Casa della Danza della Regione Piemonte, luogo di sperimentazione nel quale l’arte coreutica si presenta come motore portante di un’intensa attività relazionale, che coinvolge non solo il territorio limitrofo ma si apre anche a molte altre realtà nazionali e internazionali. Ispirandosi al libro Quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch dell’autrice Beatrice Masini, QUELLO CHE CI MUOVE è anche il titolo dato alla rassegna di alcune proposte della stagione 2018/2019. L’obiettivo è quello essere fonte d’ispirazione per tutte le attività che vedono la propria centralità non solo in quello che è stato ma soprattutto in quello che sarà, un itinerario della memoria, partendo dal ricordo dei lavori della famosa coreografa e danzatrice Pina Bausch, e un’esplorazione dei temi della creazione contemporanea. Lo sguardo degli spettatori viene dunque condotto non solo verso il passato ma anche verso il “terzo paesaggio della danza”, quello formatosi come “residuo” di una scena ufficiale che tutela la tradizione e che si configura come “luogo di conservazione”, e si distanzia dal “secondo paesaggio”, luogo di incontro tra “nuovo o meno nuovo [..], in cui i linguaggi conosciuti e leggibili anche da un pubblico relativamente ampio creano nuove suggestioni”. Continua la lettura di PROVE D’AUTORE
LAVANDERIA A VAPORE – nuovo membro delle European Dancehouse Network.
Attiva dal 2008, la Lavanderia a Vapore di Collegno, oggi è gestita da una RTO che vede a capo Fondazione Piemonte dal Vivo in collaborazione con Associazione Culturale Mosaico Danza, Associazione Culturale Zerogrammi, Associazione Coorpi e Associazione Didee Arti e Comunicazioni.
Riconosciuta a livello nazionale e internazionale, la Lavanderia a Vapore dal 2018 diventa membro della prestigiosa rete europea EDN (European Dancehouse Network), puntando a seguire il modello dei centri coreografici europei. Il centro è eccellenza regionale della danza e unico centro di residenza del Piemonte riconosciuto dal Mibact.
Fondamentale per la Lavanderia a Vapore è la centralità dell’artista che svolge la residenza: il processo creativo dell’artista, a cui viene dedicato non solo spazio ma anche tempo per il confronto, è di vitale importanza per la crescita artistica dei progetti e degli artisti.
L’obiettivo secondo Matteo Negrin, presidente di Fondazione Piemonte dal Vivo, potrebbe essere quello di coordinare le residenze artistiche e sostenere le realtà piemontesi, ponendosi come capofila di un processo di sviluppo della danza.
QUELLO CHE CI MUOVE, dichiaratamente ispirato al libro “quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch” di Beatrice Masini, è il titolo della stagione 2018/2019; un omaggio a Pina, ricordando che proprio quest’anno ricorre il decennale della sua morte.
Dal 16 al 18 novembre, è stata organizzata un’immersione nel mondo del Tanztheater di Wuppertal; tre spettacoli, una video installazione, un cortometraggio, due mostre fotografiche, un workshop per danzatori, un seminario di studio, vari incontri con artisti e presentazione di libri si sono susseguiti durante la Maratona Bausch – danzare la memoria, ripensare la storia.
A cura di Susanne Franco, la volontà di questi tre giorni intensivi era quella di far confrontare lo spettatore con l’eredità che ci ha lasciato Pina, eredità reperibile in forme e molti modi diversi.
LA STAGIONE CONTINUA NEL 2019. Danzare la memoria, il progetto che già l’anno scorso aveva dato vita ad un evento specifico per la giornata internazionale della danza, verrà ripreso attraverso the Nelken-line by Pina Bausch e sarà realizzato il 28 aprile a Torino. Quest’anno la città vedrà persone di ogni età e preparazione riproporre un frammento della famosa coreografia Nelken, danzando per le sue strade
Il programma continua con la “nuova danza”, nello specifico con tre appuntamenti: prove d’autore, in collaborazione con la rete Anticorpi XL a febbraio, Cédric Andrieux di Jerom Bel e la morte e la fanciulla della compagnia Abbondanza/Bertoni, a marzo.
Fondazione Piemonte dal vivo e la Lavanderia a Vapore continuano a sviluppare percorsi finalizzati all’audience engagement: da un lato con il progetto Fuori da Coro, legato ai temi dell’inclusione sociale con il percorso Mediadance, e dall’altro con l’indagine delle metodologie di lavoro e delle modalità di inclusione attraverso la danza contemporanea. Questo secondo obiettivo viene realizzato con tre azioni specifiche dedicate: una ai malati di Parkinson con Dance Wells-movimento e ricerca per il Parkinson, in collaborazione con il comune di Bassano del Grappa, una ai giovani richiedenti asilo con le Residenze Trampolino, e una agli studenti con Mindset, laboratorio sui processi creativi degli artisti in residenza.
Mediadance, invece, è realizzato in collaborazione con Agis Piemonte e il sistema bibliotecario urbano della città di Torino e rivolto alle scuole per indagare temi diversi attraverso linguaggi multidisciplinari.
L’inconscio, il bullismo, la diversità, la disabilità, l’inclusione sociale, l’immigrazione, sono i focus centrali del progetto scelti per quest’anno. Gli spettacoli attraverso i quali verranno affrontate queste tematiche sono programmati in orario mattutino, ma aperti a tutti e accompagnati da dibattiti. Il primo è stato Pesadilla di Piergiorgio Milano, a novembre, seguiranno poi Da dove guardi il Mondo? di Valentina del Mas a febbraio, Le fumatrici di pecore della compagni Abbondanza/bertoni, a marzo, e Transhumanance 1 elogio a perdere del Teatro Metastasio di Prato per Contemporanea Festival 2016, ad aprile.
Troveranno casa alla Lavanderia del Vapore, tra aprile e maggio, anche Solocoreografico, rassegna ideata da Raffaelle Irace sulle coreografie d’assolo, con la partecipazione del coreografo Jacopo Jenna, e la serata Permutazioni in collaborazione con Zerogrammi, con il debutto dello spettacolo Luci di carni di Amina Amici.
L’idea di Fondazione Piemonte dal Vivo è quella di dare la possibilità di far vivere la Lavanderia a Vapore come vera e propria casa della danza, in tutte le declinazioni del linguaggio coreutico.
Foto di copertina © Beppe Giardino
A cura di Annalisa Luise
Lavanderia a Vapore – Collegno | Piemonte dal Vivo
Il Blog TeatroD@ms Torino, è lieto di invitare tutti i nostri cari lettori all’incontro organizzato presso l’università con la Lavanderia a Vapore, che incontrerà gli studenti e non solo, per presentarsi e raccontare i propri progetti e la sua ricca programmazione di danza e teatro dell’anno 2017/2018.
L’incontro si terrà mercoledì 22 novembre ore 12, aula 25 di Palazzo Nuovo.
Vi aspettiamo Numerosi!!
La Lavanderia è un centro coreografico di notevole importanza nel contesto italiano ed europeo, nonché sede di rassegne, progetti e programmazioni di danza e di teatro di alta qualità.
Team TeatroD@ams
VANJA 10 YEARS AFTER
Come non invecchiare? Ricordare, rivivere, reinterpretare? Occuparsi di qualche cosa? Un pianoforte, due poltrone, una lampada, un divano consunto, una chitarra acustica con il suo amplificatore, un charleston, qualche pianta: un luogo indefinito nel quale Zio Vanja, Sonja e Astrov si trovano a vivere dieci anni dopo la partenza di Elena e Serebrijakov. Si ritrovano o, meglio, sembrano perdersi nel ricordo della vicenda čechoviana. Tentano di leggere il passato, di proiettarsi nell’avvenire, lasciando il loro messaggio. Continua la lettura di VANJA 10 YEARS AFTER
Rising. Danzando verso il Cosmo
Danzatore anglo-indiano di Kathak e Bharata Natyam, due danze tradizionali dell’India, Aakash Odedra è stato ospite della Lavanderia a Vapore di Collegno il 18 aprile. Lo spettacolo si compone di quattro assoli che, certamente, possono avere vita autonoma sulla scena, ma allo stesso tempo accompagnano lo spettatore in un percorso che trae origine dalla Madre Terra, percossa con i piedi, passa attraverso una dimensione animalesca a tratti felina, giunge a una sfuggente
dimensione umana per approdare, infine, alle più alte sfere del Cosmo. Continua la lettura di Rising. Danzando verso il Cosmo